Chiunque percorra la SS106 verso Taranto, superato il centro di Monasterace Marina, non può far a meno di notare le rovine antistanti il faro di Punta Stilo. I ruderi affioranti sulla spiaggia sono spesso ricoperti di arbusti e sterpaglie. Si distinguono solamente gli agglomerati maggiori di massi, che descrivono due rettangoli perpendicolari. I più curiosi, qualche turista e gli appassionati di antichità proveranno a scendere, con un po’ di attenzione, la scaletta nascosta dalle acacie, che dalla statale porta all’area archeologica, per trovare quale baluardo all’incuria, alcuni pannelli esplicativi, con una breve descrizione dei “ruderi”. I visitatori si troveranno di fronte a un’area cultuale dell’antica Kaulonia. Il territorio fra Monasterace Marina e Guardavalle ospitava nell’antichità una colonia della Magna Grecia, fondata nel 7° sec. a.C. dagli abitanti dell’Achaia, una regione della Grecia propria, posta nel Peloponneso. Gli abitanti della stessa avevano fondato qualche decennio prima, le più note Metaponto, Sibari e Crotone. La storia di quest’ultima è intrecciata profondamente con quella di Kaulonia, che forse ne è una sub-colonia. L’area sottostante il faro, nell’antichità più arretrata rispetto al mare, ospitava un grande tempio (l’agglomerato maggiore di massi) costruito nella metà del 5° sec. a.C., una vasca per dei bagni rituali, un grande altare lungo ben 16 m e altri edifici santuariali minori. Gli scavi sul sito iniziarono nei primi anni del secolo scorso, a opera di Paolo Orsi, uno dei padri dell’Archeologia della Magna Grecia. Seguirono gli interventi di un suo allievo, Chiartano, ma poi tutto si fermò. Alla fine degli anni ‘90, la Sovrintendenza Archeologica della Calabria, realizza un accordo con la Scuola Normale Superiore e con l’Università degli Studi di Pisa, per la ripresa delle indagine nell’area. Così dal 1999 iniziano nuove ricerche, a opera della Prof.ssa Maria Cecilia Parra, ordinaria di Archeologia della Magna Grecia, e dei suoi collaboratori. Le indagini hanno portato fra l’altro all’identificazione della dea a cui era dedicato il santuario. Si tratta di Afrodite (Venere, per i Romani), la dea dell’amore … ma non solo. Come custode dei cicli della natura e moglie di Efesto, il fabbro degli dei, proteggeva le attività estrattive e metallurgiche. Uno degli elementi caratterizzanti il santuario di Punta Stilo era proprio la lavorazione dei metalli. Ricchi rinvenimenti di armi, bracciali, decorazioni statuarie, e scarti di lavorazione, testimoniano una produzione importante sia in termini qualitativi che quantitativi. Come ogni anno, anche all’inizio di questa calda estate, un gruppo archeologico pisano costituito da ricercatori, tecnici e studenti di vario livello, per 3 settimane ha operato “sul campo” proseguendo gli scavi presso il tempio e a sud del grande altare. La campagna si è conclusa il 2 Luglio con un incontro presso il museo antistante l’area santuariale, voluto e organizzato dall’ispettrice della Sovrintendenza Silvana Iannelli, e dal sindaco di Monasterace Maria Lanzetta. Nel corso della serata la prof.ssa Parra e i suoi collaboratori hanno riportato agli studiosi presenti e alla cittadinanza, i più recenti elementi della ricerca, mostrando e commentando i nuovi reperti. In particolare il Dott. Antonino Facella ha presentato la problematica relativa al rapporto fra i colonizzatori greci e le popolazioni indigene; la Prof.ssa Vanessa Gagliardi ha analizzato i rinvenimenti ceramici, inquadrando la posizione di Kaulonia nei processi produttivi e commerciali dell’Antichità. Il Dott. Andrea Russo ha riferito sulle tecniche produttive dei fabbri kauloniati e il Dott. Nicola Giaccone ha evidenziato l’importanza della colonia nella formazione di quei tipi architettonici che noi moderni chiamiamo “arte classica”. Attualmente il museo ospita una mostra sulla donna, e un’esposizione di reperti delle campagne di scavo pisane, insieme ad alcuni pezzi pregevolissimi delle indagini Orsi. Dopo una storia piuttosto travagliata, segnata da ripetute false partenze (ben 7 inaugurazioni), la struttura, grazie soprattutto all’opera plurima del sindaco Lanzetta, è completamente visitabile. Così dopo un bel bagno nelle acque dello Ionio, non abbiamo più scuse … andiamo a capire chi eravamo!
Andrea Russo
per info: russoandrea@tiscalinet.it
Fonte: ntacalabria.it