Caro Tito, ho concluso la precedente lettera n. 18 con un riferimento alle nuove generazioni che dovrebbero innamorarsi di temi e valori che la nostra generazione sta portando avanti con convinzione ma pure come continuità delle lotte e delle conquiste delle generazioni a noi precedenti. Adesso penso sia giunto il momento di evidenziare il casertano Riccardo Ceres, un validissimo elemento della nuova generazione di musicisti italiani (categoria compositori e cantautori), anche per il fatto che sabato sera 8 giugno 2013 terrà un concerto a Marina di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria) al “Blue Dahlia”. E lo voglio evidenziare pure perché ama tanto la Calabria (dove, tra l’altro, a Tropea ha già tenuto un memorabile concerto), privilegiando la costa jonica. Infatti, da bambino ha trascorso parecchie vacanze estive a Isola Capo Rizzuto in una casa a pochi metri dal mare e qualche settimana anche a Badolato Marina e dintorni.
E fin da bambino si è costantemente nutrito di musica, non soltanto nel connaturato ambiente campano (soprattutto casertano-napoletano) ma anche nella casa del nonno materno Giovanni Ziccardi il quale suonava la chitarra classica e cantava con una poderosa voce melodica alla Sergio Bruni. Particolare nutrimento musicale ha avuto, fin dall’infanzia, dallo zio materno Pasquale, sensibile autore di canzoni (una delle quali cantata addirittura da Mina) e da oltre venti anni prezioso componente della celebre e celabrata Nuova Compagnia di Canto Popolare di Napoli. Perciò, è proprio il caso di dire che Riccardo Ceres ha la musica nel sangue e deve considerarsi “musicista vocazionale”!… Questa, quindi, è la sua base di partenza … però, è evidente che, come ogni buon autore, ha iniziato e sta conducendo un percorso personale di ricerca musicale nelle sue architetture non soltanto stilistiche e contenutistiche ma anche etiche e valoriali.
Non disdegna neanche le sperimentazioni. Infatti, grazie pure alla lungimiranza dei titolari fratelli Armando e Pasquale Marinelli, in primavera Ceres si recherà alla omonima Pontificia Fonderia di Campane di Agnone del Molise per studiare le sonorità di questi altri strumenti musicali quali sono pure le campane, il cui suono variamente ci accompagna fin dalla nascita. Molto probabilmente ne risentiremo gli effetti nelle sue prossime composizioni ed è in programma un concerto in fonderia.
E tutta questa originale ed intelligente ricerca può essere rintracciata nelle sue prime Opere già pubblicate in dodici anni di lavoro tenace ed appassionato. Così, nell’anno 2000 abbiamo la raccolta “Riccardo Ceres”, un anno dopo nel 2001 “Puro stile italiano”, nel 2009 “James Kunisada Carpante” (edito e distribuito da PDB-Audioglobe), nel 2011 “Mozzarella Stories” (Universal Music) colonna sonora dell’omonimo film di successo in tutte le sale italiane, nel 2012 “E il mondo non c’è più” (FullHead-Audioglobe). Per l’anno 2013 la stagione dei concerti è iniziata con il Tour nazionale “Se non si parte non si riparte” che lo vede già impegnato, in media ogni settimana, in varie sale italiane, con sempre maggiore successo, da nord a sud, da est ad ovest.
Ma quali sono i tratti originali e quali quelli evocativi di questo artista ancora giovane pure professionalmente e non solo per età, avendo appena 34 anni (è nato infatti il 24 luglio 1978)?… I primi due tratti originali più evidenti sono la sua voce (con il suo modo di cantare) e il suo tipo di musica “sapiente” come potremmo già definirla, anche dal momento che Riccardo Ceres è un autore di talento e, con il tempo e la maturazione umana ed artistica, non mancherà di rivelarsi un vero “genio” musicale con un posto che potremmo dare già per assicurato nella storia della musica. Certo, la sua non sembra di facile ascolto (a parte qualche eccezione), poiché attualmente è destinata a sensibilità più raffinate e a menti impegnate anche socialmente, essendo i suoi testi quelli propri di un giovane che non si capacita ancora di un mondo tanto irrazionale quanto negativo (da ciò una indignazione ed una ribellione anche vocale) … però è una musica dotta, nobile, carica di tensioni e di emozioni, specialmente perché è rafforzata da una voce roca con un timbro assai marcato, seducente ed irriguardoso come il classico “bel tenebroso” … dal viso carico di atteggiamenti da “poeta maledetto” che sfumano dalla rigorosa e introversa soggettività fino alla teatrale solarità mediterranea, mostrando (come si suole dire) “tutti i colori dell’arcobaleno” da quelli più marcati a quelli più soffusi.
E qui entriamo negli aspetti evocativi, poiché la sua poetica ricorda le generazioni di ogni tempo e di ogni paese. Un motivo in più per aspettarlo al varco della prima maturità complessiva. Ne vedremo e ne sentiremo sicuramente delle belle!… Personalmente (facile profezia!) sento che Riccardo Ceres, prima o poi, darà grande prova di sé anche all’Olympia di Parigi, il tempio che consacra ancora di più i grandi artisti di livello internazionale.
Molti critici musicali finora hanno scritto di lui, come ad esempio Pier Andrea Canei nel netwok “L’Internazionale”, Enrico Veronese per “Blow Up”, Francesca Grispiello per “L’isola che non c’era”, Salvatore Esposito per “Blogfoolk (viaggi sulle vie del folk)”, Giulia Cavaliere per “RecNews”, Roberto Caselli per “JAM”, ma anche i magazine “Press – Il popolo del blues” e “Folkbulletin”.
Tutti dimostrano di credere in questo giovane compositore e cantautore, che sembra essere una accattivante sintesi di Fred Buscaglione, Paolo Conte, Tom Waits, Renato Carosone, Vinicio Capossella e Screamin’ Jay Hawkins. Insomma, la sua vocazione di ammaliatore e la sua furbizia musicale producono teatralità e sincretismi che sembrano ben studiati ed amalgamati ma che, a ben vedere, risultano poi assai spontanei, come per ogni anima partenopea o di uomo del profondo sud, capace però di assimilare ritmi e trame di altre culture e di altri “sound”. Arte intelligente, quindi, ed è proprio questa la sua qualità migliore che l’ascoltatore o lo spettatore sente, rimanendone definitivamente conquistato, avvinto e convinto.
Caro Tito, amo immaginare che i frequenti soggiorni estivi in Calabria e, in particolare, sulle rive dello Jonio abbiano avuto un ruolo, seppure esile ma deciso, nella solarità musicale e nella sensibilità contenutistica di Riccardo Ceres, poiché indovino in lui la nascita di un “epos” … cioè di quell’epica tipica dei luoghi omerici quali noi abbiamo sulla costa jonica, eroica per eccellenza. E chissà che Omero non era un Riccardo Ceres di qualche millennio fa! Spero, perciò, con tale scheda, di aver fatto cosa utile descrivendo un po’ questo simpatico artista agli amici che ci leggono e che poi avranno la possibilità ed il desiderio di andare ad incontrarlo a Marina di Gioiosa Jonica il prossimo sabato sera 8 giugno in Via XX settembre 33 (tel. 0964-411329 e 338-3220455 ruggeromalgeri@libero.it). Ma, è evidente che si possa già incontrare Riccardo in altra tappa del tour italiano, nel suo sito www.riccardoceres.it e, volendo, su “YouTube”, su “facebook” e su altri network sociali. Cordialità, Domenico Lanciano