Caro Tito, lo scorso martedì 20 agosto 2024 hai pubblicato <<  https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-561-badolato-citta-del-gelato/ >>. Avviandomi verso la conclusione ho preannunciato che questa “Lettera n. 562” avrebbe recato … “per tutti una bella e spero gradita sorpresa”. Ecco, la sorpresa consiste nel donare a tutti (in formato digitale) il mio opuscolo << BADOLATO IN FOTO >>. Ovviamente ad esclusione delle foto non mie (ad esempio quelle di Giocondo Rudi, Antonio Loprete ed eventuali altri Autori). In effetti, tale opuscolo era in esame dall’Editore Giuseppe Meligrana di Tropea (VV) per una più ampia pubblicazione cartacea sulle 120 pagine. Purtroppo, nel frattempo sono subentrati degli imprevisti di carattere mio personale, per cui non sono più in grado di realizzare questa edizione cartacea, cui pure tenevo davvero tanto e da troppo tempo sognata. Me ne scuso con tutti, specialmente con il sempre disponibile e generoso Editore Meligrana, con il gentilissimo Massimo Rudi di Soverato e con chi già la stava aspettando.

1 – PRECISAZIONE SULLE FOTO DI GIOCONDO RUDI

Già dal 1962 (in pratica dalla seconda media) andavo raccogliendo piccole e grandi preziosità socio-culturali sul mio paese natio sognando di renderle patrimonio pubblico. E, in effetti, ho sempre dichiarato che tutta la mia eredità sarebbe stata socializzata tramite una donazione totale alla Biblioteca Comunale di Badolato. Purtroppo, l’ostilità amministrativa (manifestatasi inaspettatamente e brutalmente nel maggio 1987 nonostante i miei meriti generali e della vicenda del “paese in vendita”) mi ha costretto all’esilio definitivo il primo novembre 1988 e, quindi, non mi ha permesso di effettuare tale donazione generale al Popolo di Badolato e all’interzona (dal momento che parte del mio patrimonio culturale interessa anche i paesi dei nostri dintorni jonici e serresi). Adesso spero che la sensibilità e la benevolenza degli Amministratori comunali di Agnone del Molise mi permettano di donare effettivamente (come già ufficialmente promesso per iscritto) tutta la mia eredità socio-culturale a questa Città che mi ha accolto in tutti questi anni. Altrimenti bisognerà trovare in fretta altra collocazione.

Nel frattempo ho già provveduto ad effettuare alcune piccole DONAZIONI sia pubbliche che private, pure attraverso la << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-141-la-mia-eredita-sociale-e-in-omaggio-i-sette-volumi-del-libro-monumento/  >> di lunedì 02 novembre 2015. Poi, ho donato due volumi (sui tre della Tesi di Laurea del 1977) all’Associazione Culturale LA RADICE di Badolato, riservandomi il terzo volume, quello delle fotografie, da cui ho tratto, appunto, le 107 foto d’epoca che sono contenute nell’opuscolo << BADOLATO IN FOTO >> (il tema di questa “Lettera n. 562”). Con una importante precisazione: in tale opuscolo figurano 32 foto non di mia proprietà: 28 sono attualmente nel diritto di Massimo Rudi (come erede diretto del padre Giocondo, autore delle foto) e 4 di Antonio Loprete; mentre altre sono attribuibili a don Peppino Sgrò, a Pasquale e Vincenzo Rudi (zio e nonno di Massimo). Quindi, è vero che dono a tutti la fruizione dell’opuscolo << BADOLATO IN FOTO >> (come bozza editoriale del 2024) … ma è pur vero che i diritti d’autore delle immagini storiche realizzate da Giocondo Rudi appartengono alla sua famiglia. La quale, per gentile concessione, mi ha permesso (con liberatoria del 20 giugno 2024) l’utilizzo di tali foto per il solo contesto del presente opuscolo << BADOLATO IN FOTO >>.

2 – SITUAZIONE ATTUALE E COLLOCAZIONE COPIE

Al fine di trovare un editore e dei punti di distribuzione dell’opuscolo in questione, ho fatto stampare dalla Tipografia di Antonio e Anna Litterio di Agnone del Molise trenta copie di questa umilissima bozza << BADOLATO IN FOTO >>. In via preventiva, ho contattato telefonicamente amici e conoscenti badolatesi prospettando questa mia iniziativa, chiedendo la loro disponibilità. Poi, per raccomandata postale, nella mattinata di sabato 06 luglio 2024, ne ho spedita loro copia cartacea, sperando che fossero interessati a prenotare direttamente dall’Editore Meligrana quel tanto da rivendere al pubblico (turisti, badolatesi interessati e appassionati compresi) oppure da distribuire ai propri soci e amici. Nella busta c’era pure una lettera esplicativa con tutti i contatti miei e dell’editore Meligrana. Purtroppo, contrariamente alle mie aspettative (anche quelle più pessimistiche) e a parte gentili ed utili contatti da parte di Massimo Rudi e dell’Associazione Nicola Caporale (quindi due su dodici destinatari), non ho ricevuto alcun riscontro, nemmeno quello più semplice di aver ricevuta tale spedizione. Ad alcuni ho dovuto telefonare io per sapere se l’opuscolo era stato recapitato. Ovviamente, settimane prima, copia a parte aveva ricevuto a Tropea (VV) l’Editore Giuseppe Meligrana per la valutazione (positiva) di una pubblicazione a stampa più accurata ed ampliata (sulle ipotizzate 120 pagine, al posto delle 64 dell’opuscolo attuale, quindi con l’aggiunta di altre foto d’epoca, sempre tratte dal terzo volume della mia tesi di laurea del 1977). Ed ecco in quali mani dovrebbe ancora essere (se non cestinata o accantonata) una copia cartacea dell’opuscolo << BADOLATO IN FOTO >>. L’elenco dei dodici destinatari badolatesi è qui riportato in ordina alfabetico.

1 – Associazione Culturale ANTONIO GESUALDO STORICO – Badolato; 2 –  Associazione culturale CIRCOLO LETTERARIO NICOLA CAPORALE – Badolato Marina; 3 –  Associazione Culturale LA RADICE (presso Aldo Gallace, Idea Più) – Badolato Marina; 4 – Associazione Turistica PRO LOCO (presso Pietro Piroso – PRISMA) – Badolato Marina; 5 –  Mimmo AUDINO – La Cantinetta – Piazza Castello – Badolato; 6 –  Gori CAMPESE – Studio fotografico – Badolato Marina; 7 –  Rosalba COTILLI – Parole di Calabria – Badolato; 8 –  PHOTO RUDY di Massimo Rudi – Soverato; 9 –  Sindaco di Badolato, Giuseppe Nicola PARRETTA – Municipio – Badolato; 10 – Tabacchino COMITO Maria – Badolato Marina;  11 – Tabacchino PROCOPIO Antonio – Badolato Marina; 12 – Tabacchino PROCOPIO Franco – Badolato Marina.

