Caro Tito, perché, allora, la nostra penisola (assieme alle grandi e piccole isole attinenti) si chiama “Italia” fin dal 42 avanti Cristo, con un nome nato molto molto prima (almeno 35 secoli fa, attorno al 1500 a.C.), nell’Istmo di Catanzaro tra i golfi di Squillace e di Lamezia e secolo dopo secolo diffusosi dalla Calabria fino alle Alpi e a Lampedusa?… Lo si potrebbe dedurre, storicamente, per il fatto che gli antichi Romani, pur vincitori, hanno riconosciuto non soltanto la tenacia ed il valore messi dai popoli italici (quelli del Sud) nelle guerre sociali contro Roma, ma anche e soprattutto i benefici di civiltà che avevano ricevuto proprio dai stessi popoli del Sud della penisola, in particolare dal nostro popolo, quello della (Calabria) Prima Italia.
Per Roma, infatti, non è stato facile conquistare il Sud della nostra penisola. Ripetute guerre e rivolte l’hanno impegnata per alcuni secoli (specialmente dalla prima guerra sannitica del 343 a.C. fino alla definitiva sconfitta della Lega Italica nel 88 a.C.). Gli antichi Romani erano certamente forti militarmente, in grande ed inarrestabile espansione ma in quanto a civiltà erano assai inferiori rispetto ai popoli della nostra Magna Grecia. In Calabria si dice ancora “Quando noi avevamo la toga (cioé, c’era la civiltà politica, giuridica, culturale, economica, ecc.) gli altri avevano ancora la coda” (ed è chiaro riferimento, appunto, proprio agli antichi Romani, che erano rudi e avidi conquistatori ma non certo adeguatamente “civili” prima del loro incontro con il Sud). E si dice, altresì, che Roma è figlia della Calabria (Prima Italia).
Probabilmente, l’adozione del nome “Italia” sull’intera penisola (gradualmente, dalla Calabria fino alle Marche e alla Toscana, Roma compresa, e poi fino alle Alpi e alle Isole) si è comunque imposta nella contrattazione politica per la confluenza dei popoli italici nella confederazione romana. E’ un’ipotesi questa molto attendibile, ma, ripeto, potremmo saperne di più e in via definitiva, pure storicamente, se i migliori esperti del periodo storico pre-italico, italico, magno-greco e romano (2000 a.C. – 400 d.C. circa) di tutte le Università italiane ed estere potessero riunirsi attorno ad un tavolo per chiarire questo grande interrogativo: come quando e perché il nome “Italia” si estese lungo la penisola e, in particolare, perché proprio Roma, nel 42 a.C. con l’imperatore Ottaviano Augusto (originario non a caso proprio dell’antica Calabria Prima Italia), decretò l’estensione del nome “Italia” dalle Alpi alla Sicilia … e perché nel 291 d.C., dopo tre secoli, con l’imperatore Diocleziano entrarono a far parte dell’Italia (detta Diocesi Italiciana o Vicariatus Italiae) anche le grandi isole della Sardegna e della Corsica nella riforma amministrativa dell’Impero avutasi nel 286-305.
Una illuminante curiosità. In questi primi giorni del nuovo anno abbiamo visto più volte in televisione come e quanto in tutto il mondo le varie e differenti nazioni abbiano festeggiato l’arrivo del 2013. Se ci pensiamo bene, il 2013 fa parte della numerazione cristiana-occidentale degli anni riferita all’anno zero della nascita di Gesù Cristo, la divinità della religione cristiano-cattolica. Come mai tutto il mondo festeggia ormai unitariamente tale numerazione annuale cristiana-occidentale e non magari quella ebraica (5774 anni dalla Creazione) o cinese (4647) o greca (2789) o musulmana (1433) o buddista (2564) o di tanti altri popoli?… E’ presto detto: l’occidente cristiano ha come “imposto” (specialmente nel corso degli ultimi cinque secoli) a tutti gli altri popoli tale numerazione per misurare gli anni (assieme ai mesi e ad alcune festività, assieme a tanto altro) essenzialmente perché ha saputo esportare e, quindi, imporre i suoi modelli economici-culturali. Così, ritengo, sia avvenuto per il nome Italia che si è andato via via sempre più imponendo proprio per la potenza socio-economica-culturale della terra di origine di tale nome, cioè la nostra (Calabria) Prima Italia!
