Di seguito dichiarazione di Domenico Siracusano, esponente del Partito , sulle vicende relative alla fase congressuale del Partito Democratico di Messina: «Leggere di un “Caso Siracusano” appare davvero sconcertante rispetto ad una serie di scelte politiche che hanno segnato, anche il recente passato non di un singolo, ma di una rete provinciale di persone, non riducibili unicamente all’esperienza di Articolo Uno, che hanno dimostrato e dimostrano, ogni giorno, dentro e fuori il Partito Democratico la generosità di un impegno politico e civile saldamente agganciato ai valori e alle pratiche della sinistra democratica.

Spiace davvero di dover apparire come l’inciampo, il freno alla ripartenza –  necessaria e non rinviabile – del PD in Provincia di Messina.
Sono stato io, a nome di un consistente gruppo di iscritte ed iscritti, durante l’ultima Assemblea Provinciale svolta prima dell’apertura formale della fase congressuale, a proporre  un percorso unitario di fronte a un Partito lacerato, sfilacciato e disorganizzato, all’insorgenza dei ricorsi ed un evidente equilibrio tra le forze in campo.

Chi ieri ha rifiutato di costruire uno spazio di condivisione, anzi ha avvelenato i pozzi con ricorsi, parlando di capi bastone e signori delle tessere, oggi chiede di tornare a lavorare che per coinvolgere tutte le competenti del partito.
Non posso che essere il primo, insieme a tante e tanti altri, ad auspicare una pacificazione che porti il partito sulle priorità e sulle prospettive indicate dalla Segreteria Nazionale Elly Schlein.

Mi spiace evidenziare che nessun coinvolgimento, nessun confronto si è aperto o almeno a nessun confronto siamo stati invitati, a meno qualcuno non immagini un percorso unitario che escluda pezzo da marginalizzare. Di nessun accordo eravamo a conoscenza e a nessun accordo potevamo opporci, semplicemente perché non eravamo a conoscenza.

Si apra un tavolo che rappresenti tutto il partito, o meglio ancora si utilizzi l’Assemblea Provinciale, come si poteva fare domenica, per confrontarci nella chiarezza, nella trasparenza, lontani da caminetti e conciliaboli.

Rimaniamo, quindi, più che disponibili ad pacificazione vera, seria e profonda che non può riguardare solo cariche e postazioni ma che deve avere a che fare soprattutto il modo e lo stile con cui si sta nel partito o lo si rappresenta nelle istituzioni. Un percorso che non umili nessuno ma valorizzi tutte e tutti coloro che vogliono un PD più forte, aperto e presente nelle nostre comunità».