Ho poi spedito una copia alla Biblioteca dell’Amore di Davoli Marina, alla famiglia di mio fratello Vincenzo (cui tale mio lavoro è dedicato), al fotografo Vittorio Conidi, al fotoreporter internazionale Claudio Vitale e all’artista della fotografia Pino Codispoti. Per motivi di riconoscenza e di gratitudine personale ho inviato una copia omaggio anche a quattro carissimi amici. Una copia è stata data ad una giovane famiglia, quella di Ariel Battaglia, che in Argentina dimostra sempre il suo attaccamento alle radici badolatesi, pure con iniziative sociali importanti per la comunità emigrata da Badolato in quella lontana terra sud-americana. Delle restanti 7 copie: 5 invierò alle principali Biblioteche Nazionali (pure come copie d’obbligo legale), una alla Biblioteca Calabrese di Soriano e terrò l’ultima per me. Evidenzio tale elenco esclusivamente per storicizzare la localizzazione delle 30 copie cartacee, pure dal momento che quasi sicuramente non ci sarà un’altra edizione a stampa (almeno per quanto mi riguarda).

3 – DEDICA A MIO FRATELLO VINCENZO (1932-2024)

Mio fratello Vincenzo Lanciano (qui in una foto abbinata da diciottenne e da novantenne) è stata la prima persona che, tra tanto altro, mi ha avvicinato alla musica, alla fotografia, ai temi della Giustizia e mi ha insegnato a scrivere a macchina quando ero ancora bambino di sette anni; mentre mio fratello Antonio mi ha fatto prendere dimestichezza, già in eguale età, con il cinema e tante altre realtà sociali. Musica, cinema, fotografia, dattilografia, problematiche sociali … tutte cose con cui ormai (volenti o nolenti, in un modo nell’altro) abbiamo a che fare quasi quotidianamente. Inoltre, essendo Ufficiale Giudiziario alla Pretura di Badolato, Vincenzo era solito portarmi con sé quando, per motivi di lavoro, si recava (quasi quotidianamente) nei quattro paesi del Mandamento (Badolato Borgo, Santa Caterina dello Jonio, Guardavalle e Isca sullo Jonio); cosicché per primo mi ha fatto conoscere pure i nostri più immediati dintorni. Una conoscenza del territorio che, quasi in contemporanea, era allargata a tanti altri paesi della Diocesi di Squillace dove il parroco di Badolato Marina, padre Silvano Lanaro, mi portava con sé quando vi si recava come confessore delle comunità religiose. Tutte esperienze importanti, poi confluite in alcune mie iniziative come la “Riviera degli Angeli” e per cercare di valorizzare (in ogni modo possibile) tutto il comprensorio del litorale da Riace a Squillace assieme alle montagne delle Serre (zona omogenea e interdipendente).

Mi ricordo come oggi, quando nella primavera del 1957 (avevo appena 7 anni) mio fratello Vincenzo mi ha insegnato a tenere in mano la sua prima macchina fotografica, a inquadrare e a scattare le prime foto. E poi quella magìa di vedere riprodotto su carta lucida ciò che avevo fotografato. Così ho intuìto prima e capito meglio negli anni seguenti il valore della documentazione fotografica non soltanto a livello familiare, ma anche e soprattutto a livello naturalistico e sociale. Tanto è che (come dimostra l’attestazione datata 22 novembre 1975 della seconda pagina di copertina dell’opuscolo) l’allora sindaco di Badolato, Antonio Larocca, ha certificato che gli avevo prodotto per l’autenticazione (ogni foto timbrata sul retro dall’Ufficiale di Anagrafe Vincenzo Serrao, nato il 17 marzo 1948) ben 3846 fotografie inerenti questo nostro paese (oggetto del mio studio sociologico) anche se poi ne avrei fatte ancora qualche altro migliaio fino al marzo 1977. Sono dunque 67 anni che pratico la fotografia amatoriale, anche attraversando gli insegnamenti di numerosi maestri professionisti, tra cui lo stesso Giocondo Rudi e poi anche Vittorio Conidi, Giuseppe De Pietro a Roma e molto altri (persino a livelli internazionali) … tanto che poi alla fine avrei potuto fare pure il fotografo professionista o il fotoreporter giornalistico. E, non a caso, ingemmo queste “Lettere a Tito” con numerose foto a corredo delle narrazioni.

Come si vede, da sempre ho manifestato un particolare interesse per la fotografia sociale. Ed ho buoni motivi per pensare di essere stato persino uno dei (tanti) precursori nella fotografia sociologica (almeno in Italia) dal momento che non tutti i sociologi (specie se cattedratici) ammettevano la fotografia (o altri supporti video-fonografici) negli studi di sociologia e nelle ricerche sul campo (come la mia su Badolato che si è avvalsa pure di interviste per circa 300 ore di registrazioni fonografiche della popolazione). Per tutta questa mia attività ho ricevuto i complimenti della rivista nazionale FOTOGRAFARE, la quale, in particolare, ha molto apprezzato il fatto che io abbia chiesto al mio Comune di AUTENTICARE addirittura migliaia di foto sociologiche … tanto da considerare un “unicum” (mai riscontrata prima) tale metodologia.

4 – PRECISAZIONE SU DUE AUTORI RUDI DI ALCUNE FOTO

Nella conversazione telefonica che ho avuto con Massino Rudi (martedì 18 giugno 2024 dalle ore 18,35 per 16 minuti e 15 secondi) dopo che questi aveva ricevuto la copia cartacea dell’opuscolo, ho appreso da lui due informazioni: 1) la foto in terza di copertina (raffigurante la statua della Madonna della Sanità tra saluti fascisti in Piazza San Nicola nell’agosto 1935) potrebbe essere stata scattata da suo zio Pasquale Rudi (conosciuto come il Collocatore, ex ufficiale e pluridecorato dell’Esercito Italiano nella seconda guerra mondiale e fratello di Giocondo Rudi papà di Massimo). E che la foto della pagina interna n. 55 (Fondazione del Partito Socialista di Badolato – anno 1898 oppure 1902) potrebbe essere opera di suo nonno Vincenzo (cioè il padre di Giocondo Rudi).

Purtroppo le trenta copie dell’opuscolo erano ormai già state stampate e non era più possibile effettuare tale precisazione, che, ad ogni buon fine, evidenzio qui, chiedendo scusa per l’ipotizzata (ed errata) attribuzione a don Peppino Sgrò. Purtroppo, quando le foto non sono certificate dallo stesso Autore o timbrate (almeno sul retro), si stenta ad attribuirne la paternità. Pure adesso incontro troppe foto non firmate e, quindi, non attribuibili con precisione. Pure a futura memoria storica, chi è Autore di una foto (così come di qualsiasi altra opera) farebbe bene a incidere una firma chiara (e l’anno di fattura) così come un pittore usa fare per i propri quadri. Sono una cosa troppo seria sia la paternità che la data di nascita di un’Opera di qualsiasi natura. Dovremmo imparare tutti, indistintamente tutti. Altrimenti, con l’anonimato, rischiamo il disorientamento storico e la decontestualizzazione.

