In merito alla situazione economico-finanziaria dell’Ente durante la gestione commissariale, il ragioniere generale del Comune, Ferdinando Coglitore, con una nota ha precisato che: “Sarò sincero e chiaro, come del resto lo sono sempre stato in tanti anni di onorato servizio alle dipendenze del Coune di Messina, prima come dirigente al bilancio e al conto consuntivo, e poi dal 1° aprile 2008 come ragioniere generale, capo area coordinamento economico finanziaria e dirigente del dipartimento trattamento economico e previdenziale. In tanti anni di permanenza alle dipendenze del Comune, quasi sedici, ho prestato la mia opera in tante legislature, di cui tre interrotte e proseguite con gestioni commissariali”. “Entrando poi nello specifico – sottolineano congiuntamente Coglitore e il dirigente del dipartimento programmazione, bilancio ed entrate, Giovanni Di Leo, – dobbiamo dire che l’ultima gestione commissariale certamente non ha brillato e non si è rivelata la migliore nei rapporti con la dirigenza; è stata connotata da diffidenza, presunzione e atti di prevaricazione nei confronti di quest’area economico finanziaria, basti pensare all’assenza dei dirigenti del settore in tutte le conferenze in cui si è discusso dei problemi finanziari dell’ente. Rammentiamo – proseguono – a tutti coloro che hanno seguito le vicende della gestione commissariale, la doppia relazione, presentata il 9 novembre dello scorso anno alla Corte dei Conti; documento richiesto solo a quest’area ed al Collegio dei Revisori, trasmesso in anticipo al commissario Croce, il quale si è presentato con i suoi esperti e con un’altra relazione, non richiesta, a noi sconosciuta e riportante una serie di incongruenze (debiti dell’ATO Me3, ATM, ecc.), che molto probabilmente hanno orientato la Corte dei Conti in senso negativo. La conferenza stampa del 12 novembre dello scorso anno, in cui sono stati dichiarati debiti per 240 milioni, di cui nessuno ha mai saputo fornire l’elenco; il bilancio di previsione 2012 approvato il 31 dicembre scorso, contenente l’entrata che il Commissario aveva concordato con il presidente della Regione, Rosario Crocetta , di 40 milioni – evidenziano Coglitore e Di Leo – che prima doveva essere di 200 milioni, poi di 90 milioni ed infine si è rivelato una beffa, in quanto la corresponsione è stata subordinata ad una serie di condizioni non realizzabili. L’Area Coordinamento Economico Finanziario aveva più volte suggerito al Commissario, sin dai primi giorni di dicembre, di approntare un bilancio non tenendo conto delle promesse della Regione siciliana. Infatti il 21 dicembre scorso è stato trasmesso lo schema di bilancio che, a nostro avviso, poteva essere approvato; è stato invece restituito con una nota, certamente predisposta dagli esperti, in cui venivano formulati rilievi incomprensibili ed inopportuni. La predisposizione del piano di riequilibrio pluriennale 2013-2022, approvato dal Consiglio Comunale l’11 febbraio scorso, è stato redatto in perfetta solitudine senza alcuna direttiva dalla gestione commissariale. Allo scadere del termine assegnatoci per la predisposizione, il piano è stato consegnato al Commissario, il quale assieme al suo pool di esperti ha pensato bene di incrementare le entrate con delle risorse che l’AMAM avrebbe dovuto versare al Comune per l’uso degli impianti, per un importo di 150 milioni, rateizzando la cifra in 10 milioni annui, e che l’AMAM, a sua volta, avrebbe dovuto recuperare aumentando le tariffe di erogazione dell’acqua potabile senza preoccuparsi minimamente dell’impossibilità per il Consiglio Comunale di elevare le predette tariffe. Infatti ci piace rammentare agli esperti che l’AMAM, con una nota del 20 marzo scorso prot. n° 6396, aveva comunicato al Commissario che il costo del servizio acquedotto era coperto nella misura del cento per cento, per cui riteniamo che in nessun caso potevano essere aumentate le tariffe. Ed ancora, le eventuali delibere di aumento delle stesse, qualora il Consiglio le avesse adottate, sarebbero state soggette all’approvazione del C.I.P.E. Il venir meno del contratto di servizio con l’AMAM, previsto nel piano di riequilibrio per 145 milioni, considerato l’asse portante del piano medesimo, assieme ad altre criticità, quali la mancata liquidazione dell’ATM e della Messinambiente, la mancata trasformazione in società per azioni dell’ATM, nonostante la deliberazione del Consiglio Comunale del febbraio 2012, ha fatto venir meno il piano di riequilibrio finanziario pluriennale, con le conseguenze che voi tutti immaginate. L’ultima relazione prodotta a beneficio del Consiglio Comunale, della Corte dei Conti e del Collegio dei Revisori trasmessa con nota n° 124352 dello scorso 21 maggio non è mai stata comunicata a quest’area e al segretario generale. L’ultima esternazione effettuata dal Commissario nell’incontro dello scorso 5 giugno con i candidati a sindaco è stata la dichiarazione di debiti per 500 milioni di euro. In proposito ci corre l’obbligo puntualizzare che questa cifra è stata buttata giù tutta d’un fiato, con l’unico scopo di nascondere le inefficienze della gestione commissariale, con particolare riferimento al fallimento del piano AMAM. Dulcis in fundo il rifiuto di firmare, con giustificazioni inaccettabili, la relazione al conto consuntivo 2012. In definitiva la gestione commissariale si è concretizzata nella prima fase in un’attività ispettiva, mediante l’acquisizione di migliaia di documenti cartacei richiesti a tutti i dipartimenti e/o uffici, con conseguente dispendio di energie e di risorse; attività che non ha dato i frutti sperati, certamente approdati nel nulla. Quest’area – concludono Coglitore e Di Leo – nonostante le notevoli difficoltà evidenziate, scontrandosi spesso contro un muro di gomma, si è sempre prodigata nell’interesse supremo di questa città, assumendo al bisogno notevoli responsabilità e garantendo il minimo indispensabile per il funzionamento dell’attività economico-finanziaria”.