Il rimpasto doveva avvenire in giunta (e non è escluso che avverrà), ma alla fine sarà fatto in consiglio comunale. O meglio, nelle commissioni consiliari, foriere di gettoni di presenza ma spesso poco fruttuose. Da qui la decisione di accorparne alcune, riducendone il numero da 14 (compresa la conferenza dei capigruppo, che è a tutti gli effetti una commissione) a 10. La proposta arriva da Giorgio Muscolino dell’Udc, che ha predisposto la delibera co-firmata da Salvatore Serra di “Sicilia Vera”: il tutto andrà messo ai voti del consiglio comunale nelle prossime settimane. Secondo il nuovo schema, la prima commissione metterebbe assieme Bilancio e Partecipate, la seconda Politiche del territorio, Risanamento e Patrimonio, la terza Mobilità urbana, Protezione civile e Decentramento, la quarta Politiche culturali, Sport, spettacolo e turismo e Politiche scolastiche, la quinta Arredo urbano, Ambiente, Cimiteri, Commercio e artigianato, la sesta Lavori pubblici e sviluppo economico, Politiche del mare, Grandi opere, Risorse comunitarie e relazioni internazionali, la settima Politiche del lavoro, Personale, E-government, Regolamenti e statuto, l’ottava Politiche sociali, Politiche della famiglia, Politiche per la sicurezza e legalità. Rimarrebbe invariata la commissione Ponte e Piano strategico. Balza subito agli occhi un dato: le due commissioni presiedute dai cosiddetti “pierini”, i “monelli” di Palazzo Zanca Giuseppe Melazzo e Nello Pergolizzi, finirebbero per essere accorpate, sacrificando una delle due presidenze. Se non tutt’e due. Perché è chiaro che una riduzione delle commissioni (che però passerebbero a 24 componenti ciascuna) comporterà una rimodulazione di tutte le presidenze. Col risultato che i due potrebbero restare fuori dai giochi, anche se questa fase, quella politica in senso stretto, si giocherà in un secondo momento e saranno i partiti a determinare modalità e tempi. Mossa politica, dunque? Muscolino lo esclude: «La conferenza dei capigruppo mi aveva dato incarico di preparare una proposta diversi mesi fa – afferma il consigliere dell’Udc – e penso di aver agito in maniera “tecnica”. Del resto Bilancio e Partecipate innumerevoli volte hanno svolto sedute congiunte, a dimostrazione del fatto che molto spesso si ritrovano ad affrontare tematiche comuni. A chi affidare la presidenza e chi sacrificare saranno scelte che faranno i partiti». Di questo e non solo si parlerà lunedì pomeriggio durante un “conclave” del Pdl convocato dal capogruppo Pippo Capurro. La richiesta gli è giunta da sette colleghi di partito, Pergolizzi, Angelo Burrascano, Roberto Sparso, Pippo Trischitta, Giovanna Crifò, Nino Spicuzza e Giovanni Cocivera. Non è stato rintracciato per la firma Pietro Iannello mentre ha negato la propria Antonio Fazio. I consiglieri, in particolare, hanno chiesto «la convocazione urgente di una riunione del gruppo consiliare Pdl al fine di poter valutare e approfondire l’attività posta in essere dal capogruppo dalla data in cui è stata presentata la mozione di sfiducia a tutt’oggi. In tale sede andrà, altresì, concordata la linea che il capogruppo dovrà tenere, nel corso della prossima riunione dei capigruppo che dovrà esprimersi sulla proposta di delibera con oggetto la riduzione, la rimodulazione deleghe e componenti delle commissioni consiliari». Di nuovo un “caso Capurro” nel Pdl? Inutile sbilanciarsi, anche perché la mozione di sfiducia citata dai consiglieri finì in una bolla di sapone di fronte ai “rimbrotti” del sindaco Buzzanca.