5 – FOTOGRAFI SOCIALI IN BADOLATO: GIUSEPPE SGRO’

Nei nostri piccoli antichi paesi, almeno fino agli anni novanta del secolo scorso, il ruolo del fotografo artigiano si è sempre prevalentemente limitato a documentare (conto terzi) matrimoni, battesimi, cresime ed altre situazioni familiari (come le foto formato tessera e i gruppi che erano in procinto di emigrare). Come dimostra l’esemplare della foto alla pagina 59 dell’opuscolo, fino agli anni sessanta, veniva inviata a figli e parenti emigrati all’estero (specie nei remoti Paesi d’oltremare) una o più foto di un genitore morto dentro la bara (tambùtu) per notificarne e certificarne il decesso (pure a fini testamentari e di divisione della eredità). Ne porto un esempio assai eloquente anche nel “Libro-Monumento per i miei Genitori” (che, ricordo, su quasi tremila pagine presenta circa duemila foto). A parte questo lavoro professionale consueto, spesso il fotografo di paese veniva chiamato per documentare la consistenza di una scolaresca oppure un evento pubblico straordinario (religioso, civile, militare, ricreativo, ecc.). Ovviamente tale attività fotografica era retribuita dalla vendita delle copie. Come quando il tabaccaio del posto rischiava di accollarsi la spesa per fare delle cartoline panoramiche o settoriali del paese o il parroco le immaginette di una statua. E così via. Ordinaria amministrazione per la vita di una Comunità. Seppure molto molto importante, tutta questa attività di paese può essere considerata parzialmente “fotografia sociale” o socio-antropologica.

Era quindi raro che un paese come Badolato avesse un appassionato di fotografia (fosse anche un professionista) che spendesse parecchio denaro (proprio o altrui) per documentare personaggi e situazioni più di tipo socio-antropologico che di tipo occasionale, celebrativo o quotidiano. Che io sappia quando c’erano le macchine fotografiche professionali (non adatte a tutti) … prima dell’avvento dei mezzi fotografici alla portata di ognuno anche dei bambini (come quelli odierni ad alta tecnologia, tipo macchine sofisticate digitali o telefonini) … erano rari (se non addirittura unici) coloro i quali si dilettavano a fotografare di tutto e di più. Tra Ottocento e Novecento, a Badolato c’era un solo personaggio che era molto colto in fotografia (sia come tecnica che come altri aspetti storico-culturali): don Peppino Sgrò. Costui era un proprietario terriero, tanto benestante da permettersi il lusso di vivere senza lavorare, dedicandosi ai propri hobbies (diremmo oggi): la lettura di libri, riviste e giornali (anche esteri) di una certa levatura e soprattutto la conoscenza e l’esercizio della fotografia. Soprattutto sociale. Peccato che quasi tutto il suo patrimonio culturale (anche fotografico) non sia utilizzabile socialmente. Mi stavo occupando io alla sua valorizzazione (fin dall’agosto 1976) ma le mie vicissitudini con gli Amministratori comunali di Badolato non mi hanno permesso né di occuparmi del grande Giuseppe Sgrò né di quanto altro questo troppo interessante paese ha prodotto nei secoli. Infatti, nel gennaio 1989 ho dovuto restituire circa 7 quintali di preziosa documentazione gentilmente affidatami dalla famiglia Sgrò-Vitale-Fiorenza per la Biblioteca comunale. E che avevo custodito in casa (occupandomi quasi un’intera camera) dall’agosto 1976 in previsione appunto della donazione definitiva alla Biblioteca Comunale.

Tra tanto altro, nella enorme e preziosa biblioteca personale di Giuseppe Sgrò (detto don Peppino) erano presenti intere e rare collezioni di riviste di tecnica e di documentazione fotografica … segno che era costantemente e permanentemente assai attento alle novità e agli aggiornamenti. Sue le foto sulle Missioni religiose dell’aprile 1940 e il panorama di Badolato del 1935 con la torre campanaria (poi decapitata) e la montagnola del Castello (poi abbattuta per fare la grande Piazza Castello). Peccato che resti così poco della sua grande attività di fotografo sociale!… Purtroppo Badolato non è mai stata attenta, come dirigenza amministrativa e come comunità in genere, a tale tipo di documentazione sociale. Infatti non c’è un Archivio comunale (nonostante tutti i miei preoccupati sforzi da sempre, specialmente dal settembre 1976). Ne sono vittima pure io, allo stato dei fatti, non soltanto la Memoria sociale badolatese. Un vero danno pure per la Calabria, di cui Badolato è importante tassello.

6 – FOTOGRAFI SOCIALI: IL GRANDE GIOCONDO RUDI

Giocondo Rudi (1928 – 2006) è stato erede dell’arte fotografica del padre Vincenzo, il quale, emigrato negli Stati Uniti, aveva potuto apprendere nuove e più avanzate tecniche. Ed è stato, dopo don Peppino Sgrò, il primo vero grande fotografo sociale non soltanto di Badolato, ma sicuramente tra i più significativi della Calabria e i più espressivi in Italia. E come tale andrebbe valorizzato (come ho tentato io, ma invano, già dall’estate 1973). Ho la soddisfazione di aver cominciato a valorizzare la sua fotografia sociale, diffondendo (con il suo benestare) foto che prima erano quasi del tutto ignote e comunque non circolavano pur avendo un grande valore sociale e persino storico. Infatti io stesso non ne sapevo quasi niente fino a quando (appunto, nel luglio 1973) non ho avuto accesso al suo immenso ma disordinato archivio (con innumerevoli rullini ammassati più che depositati nel retro-bottega del suo studio fotografico di Soverato). Ho cercato di ordinare questo suo enorme archivio, ma era così imponente che sarebbero stati necessari molti mesi (se non addirittura anni) di lavoro per classificarlo e valorizzarlo a dovere.

Da quell’ammasso di pellicole, ho soltanto tratto quelle foto che interessavano la mia tesi di laurea come, ad esempio, il terremoto 1947, lo sciopero a rovescio 1950-51, l’alluvione 1951, la visita di Luigi Einaudi (Presidente della Repubblica) nel 1951, di Alcide De Gasperi (Capo del Governo) per la nascita di Badolato Marina (24 marzo 1952) ed alcune altre per illustrare persone e situazioni sociali di Badolato. Ma, in pratica, c’era tutta la Storia di Badolato di almeno almeno 15 anni (dal 1945 al 1960). Che eccezionale e stupendo patrimonio!… Rivendico il merito di aver sollevato il tema-problema della sua valorizzazione, a cominciare dallo stesso Autore, il quale non si mostrava interessato né a ordinare per bene l’Archivio né a fare almeno una mostra (né tanto meno un catalogo) di un paradigma del suo grande, ineffabile e preziosissimo lavoro fotografico. Purtroppo, sulla valorizzazione dell’Archivio fotografico Rudi e sulla valorizzazione generale della Storia di Badolato non ho incontrato interesse nemmeno nell’Amministrazione Comunale, né nei partiti, né nelle persone che avevano fama di essere intellettuali. Chiusura totale. E, per levarmi lo scrupolo storico, ho voluto intervenire parlando ufficialmente e solennemente al Congresso dei Comunisti badolatesi del 1975.