Perciò, alla luce della realtà storico-sociale-culturale è quanto mai urgente e necessario istituire un apposito “Istituto o Fondazione del Nome Italia” (magari dentro l’Università degli Studi della Calabria, con il concorso di Istituzioni e di Aziende) che sovrintenda alle ricerche sulla nascita e sulla diffusione del nome della nostra Nazione e del nostro Stato nel corso dei secoli. Uno dei motivi di tale urgenza e necessità consiste pure nel fatto che c’è nella cultura italiana troppa poca conoscenza della storia e tale carenza ingenera confusione nella popolazione, persino nei ceti medio-alti e acculturati. Internet è lo specchio e la conferma di questa enorme e fuorviante confusione, quando non di assoluta ignoranza (come ha evidenziato la mia già citata indagine di trenta anni fa) spesso involontaria che compisce gran parte di noi, non bene edotti purtroppo da scuola e multimedia. Per cui il nome Italia lo si dà nato a Corfinio nel 91 a.C. (solo perché in tale città fu coniata forse la vera prima moneta con impresso il nome “Italia”) oppure in altre località (ad esempio Isernia, come asserito dallo stesso Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in un suo discorso quando impropriamente la definì “prima capitale d’Italia”).
Mi sembra, infine, opportuno inserire qui, accanto alla mia ipotesi e accanto alle ipotesi che ne possano sapere o produrre i nostri lettori, l’opinione storica (ispirata da fatti certi) espressa da Giovanni Balletta, studioso di Catanzaro, il quale nel 2000 ha dato alle stampe il bel libro “La Calabria nel suo periodo eccelso” edito da Rubbettino (con il logo di Calabria Letteraria Editrice) in Soveria Mannelli (CZ). L’avvocato Balletta così mi conferma nella mail del 13 dicembre 2012: “Secondo me non ci dovrebbe essere molto impegno mentale per far capire ai “terzi” sul perché il territorio nazionale prese il nome ITALIA. Forse nel mio libro non lo ho saputo esprimere chiaramente, ma qui lo ribadisco con piena convinzione: l’antica Calabria/ITALIA di Re Italo era la più grande potenza economica del Mediterraneo in quanto esportatrice di: A) LEGNAME per costruzione di navi, chiese/templi e case nel Medioriente ed Egitto faraonico; B) OLIO (ancora oggi siamo la seconda regione produttrice di olio in termini di quantità assoluta, dopo la Puglia, ma la prima in termini di rapporto olio/popolazione); VINO, gli Enotri (ricordo “oinos” in greco, Noè in ebraico) a Sibari con le “pipe-line” (tubature) di ceramica riempivano le navi di liquido. E inoltre ho evidenziato come i Sibariti (con una città di 300.000 abitanti circa, quando tutta l’Italia a quei tempi – 720-510 a.C. – contava appena circa 4 milioni e mezzo di abitanti) erano riusciti ad arricchirsi senza fare lavori usuranti. Lo sfavillio di civiltà, di cultura, del diritto e di tanto altro, era possibile solo perché l’antica Calabria/ITALIA era una potenza economica per il suo scambio internazionale di merci derivanti dallo sfruttamento totale del territorio (dal mare fino alle cime delle montagne) solo ed unicamente a favore degli abitanti del posto (cioè, decine di etnie diverse, dalle cretesi-minoiche alle fenicie, dalle mesopotamiche alle egiziane, dalle palestinesi alle iraniane … un “ONU” economico ante litteram) che si amalgamavano tra di loro nel più ampio benessere globale. Questa potenza economica permise alle città calabresi della Prima Italia di fondare “succursali commerciali” in altre regioni (ad esempio, Paestum) o di colonizzare interi territori (come la Toscana, attraverso gli Etruschi di derivazione sibarita) .. per cui il nome “Italia” viaggiò con loro per quasi tutta la penisola … fino a quando Roma lo acquisì estendendolo per legge fino alle Alpi”. – Questo quanto scrittomi dall’avv. Giovanni Balletta, presidente dal 2004 dell’associazione culturale “Calabria Prima Italia” da me promossa già negli anni ottanta.
Ovviamente ci potrebbero essere e sicuramente ci sono tanti altri motivi e dati storici dietro la diffusione del nome Italia. Perciò, spero tanto che inizi un serio dibattito su un tema tanto appassionante che ci riguarda molto da vicino, così come spero che le istituzioni vogliano impegnarsi nella più ampia e concreta valorizzazione del nome “Italia” non soltanto in Calabria (specialmente nella provincia di Catanzaro), ma anche ovunque tale nome si sia affermato, secolo dopo secolo. Si tratta, tra tanto altro, di realizzare nel migliore dei modi (redditizi anche in termini economici e di nuovi posti di lavoro) quel “MARKETING TERRITORIALE” che altrove sta donando ottimi frutti. Te ne riferirò alla prossima lettera.
Domenico Lanciano