Per ben due serate consecutive l’atrio del Carmine ha ospitato la celeberrima commedia in due atti di Edoardo Scarpetta e per due volte è stato tripudio, che il pubblico numerosissimo ha rivolto alla compagnia «Teatro stabile di Milazzo», la quale grazie alla direzione dell’insigne regista Giuseppe Pollicina, coadiuvato da Tania Alioto, ed al libero adattamento di Aldo Lo Castro, ha catalizzato l’attenzione dei presenti scatenando in loro non solo il riso, ma anche la riflessione circa la condizione umana nel vissuto quotidiano. Il cast degli attori, formato da Nino Calcagno, Marcello Piraino, Giuseppe Cultrera, Cesare Terragna, Stefania Gitto, Rossella Aliotta, Giacomo Lo Surdo, Tiziana La Macchia, Gaetano Andriolo, Santi Puliafito, Mimmo Picciolo, Maria Da Campo, Tania Alioto, ha dato vita a dei personaggi eccentrici e bislacchi, abili nel loro inconscio a far travisare la realtà ad uno zio mecenate, prodigo nel denaro verso il nipote Nicolino, impersonato con trascinante ed istrionesca verve da Gaetano Andriolo. A corroborare l’atmosfera di immediata ilarità ha inoltre contribuito l’uso di battute allusive senza tuttavia mai scadere nel volgare ed articolate in un alternarsi voluto fra l’uso del dialetto siciliano alla lingua italiana, a testimoniare come il vernacolo appartenga al patrimonio costituente l’identità isolana. Il gioco degli equivoci, di plautina memoria, ha permesso alla trama frizzante di offrire tanti continui colpi di scena in una partecipazione catartica, nel quale i medesimi spettatori si sentivano protagonisti e da cui hanno attinto le vibranti componenti emozionali e razionali, quali la simulazione della follia, l’eterno contrasto generazionale, dove gli anziani sono pervasi dall’etica ed i giovani contrassegnati dalla leggerezza, che la trama si è conclusa con un’incognita: sono pazzi gli infermi mentali o le persone normali? A tale enigma ha risposto nell’intervista il regista Giuseppe Pollicina, che ritiene la follia un elemento latente in ciascun individuo e che gli attori hanno impersonato per indicare allegoricamente che nella realtà talora si compiono gesti ed atteggiamenti per nulla razionali. Egli ha spiegato inoltre come l’intreccio sia stato una risultante di mini sketch coinvolgenti rispettivamente gli attori suddivisi in coppie. L’attrice nonché scenografa Tiziana La Macchia ha definito il dramma comico da loro interpretato un’opera confezionata a pennello sulle loro personalità, che crescono in partecipazione artistica con incommensurabile professionalità grazie anche alla frequenza del laboratorio teatrale di Giuseppe Pollicina. L’intento è di non far cristallizzare gli interpreti in un canovaccio standardizzato, ma affidare ruoli sempre differenti in modo da acquistare maggiore sicurezza nel palcoscenico. Ella infine ha tracciato positivamente il bilancio attuale delle performance artistiche dall’inizio dell’anno, ma vi ha aggiunto il proposito di portare il teatro nelle scuole per sensibilizzare i più piccoli nell’arte recitativa, che ha accompagnato l’uomo nel corso dei secoli nel suo cammino di civilizzazione.
Foti Rodrigo
Grazie alla vostra testata per l’attenzione con cui segue gli eventi artistici.