Ho fatto presente a tale Congresso dei Comunisti badolatesi (che dal 1946 governavano molto saldamente il Comune di Badolato) quale e quanto patrimonio socio-culturale locale ci fosse da valorizzare (taluni aspetti pure a favore del loro stesso partito) e ho fatto conoscere le principali foto sociali che Giocondo Rudi aveva realizzato dal 1945 al 1960 in Badolato. Niente di niente. Dopo appena un mese, sabato 22 novembre 1975, al sindaco Antonio Larocca (che era rimasto grandemente stupito per tutte quelle 3846 fotografie badolatesi) ho proposto di realizzare una mostra delle foto di Giocondo Rudi su terremoto, sciopero a rovescio, alluvione, Einaudi, De Gasperi e così via. Ma costui mi ha risposto che aveva ben altre priorità e che poteva darmi soltanto quarantamila lire (equivalente di quattrocento euro attuali); cifra ovviamente nettamente scarsa per una iniziativa del genere e, comunque, mai date. La sua morte prematura ai primi di marzo 1976 (mentre ero militare) non ha permesso di continuare il dialogo faticosamente iniziato.

Sono, comunque, assai lieto che (anche grazie alle mie sollecitazioni dirette e indirette) sia la famiglia di Giocondo Rudi e sia la comunità di Badolato abbiano poi prodotto (nel 2012 e 2014 a distanza di quasi 40 anni dalle mie proposte del 1973-75) due belle ed interessanti mostre di fotografie del grande Maestro. Vedi in  << https://www.youtube.com/watch?v=CT-FlUpNQDQ >>  (minuti 6.45) e leggi in << https://cn24tv.it/news/95540/fotografia-a-badolato-la-mostra-di-giocondo-rudi.html >>. E sono altresì molto contento che ho visto quanto prodotto per l’aver smosso le stagnanti acque sulla maggiore e migliore conoscenza storica di Badolato con quel mio attivismo sul nostro patrimonio pubblico. Tanto che nel settembre 1976 ho scritto una lettera circolare (destinata a numerose presenze istituzionali, associative ed individuali) con la proposta-sollecitazione a voler istituire la Biblioteca comunale. Ed aveva già suscitato molto clamore il fatto stesso (assai inusuale) che io andassi su e giù per tutto il territorio (dal luglio 1973 al marzo 1977) a fotografare continuamente e anche ad intervistare circa centinaia e centinaia di persone sulla Storia di Badolato.

Ho smosso persino l’erudito Antonio Gesualdo il quale, dopo aver letto (nell’estate 1977) i tre volumi della mia tesi di laurea sul nostro paese, ha deciso di cimentarsi pure lui con una sua Storia del nostro paese, producendo poi nel 1986 un primo libro le cui copie sono persino andato a vendere io casa per casa!… E poi ha dato alle stampe tutta una serie di pubblicazioni d’argomento badolatese fino ad una voluminosa e poderosa Storia di Badolato nel 2010 anche se, in genere, sarebbe più prudente verificare meglio talune sue convinzioni come la nascita di Badolato al 1080 per Roberto il Guiscardo senza valutare altre fonti che danno il primo ordinamento difensivo urbano e militare di Badolato (attorno alla chiesa di Santa Caterina al Mancuso) opera del bizantino Niceforo Foca il Vecchio attorno all’850 dopo Cristo (quindi 230 anni prima dei Normanni). Ah, quante cose ho fatto per Badolato!… Non mi sono certo risparmiato né in tempo, né in economia e né (tantomeno) in tenace Amore! … Cose che nessuno ha mai fatto prima e dopo di me e che (ne son più che certo) nessuno farà mai ai miei livelli di passione etica, sociale e civile. E forse nessuno sarà contrastato come lo sono stato io. Ancora adesso. Nonostante tutto. Amen!… Ho la coscienza tranquilla e sono assai felice di tutto ciò che ho fatto sempre a spese mie (anche se è stato incompreso ed osteggiato rendendo però più povero Badolato).

7 – FOTOGRAFI SOCIALI IN BADOLATO: DA NICOLA CAPORALE A GORI CAMPESE

Da sempre il territorio di Badolato è così tanto bello, il borgo così tanto caratteristico (specialmente con le numerose manifestazioni religiose durante tutto l’arco dell’anno), la sua gente così tanto emblematica e così via … che invitano naturalmente a fotografare e a documentare. Ma anche a fissare nella pittura tutte queste peculiarità, come ha fatto principalmente il pittore (ma anche poeta, narratore, insegnante, giornalista, teorico politico e fotografo sociale) Nicola Caporale (1906-1994). Costui ha “fotografato” molto variamente Badolato non soltanto in più di trecento suoi dipinti, ma anche nella letteratura e ovviamente pure nella fotografia propriamente detta. Quindi, oltre a don Peppino Sgrò, alle generazioni Rudi (Vincenzo, Pasquale e Giocondo), bisognerebbe annoverare pure Nicola Caporale (qui da me ritratto nel suo studio pittorico nella primavera 1975).

Sicuramente ci saranno stati tanti altri foto-amatori o pittori badolatesi che hanno fissato nella pellicola o in qualche quadro aspetti e situazioni di Badolato e dintorni. Ne sta evidenziando parecchi la rivista LA RADICE dal 1994. Ma tale patrimonio è rimasto pressoché privato, personale e non fruibile a livelli sociali (se non in casi troppo eccezionali, come alcune donazioni che dalla Biblioteca Comunale hanno preso però altre destinazioni). Né dal 1960 circa Badolato ha potuto contare in uno studio-negozio fotografico dopo l’emigrazione e il trasferimento di Giocondo Rudi prima in Svizzera e poi a Soverato. Bisognerà aspettare oltre dieci anni perché un fotografo, Vittorio Conidi (nato a Tiriolo CZ il 18 gennaio 1943 e proveniente dalla confinante realtà di Santa Caterina dello Jonio) aprisse uno studio-negozio fotografico in Badolato Marina, sulla via Nazionale 103 (a 100 metri da casa mia). Ma il maestro Conidi, dopo qualche anno, ha preferito trasferire l’attività nella vicina Santa Caterina dello Jonio Marina, tornando al proprio paese. Da dove, comunque, continuava a fornire servizi fotografici sia alle famiglie che alle presenze pubbliche badolatesi. Conserva un ricco archivio, che andrebbe maggiormente valorizzato istituzionalmente pure per la sua importanza sociale.

Cosicché Badolato è rimasto nuovamente senza un fotografo per qualche anno, finché nel 1989 non è giunto (sempre dalla confinante Santa Caterina dello Jonio) il giovane Gori Campese (nato il 02 dicembre 1965). Il quale, molto spesso, delegava alcuni servizi (a carattere più sociale) al sig. Varipapa (una persona assai seria e gentile anche nel suo lavoro fotografico). Purtroppo, Gori (come da tutti è chiamato) non ha inteso conservare un Archivio fotografico cronologico ed aggiornato (come mi ha precisato nella nostra telefonata di venerdì 23 agosto 2024 durata più di undici minuti dalle ore 11.46). Infatti preferisce lavorare e conservare il presente. Ovviamente, si può ben capire che tenere oggi un archivio fotografico digitale è ancora più difficile (pure come tempo e spazi di memoria) che tenere un archivio in cartaceo o in pellicole-negativi come era fino qualche decennio fa. Tuttavia dispiace che buona parte della storia fotografica locale viene, in pratica, persa. Ed ecco che in tale frangente dovrebbero intervenire le Istituzioni. Cosa che forse è più difficile che per gli Astronauti tornare sulla Luna.

