Sono iperattivi e, in alcuni momenti, sembrano anche socievoli e amichevoli. In realtà sono persone affette dal disordine bipolare, un disturbo psichico che colpisce in Italia 600 mila persone, tra il 2 e il 5% della popolazione. Eppure in Inghilterra sta diventando glamour. Ma gli esperti ammoniscono: “E’ una patologia seria che va curata”
Hanno un umore altalenante, fatto di alti e bassi. A volte pensano che tutto vada per il peggio e eleggono la depressione come stile di vita. Sono passivi e stanchi. Oppure nei loro deliri di onnipotenza sono capaci di dilapidare un patrimonio, di usare e abusare di sostanze stupefacenti. Sono iperattivi e, in alcuni momenti, sembrano anche socievoli e amichevoli. In realtà sono persone affette dal disordine bipolare, una malattia psichica che colpisce in Italia 600 mila persone, tra il 2 e il 5% della popolazione.
In passato ne soffriva Michelangelo, oggi invece dichiarano di averlo Stephen Fry, Carrie Fisher e Mel Gibson, e cantanti come Robbie Williams. Il disordine bipolare sembra quasi diventato di moda, tanto che dall’Inghilterra arriva la notizia che medici di famiglia e psichiatri sarebbero bombardati da persone che chiedono di farsi controllare, con in mente già ben chiara la diagnosi. A lanciare l’allarme sono due psichiatri del servizio sanitario britannico, Diana Chan e Lester Sireling, che lavorano in un centro di salute mentale territoriale a North London.
“Questa malattia viene troppo spesso presa poco seriamente, da pazienti e medici. E troppe volte viene diagnosticata in ritardo. Basti pensare che – spiega il professor Andrea Fagiolini, direttore dell’unità operativa complessa di psichiatria e della scuola di specializzazione di psichiatria dell’Università di Siena – al momento della diagnosi si sbaglia sette volte su dieci”. Non solo perché i sintomi sono al limite tra la depressione e la schizofrenia, ma anche perché chi ne soffre è abituato ad alternare episodi maniacali o depressivi, a momenti di ‘straordinaria’ normalità. E così possono passare anche 10 anni prima di un intervento adeguato.
Ma perché all’improvviso dei cittadini perfettamente sani dovrebbero voler essere etichettati come ‘malati’, oltretutto con un problema mentale? “Proprio perché il disturbo è così difficile da diagnosticare e facile da confondere, molti tendono a pensare che normali ondeggiamenti dell’umore, legati agli alti e bassi della vita, siano i sintomi di questa condizione medica. E si muovono al grido ‘siamo tutti bipolari’”. L’auto-diagnosi però non solo è molto lontana dalla realtà, ma può portare centinaia di persone ad assumere medicinali inutili e per questo pericolosi, scrivono gli psichiatri sulla rivista del Royal College of Psychiatrists. “Eppure – continua l’esperto – è anche molto alta la percentuale di comportamenti autolesionistici, tanto che quasi un malato su dieci muore per suicidio”. Insomma è una malattia altamente invalidante.
È importante dare il giusto peso ai propri stati d’animo e rivolgersi a uno specialista per essere aiutati. Perché le terapie oggi ci sono e funzionano. “Con l’uso e la scelta di farmaci, antipsicotici e antidepressivi, personalizzati, privilegiando quelli con maggiore tollerabilità, meno tossicità e minori effetti collaterali. Funzionano bene quelle interpersonali e quelle cognitivo-comportamentali”, dice Fagiolini. Ma l’allarme per questi pazienti, oltre che sui “difetti di diagnosi”, riguarda il “controllo complessivo della loro salute”. Problemi di obesità, cardiovascolari, di diabete sono connessi sia allo stile di vita “irregolare e a sbalzi”, sia alle cure prolungate. Un’inchiesta in 11 paesi, tra cui l’Italia, su 5235 pazienti, ha segnalato che due su 3 si ritengono sovrappeso a causa delle terapie, con conseguenze sulla salute. Servono informazione e controlli: come per tutti. Insomma anche se la malattia va di moda e molti pensano che disordine bipolare faccia riman con creatività, va considerato che questo disturbo è molto serio, è invalidante. E non è facile da curare, così come la schizofrenia.
(Marzo 30, 2010)
canali.kataweb.it – di Adele Sarno