Guardavalle Web riceve e pubblica – Oltre alla pari-opportunità esiste la proporzionalità anagrafica e naturale Lo scorso otto marzo l’Italia ha festeggiato, con sincerità o con raffinata ipocrisia, le sue donne. Il nostro paese ama davvero tanto le celebrazioni e le liturgie sotto le quali c’è solitamente poca sostanza se non addirittura una malcelata tendenza opposta. Infatti l’Italia non ama le sue donne. E’ paradossale dirlo ma concretamente, nel cosiddetto “bel paese” che vanta antiche e ridondanti civiltà, esistono ancora e fondamentalmente le “riserve indiane” per le donne, probabilmente retaggio dei “ginecei” dell’antica cultura greco-romana, mentre assistiamo sempre di più alla tendenza di formarsi un “harem” pubblico o privato di donne sottomesse (preferibilmente giovani e indifese), un harem a volte ostentato pure come “status symbol” (nel migliore e inveterato stile della società opulenta “machista” e dei consumi “usa e getta”). Ad aggravare le cose permane la “guerra tra donne”, le loro contraddizioni e per di più la loro disponibilità ancillare condita di vanagloria multimediatica e di “facile vita”: tutto ciò contribuisce a frenare maggiormente l’ascesa ed il contributo femminile al miglioramento nazionale e globale. Così, in campo politico, le donne continuano a non votare le donne e l’Italia resta uno dei pochi paesi democratici dove i massimi vertici del potere sono da sempre occupati da uomini, come nella gran parte della società che conta. Chissà quanti decenni ancora dovranno passare prima di poter vedere una donna al Quirinale come Presidente della Repubblica o a Palazzo Chigi come Capo del Governo! Eppure, i numeri ci sono ed anche le capacità. Quanto ai numeri, si sa, le donne sono anagraficamente più degli uomini, tanto è che non si dovrebbe parlare di “pari opportunità” bensì di “proporzionalità”. Infatti, la natura umana ha dotato il genere femminile di prevalenza numerica così come di maggiore longevità e resistenza esistenziale rispetto ai maschietti. Potenzialità purtroppo sperperate. E non si dovrebbe parlare nemmeno più di “quote rosa”, poiché le ha già fatte la natura fin dalle origini. Necessita e urge, quindi, un vero e proprio “Fronte delle donne”. L’Università delle Generazioni di Agnone (Molise) rilancia l’appello, più volte rivolto ai politici e specialmente alle stesse donne, di eleggere una donna Presidente della Repubblica. Bisogna, prima o poi, dare un segnale concreto alla nazione e al mondo per dimostrare che l’Italia ha davvero millenni di storia e di civiltà, che è davvero democratica e che crede effettivamente nelle sue donne, variamente osannate a Sanremo o in TV ma finora tenute lontane dalle stanze dei bottoni. E l’Italia che si vanta di essere tra le prime potenze economiche del mondo non riesce nemmeno ad esprimere un primo ministro donna come la Germania o la Gran Bretagna, paesi con cui spesso amiamo misurarci, immaginando ipotetici sorpassi, mentre siamo già stati abbondantemente sorpassati da paesi come Israele, Finlandia e Cile, persino dal Pakistan (nazione islamica e potenza nucleare), giusto per fare qualche esempio. L’Università delle Generazioni auspica che, dopo il buon settennato di Giorgio Napolitano, al Quirinale possa ottimamente “regnare” una donna. Perché non provare? Sicuramente sarebbe una svolta tale che se ne gioverebbero non soltanto gli italiani ma tutti coloro che guadano all’Italia con particolare ansia e grande interesse. I tempi sembrano maturi per un Presidente della Repubblica donna, specialmente dopo 150 anni di unità nazionale. Altrimenti, se non ora … quando?!
Domenico Lanciano