8 – FOTOGRAFI ITALIANI ED ESTERI

Nella mia vocazionale attività di animatore socio-culturale, fin dall’adolescenza mi sono trovato spesso a dover accompagnare visitatori e turisti in giro per Badolato (in particolare per il borgo) e nei dintorni (Riviera degli Angeli e montagna delle Serre). Un visitatore particolare vorrei qui ricordare perché assai emblematico: Marcello Giombini (1928-2003) conosciuto nel maggio 1968 nella sua casa romana perché mi ci ero recato per ottenere delucidazioni sulla migliore esecuzione della prima “Messa beat” da parte del mio gruppo musicale “Euro Universal”. Siamo rimasti buoni amici e poi nell’aprile 1971, desiderando trascorrere un mese di vacanza al mare di Badolato, era venuto (assieme ad un suo stretto collaboratore) per cercare una casa non lontana dalla spiaggia. Puoi immaginare, caro Tito, in aprile la nostra Calabria, specialmente la costa jonica, è un’esplosione di fiori dai più sgargianti colori. Ebbene, Giombini che, era venuto soltanto per due giorni (giusto il tempo per rendersi conto della zona e trovare casa per le sue vacanze), è rimasto quasi una settimana per fotografare non soltanto i prati ricchi di molteplici colori ma anche perché incantato dalle bellezze di questa parte dello Jonio e, ovviamente, del borgo badolatese. Nel tornare a Roma mi ha detto:  << Tu vivi in un Paradiso!… Non lasciare mai questa terra!… >>. Ecco, Giombini potrebbe essere un esempio del “turista incantato” da Badolato e dintorni (che, non ha caso, appunto, ho cercato di lanciare come “Riviera degli Angeli”).

Dopo Marcello Giombini (che è stato pure un compositore di colonne sonore cinematografiche) l’esordiente e giovane regista catanzarese Mimmo Rafele (nato nel 1950) nell’autunno 1973 ha girato a Badolato la sua prima pellicola “Domani” che ha avuto un grande successo sia alla Mostra internazionale del film d’Autore a Sanremo nel marzo 1974 e sia per la proiezione televisiva dal secondo canale della Rai. A questo sono seguiti altri lungometraggi, sempre commissionati e trasmessi dalla RAI, cosicché Badolato è diventata una interessante e caratteristica “location” cinematografica. Ciò, come è ovvio, porta con sé anche un interesse fotografico (anche internazionale, come l’attore e regista greco Stavros Tornes). Però se non sbaglio, tra i fotografi di nome e di fama, il primo vero e grande artista che ha fotografato Badolato (specialmente persone e situazioni) è stato il grande Mario Giacomelli (Senigallia 1925-2000) quando è sceso da noi per conoscere la Calabria del poeta lametino Franco Costabile (27 agosto 1924 – 14 aprile 1965) di cui proprio oggi ricorre il primo centenario della nascita. Ha visitato altri paesi calabresi. Leggi meglio i loro nomi e le motivazioni in questo resoconto << https://www.museomabos.com/camera-oscura-mario-giacomelli-nuovi-emigranti/ >>. Poi queste testimonianze fotografiche sono state raccolte in un volume che ho conosciuto ed avuto tramite una giovane signora badolatese, Eleonora Garretta (+ 2012), la quale pare lavorasse per o nella casa editrice che ha dato alle stampe tale importante Opera.

La conoscenza di Badolato raggiunse una inimmaginabile diffusione dopo quella mia vicenda di “Badolato paese in vendita in Calabria” del 07 ottobre 1986 la quale ha avuto nei primi due anni (1986-88) oltre quaranta passaggi televisivi nazionali (specialmente tramite la RAI emittente di Stato), numerosi reportage di TV estere, largo spazio nei quotidiani (pure a livelli intercontinentale, tra cui The New York Times – intera pagina 4 del 12 febbraio 1988). Era quindi inevitabile che il borgo di Badolato fosse quasi preso d’assalto da ogni tipo di fotografi amatoriali e professionisti. In questo paragrafo ho scelto di evidenziare una foto emblematica che rappresenta il borgo invernale (febbraio 1988) alle spalle di un gruppo di badolatesi di ogni età che tiene in mano il cartello << VENDESI >>. Tale foto è stata realizzata da due giornalisti francesi per una rivista del loro Paese, poi ripresa da un settimanale italiano a diffusione nazionale. Sono davvero innumerevoli le immagini televisive e fotografiche sul borgo di Badolato da quando è iniziata la vicenda del << paese in vendita >> come prototipo dei borghi spopolati in quella parte del mondo (occidentale e orientale) dove la cosiddetta cattiva globalizzazione ha picchiato più duro, provocando tale e tanto spopolamento che ha portato e continua a portare in Italia la desertificazione urbana e rurale di intere aree (come quella alpina ed appenninica) e la condanna a morte di innumerevoli borghi e persino di piccole città. Badolato se non il primo paese in assoluto a reagire allo spopolamento, ha avuto il merito di essere stato quello che ha gridato di più, provocando una vasta eco davvero internazionale, attraendo l’attenzione di mass-media, fotografi e di studiosi sul fenomeno che devitalizza intere regioni in ogni parte del mondo.

La tendenza di Badolato ad essere soggetto ed oggetto della grande comunicazione sociale anche internazionale è aumentata a dismisura (pure grazie ai nuovi e più veloci mezzi tecnologici ma anche per la valenza politica data all’evento) dopo lo sbarco (27 dicembre 1997) sulle nostre coste della nave turca Ararat stracarica di profughi orientali, in prevalenza curdi, accolti molto benevolmente nelle case vuote del borgo. A questa “Badolato paese dell’accoglienza o di paese solidale” sono seguite altre “Badolato” (forse anche per tenere sempre alto l’interesse pure turistico sul luogo): Badolato tra i più belli borghi d’Italia (circuito nazionale), Badolato secondo classificato per il 2024 del più bello borgo d’Italia nell’apposito concorso televisivo di Rai Tre. E così via. Tanto che dal 1998 ad oggi, sono tornati ad interessarsi a tale borgo una infinità di giornalisti, fotoreporter, troupe televisive, persino registi cinematografici a livello internazionale del calibro di Wim Wenders. Cosicché ormai questo borgo è diventato così “trend” (di moda) che purtroppo a soffrirne sono pure i prezzi troppo alti, come Taormina o Capri o altre località turistiche famose; senza tuttavia scoraggiare un affollamento turistico che sta diventando sempre più esagerato ma concentrato prevalentemente nei mesi di luglio o di agosto.

A tutto ciò si deve aggiungere il fatto che, durante l’anno, si svolgono numerose e davvero belle e interessanti le tradizioni religiose e laiche le quali attraggono molti turisti, oltre agli affezionati locali e regionali. Le più spettacolari dal punto di vista scenografico e paesaggistico sono senza dubbio la Via Crucis Vivente del Sabato Santo e la Confronta nella mattinata di Pasqua. Oltre a fotografi amatoriali e professionisti, Badolato attrae pure l’interesse di sociologi, antropologi e studiosi di vare discipline. Cosicché ne abbiamo pure una “fotografia” anche culturale e nelle scienze sociali. Ciò ha fatto aumentare pure l’attenzione degli artisti (pittori, anche locali come Roberto Giglio, oppure fotografi d’arte come Pino Codispoti) e della stessa Accademia di Belle Arti di Catanzaro che ha varato progetti di valorizzazione in collaborazione con il Comune. Da ciò si susseguono mostre su mostre, come quella ancora in atto RUGHE dello stesso Codispoti, il quale effettua esposizioni dei suoi lavori in tante parti d’Italia. Ne abbiamo trattato più di una volta. Tra i fotografi più impegnati (a ritrarre e a valorizzare nel suo piccolo Badolato borgo) ci sarebbe da ricordare pure Carlo Paone di Catanzaro che ha seguìto da vicino la vicenda del “paese in vendita”. Ecco, qui di seguito, un’altra foto emblematica di quell’intenso biennio 1986-88 interrotto sicuramente dalla politica regionale e forse anche nazionale. Il che appare eloquente di come lo spopolamento non ottenga né contrasto né risposte. Ma, anzi, è addirittura agevolato alla luce della realtà e a favore delle regioni più ricche. Un genocidio lungo e silenzioso, che dura dal 1860 (anno dell’invasione e della conquista del Sud da parte del nord Italia padano).

Tale foto n. 20, realizzata appunto da Carlo Paone (assieme ad altre su Badolato) nel luglio 1987, mi rappresenta con il cartello << VENDESI >> in un punto alto del paese (vicino alla chiesa di San Domenico o del Monastero) dal quale si scorge il lato destro del borgo di Badolato con lo sfondo del mare. Come si può notare, indosso una maglietta dipinta a mano dall’artista calabro-romana Rosita Sabatini, mia vecchia amica culturale, alla quale avevo commissionato dodici “short” bianche (magliette a maniche corte) con dodici scorci di Badolato-borgo dipinti sul davanti. Ho effettuato tale iniziativa per indurre (invano) qualche giovane a darsi da fare per racimolare qualche soldo nel realizzare dei “souvenir” del “paese in vendita”. Inoltre, per aiutare un padre di famiglia che era tornato dalla Svizzera ed aveva aperto un negozio di abbigliamento, gli ho donato da vendere queste dodici magliette senza volere nulla in cambio (anche se a me personalmente erano costate un bel po’ di soldini). L’ho fatto per incoraggiare l’iniziativa privata e per far restare questa piccola famiglia, la quale invece (delusa da Badolato) è tornata (questa volta) per sempre in Svizzera. Infatti il mio incoraggiamento è stato tutto inutile (come per altri aspetti di quella esperienza sociale molto travagliata e tradita).

9 – PASQUALE ANDREACCHIO E PASQUALE RUDI SU INTERNET

L’amico prof. Pasquale Andreacchio (16 gennaio 1952) è stato il primo in Badolato che (oltre a realizzare attorno all’anno 2000 il primo giornale quotidiano telematico << www.gilbotulino.it >>) in tale sito web ha dato molto spazio ed importanza alle foto riguardanti tutti gli aspetti del nostro paese. Ne abbiamo trattato spesso pure qui e a tale coraggioso e prezioso personaggio badolatese ho dedicato un significativo spazio tra I MIEI VIP nel contesto del “Libro-Monumento per i miei Genitori” (2007). Adesso è impegnato a “fotografare” A PARRATA E NANNAMA ovvero le caratteristiche della lingua o dialetto badolatese. Pure il prof. Pasquale Rudi (nato martedì 24 settembre 1957), già protagonista e animatore di Radio Pulsar negli anni settanta, ha sempre dimostrato particolare interesse e attivismo nel raccogliere ed evidenziare foto su Badolato e sui badolatesi. Purtroppo nell’alluvione del 9-10 settembre 2000 ha perduto gran parte del patrimonio raccolto in fotografie e documenti d’epoca. Dal 2009 mantiene su “Facebook” il sito-profilo “BADOLATO” (ex B@dolato) dove pubblica foto, aneddoti, narrazioni, storie e quanto altro. Per noi che stiamo lontani (specialmente coloro che vivono all’estero, generazione dopo generazione) assai utili risultano tutte le notizie, in particolare gli annunci o i manifesti di morte evidenziati quasi in tempo reale.

L’amico Pasquale Rudi è senza alcun dubbio tra i maggiori e migliori “cultori di Badolato” (sorretto da un antico amore-cuore specialmente per il borgo e anche per località Mingiano, molto cara a tutta la sua famiglia). Questo grande amore per il nostro paese lo ha portato (finalmente) a scrivere un libro (prevalentemente fotografico) sui riti e misteri della settimana santa. Attualmente è in lavorazione tipografica ma sicuramente sarà disponibile su Amazon entro l’imminente autunno 2024. Noi lo aspettiamo, sperando di poterlo recensire a dovere. Nella telefonata di venerdì 23 agosto 2024 dalle ore 09.56 per quasi 20 minuti ci siamo confrontati sui fotografi sociali di Badolato, concordando sui nomi che sto qui evidenziando.

10 – PARADOSSO: BADOLATO SENZA FOTOGRAFI

Caro Tito, a volte capitano taluni “paradossi” che non ti aspetteresti. Infatti, con tutta la grande tradizione fotografica che si era avuta a Badolato, questo paese è rimasto per un lungo periodo senza fotografo. Infatti, Giocondo Rudi, verso la fine degli anni cinquanta, ha deciso di trasferirsi in Svizzera per ottenere una migliore posizione economica che gli avrebbe permesso poi di aprire uno studio-negozio fotografico a Soverato attorno agli anni settanta. Dal 1973 al 1977 mi sono rivolto a lui per le mie esigenze di documentazione ed esecuzione fotografica ad uso della mia tesi di laurea su Badolato. Paese che è rimasto senza un fotografo per lunghi anni, finché il maestro Vittorio Conidi (che operava in Santa Caterina dello Jonio borgo, comune limitrofo al nostro) non si è deciso di aprire uno studio-negozio in Badolato Marina in Via Nazionale 103, vicino casa mia.

Nei dieci e più anni che Badolato era rimasto senza fotografo, paradossalmente nessun giovane badolatese, pur di non emigrare, si è preso la briga di diventare fotografo per aprire uno studio-negozio in Badolato Marina, dove potevano convergere clienti pure dagli altri paesi vicini, poiché ci passa la strada nazionale statale jonica 106 Reggio Calabria – Taranto. Inoltre, già dal 1968-69 cominciava, seppur timidamente, il turismo di massa che esigeva un supporto tecnico-fotografico adeguato. Mi sembra questo (ancora adesso) un grave ed eloquente problema sociologico (cui forse gli Amministratori pubblici avrebbero potuto porre un qualche rimedio rimedio). Ma tale paradosso ha interessato altri settori che poi si sono sviluppati brillantemente in altri paesi del litorale come, ad esempio Davoli Marina, il quale da contrada di case sparse è diventato addirittura un forte concorrente commerciale della vicinissima Soverato (da cui dista appena poco più di due chilometri). Per chi conosce la situazione dei due paesi (Badolato e Davoli) sa di cosa parlo. Così, piano piano Badolato borgo si spopolava sempre più, pur essendo in beata posizione a 5 km dal mare, e Badolato Marina diventava insignificante mentre ha sempre avuto una vocazione di capoluogo di circondario. Pensa, Tito, sono decine e decine le famiglie di badolatesi cui non è stato permesso di costruire una casa a Badolato Marina ed hanno dovuto trovare posto nei paesi vicini e lontani pur di avere un’abitazione! … Colmo dei colmi e paradosso dei paradossi.  Ma il paradosso dei paradossi dei paradossi è che soltanto a Badolato resta ancora al suo posto dal 1946 proprio quella classe dirigente (in monocolore e in combinata) che ha provocato così tanti disastri socio-economici ed anche culturali. Una situazione di patologia politica da studiare. Caso raro e forse unico in Italia.

11 – BADOLATO BORGO-SANTUARIO

Mi sto convincendo sempre di più che i nostri paesi spopolati stiano, piano piano, diventando dei “santuari della memoria” e della devozione sulle antiche radici. Rivivono qualche volta all’anno per celebrare i riti del ricordo o dell’illusione di ciò che sono stati e che non saranno mai più … semplicemente non saranno mai più perché noi non siamo più gli stessi o adatti ad abitarli bene per farli rivivere tutto l’anno e non soltanto nella “vacanza” oppure nel nostalgico e rievocativo “ritorno”. Ci rechiamo nei luoghi da noi stessi abbandonati quasi a chiedere perdono di questa nostra fuga o addirittura “tradimento” (anche se fatto per necessità o per inseguire i miraggi della modernità a tutti i costi). E’ un po’ come, per noi badolatesi, andare una volta l’anno al santuario rurale della Madonna della Sanità e festeggiarla per qualche giorno, per poi lasciarla sola tutto il resto dell’anno. Invito i nostri lettori a soffermarsi su tale riflessione.

I nostri borghi spopolati costituiscono il nostro rimorso permanente e non c’è plausibile perdono per averli abbandonati. Come non c’è perdono quando si abbandona un genitore, perché non c’è rituale che tenga a questa rovina. Cerchiamo di esorcizzare ciò che non può essere esorcizzato, poiché i sentimenti d’amore non si possono esorcizzare mai. Viviamo infelici perché abbiamo tradito i valori base della vita e della nostra responsabilità primaria. E non c’è illusione di progresso che ci ripaghi del danno fatto. Abbiamo tradito persino i sapori che ci elargivano i nostri borghi. Abbiamo tradito persino la sua acqua vitale che adesso siamo costretti ad acquistare in bottiglie spesso provenienti da oltre mille km di distanza (con tutti gli impliciti problemi). E nessuno ci potrà veramente dissetare più. Siamo i pellegrini dell’illusione, ma non c’è santuario più che ci potrà redimere o salvare. Perché abbiamo tradito persino noi stessi. Siamo i nuovi dannati della Terra e non c’è preghiera o pentimento che ci possa lenìre in questo dolore segreto e diffuso quanto spudorato ed inconfessabile.

Adesso va di moda parlare di “RADICI” e si cerca di richiamare, allertare e allettare i figli o i nipoti o addirittura i pronipoti o bisnipoti di chi è emigrato per cercare di rinvigorire, appunto, le origini, le radici di provenienza. Per tale operazione “nostalgia” si sono persino mosse le istituzioni nazionali, oltre a quelle locali … un po’ per ravvivare antichi legami (o curiosità) … un po’ per fare quel “business” turistico che possa contribuire a rivitalizzare, assieme alle radici, pure l’economia locale (e forse anche il voto estero). Ne so qualcosa pure io che ho lontani cugini e parenti che tornano dalle Americhe o dall’Australia per conoscere i luoghi e le caratteristiche sociali dei loro antenati emigrati. Affari & Sentimenti (Sentimenti & Affari) si coniugano bene, pure perché alcuni di questi eredi del passato acquistano addirittura una casa nei borghi avìti (a volte riescono persino a riappropriarsi delle stesse mura dentro cui sono nati i propri progenitori). Si fanno FESTE DELLE RADICI là dove, fino a qualche decennio fa, si facevano d’estate le FESTE DEGLI EMIGRATI. E si distribuiscono attestati, come questo distribuito nella FESTA DEL RITORNO a figli e pronipoti di persone andate via da Villacanale (frazione del Comune di Agnone del Molise).

12 – DUE CUROSITA’: BATUS LATO’ E DE GASPERI 70

Forse avrà poca attinenza al discorso di foto e fotografi di Badolato e su Badolato, però ti voglio brevemente comunicare due curiosità riguardanti in qualche modo questo paese, il suo territorio e la sua storia. Abbiamo spesso evidenziato che l’origine più probabile del nome “Badolato” sia la sua derivazione greca di “passaggio largo o alto o sicuro” (Batùs = passaggio e Latò = largo o alto o sicuro). Proprio qualche giorno fa pensavo alle popolazioni più antiche della “prima Italia” (ricacciate sulle montagne dell’odierna Calabria dai coloni greci che hanno invaso ed occupato le coste dall’ottavo secolo avanti Cristo). E pensavo che sotto l’Aspromonte (lato jonico) esiste il Comune di Bagaladi (in provincia di Reggio Calabria). Quindi, Badolato sotto le Serre Joniche e Bagaladi sotto l’Aspromonte. Molto probabilmente Bagaladi ha il medesimo significato di Badolato, cioè “Passaggio largo o alto, sicuro”. Ma passaggio orizzontale sulla linea di costa (magari in attraversamento di un fiume o torrente piuttosto irrequieto) o piuttosto “passaggio alto e libero” verso la montagna e, quindi, verso il mare Tirreno (forse in alternativa al costoso passaggio-pedaggio Jonio-Tirreno dell’Istmo di Catanzaro dal golfo di Squillace al Golfo d Lamezia) ???…

Faccio riferimento a ciò che riguarda << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-458-lomaggio-alla-tomba-di-alcide-de-gasperi-a-roma-per-le-marine-joniche/ >> che hai pubblicato lunedì 27 marzo 2023. Tre giorni prima, venerdì 24 marzo, Vincenzo Serrao del Vescovo, Raffaele Ermocida ed io abbiamo portato un umile ma sentito omaggio floreale (accompagnandolo con l’opuscolo “Case crollate – Case colorate” dell’Associazione culturale Nicola Caporale) sulla tomba di Alcide De Gasperi (03 aprile 1881 – 19 agosto 1954) il quale, come l’allora Capo del Governo, il 24 marzo 1952 ha fatto nascere ufficialmente Badolato Marina con la sua presenza e la consegna dei primi 78 alloggi per gli alluvionati del 1951. Il nostro gesto intendeva essere un atto di riconoscenza e gratitudine (ma anche una celebrazione del 71mo anniversario di quell’evento determinante anche per tutte le altre Marine Joniche). Perché voglio qui rimarcare quell’omaggio riconoscente?… Perché Vincenzo Serrao del Vescovo è andato all’ingresso della basilica di San Lorenzo al Verano per fotografare le corone dei fiori messe alla tomba di De Gasperi? … Semplicemente per partecipare idealmente alle commemorazioni che sono state fatte lo scorso 19 agosto 2024 per i 70 anni dalla morte del grande statista che tanto ha significato per tutta l’Italia (specialmente per la sua ricostruzione post-bellica) ma anche per la nostra piccola Badolato Marina e per tutte le altre Marine joniche nate dopo la disastrosa alluvione del 1951.

13 – SALUTISSIMI

Caro Tito, concludendo questa “Lettera n. 562” non posso nasconderti la mia preoccupazione: che fine faranno le oltre diecimila foto d’epoca su Badolato che conservo ancora?… E che fine faranno tutte le foto sociali e d’epoca che esistono ancora su Badolato?…  Dopo la fotografia sociale, il passo seguente dovrebbe essere la raccolta e la valorizzazione della grande mole di tutti i filmati su Badolato: dai servizi dei telegiornali regionali, nazionali ed esteri ai film qui girati dal 1973 in poi: da “Domani” di Mimmo Rafele (Rai 2) a “Il volo” di Wim Wenders (2010), da “Hasan si è fermato a Badolato” di Jan Ralsk 2001 a “Badolato amata terra mia tra cielo e terra” di Imelda Bonato (2019) e così via. Tutti documenti sociali assai importanti non soltanto per Badolato e la Calabria, ma anche per l’Italia e l’Europa … poiché Badolato è una Porta d’Europa. E come tale andrebbe valorizzata. Ma chi ha piena coscienza di ciò?…

Fotografia, filmografia ma anche la letteratura giornalistica (emeroteca necessaria) e le analisi sociologiche (come quelle di Vito Teti) e le narrazioni in libri (come “Fate i tuoni” di Michele D’Ignazio – 2024) … Un immane lavoro di archiviazione e di valorizzazione che avevo cercato di fare già dal 1982 (nel mio primo incarico di Bibliotecario comunale) e poi nel 1986-88 (durante il secondo incarico). Ma c’è anche la Letteratura storica (raccogliere tutti gli scritti storici su Badolato, dagli scritti latini alle pergamene medievali, da Gustavo Valente ad Antonio Gesualdo, ecc.) e la Letteratura turistica (dalle due pubblicazione da me fatte del luglio 1982 – Comune e Proloco – di “Badolato 4 dimensioni: mare, colline, montagna, lago” a quelle più recenti). Personalmente, quasi sempre con i miei risicati mezzi, ho fatto il possibile nell’organizzare e valorizzare la storia e la cultura di Badolato e dintorni. Adesso tocca a chi ha la responsabilità istituzionale, associativa e vocazionale di tutto ciò. A tale proposito, voglio congratularmi con l’architetto Alberto Gioffré (fondatore e presidente del Club Unesco di Reggio Calabria) e anche ringraziarlo per organizzare (per oltre trenta persone) una visita organizzata di Badolato borgo e immediati dintorni per venerdì 6, sabato 7 e domenica 8 settembre prossimi. Un lavoro organizzativo che dura da mesi e ne sono testimone (tramite l’apposito loro gruppo Whatsapp). Grazie assai!

Non posso concludere questa lettera senza almeno effettuare due pur brevissimi tributi-promemoria di riconoscenza e di gratitudine sociale a due eccellenze culturali calabresi. Il primo a Francesco Amodei (editore ed operatore culturale che ha girato il mondo per diffondere il bello dell’Arte), il quale l’imminente sabato 31 agosto alle ore 18.00 in San Giorgio Morgeto (R.C.)  presenterà il poderoso volume sulla famosissima Madonna del Santuario di Polsi in Aspromonte. L’altro tributo va ad Antonio Renda di Tiriolo (CZ), fotografo professionista che da sempre ama e valorizza la nostra Calabria, tanto da cantarla e da fondare la FOTOTECA CALABRESE (oltre un milione di immagini, tra cui tantissime le inquadrature su Badolato). Lo scorso sabato 24 agosto sera, una delle maggiori TV calabresi gli ha dedicato un bellissimo servizio di un’ora circa ( https://www.lacplay.it/player/728_52901/ )  preannunciato dal suo amico e collaboratore Raffaele Cardamone in << https://www.ilreventino.it/antonio-renda-fotografo-la-sua-storia-questa-sera-su-lac-tv/ >>. Antonio Renda ha realizzato una infinità di stupende pubblicazioni fotografiche a stampa (pure di carattere turistico-promozionale, a volte con la collaborazione ai testi dello stesso Raffaele Cardamone). Conoscere la Calabria attraverso la fotografia di Antonio Renda è un’avventura mentale e sentimentale da brividi … un fascino che ti scuote corpo ed anima. Ritengo che Antonio Renda sia un personaggio da conoscere meglio e meglio valorizzare. Mi ricorda molto da vicino il maestro fotografo Aldo Bressi (di origini badolatesi) che ha lavorato per tanto tempo per la Regione Calabria e che, poi, emigrato in Argentina da Catanzaro, ha aperto una scuola di fotografia a Buenos Aires. Purtroppo è morto troppo prematuramente. Chissà dov’è e chi gestisce il suo immenso patrimonio fotografico!…

E per adesso è tutto. Appena riletta, questa puntata 562 mi sembra una fotografia essa stessa della situazione antropologica, sociale, politica e contemporanea del nostro ambiente. Ti accludo, in due allegati, l’intero opuscolo “BADOLATO IN FOTO” liberandolo dai miei diritti d’autore (ovviamente ad esclusione delle foto non mie). Adesso sento il dovere di comunicare a te e ai nostri lettori che mi prenderò un periodo di svago. Forse un mesetto. Forse più. Vedremo. Penso di meritarmelo, dopo dodici anni d’intense corrispondenze (ad esclusione di pause forzate indipendenti dalla mia volontà). Spero, comunque, di poterti inviare, più in là, almeno una lettera (forse una 563 – “Miscellanea di fine estate 2024”) per celebrare il dodicesimo anniversario di questa nostra rubrica. Perciò, appuntamento augurabile per il 04 ottobre prossimo. Intanto ti ringrazio ancora e sempre per dare utile diffusione a questi miei scritti, così come ringrazio chi ci segue (specie se da più tempo e più fedelmente). BUONA WITA e tanta cordialità a te, alla tua famiglia, a tutti. Un fraterno abbraccio. Ciao,

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, martedì 27 agosto 2024 ore 07.07 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto, cui i diritti appartengono ai legittimi proprietari, sono state prese dal web o mi sono state fornite dagli interessati.

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