Caro Tito, lo sappiamo tutti: il gelato è tra le cose più squisite che esistano al mondo. Possiamo dire che (salvo limitatissime eccezioni) piace proprio a tutti, specialmente a bambini e ad anziani. Con questa lettera n. 561 vorrei raccontarti come stia giungendo all’idea di proporre che Badolato sia dichiarata e sia effettivamente “Città del Gelato”. Pure per il fatto che a riguardo ha una grande e lunga tradizione. Tradizione di cui cerco di farti una sintesi.

1 – LA TRADIZIONE DI GRANITA E GELATO A BADOLATO

La tradizione badolatese del GELATO è antica. Ancora più antica era la tradizione della GRANITA. Questa, in pratica, si perde nella notte dei tempi, dal momento che in Badolato (così come in tantissime altre comunità che potevano permetterselo) c’era l’usanza di avere LE NIVERE … ovvero le profonde buche che, realizzate nel bosco, servivano come deposito per conservare la neve per i più svariati usi durante la stagione calda. Tra questi usi c’era pure la GRANITA al limone e al vinocotto. Abbiamo gustato le ultime granite derivate dalle “nivère” durante la festa rurale attorno al santuario della Madonna della Sanità, in località Sant’Isidòro (molto panoramica sul golfo di Squillace) fino ai primi anni sessanta (quando poi, pur da noi, sono entrati nell’uso comune i primi frigoriferi). Adesso è raro che bar e gelaterie abbiano la GRANITA per come l’abbiamo conosciuta noi (di una certa generazione del 20° secolo). Però il gelato è cresciuto come moltiplicazione dei gusti e come richiesta e “democratizzazione” (poiché fino ai primi anni sessanta non tutti potevano permettersi di acquistare un pur semplice gelato).

Come per altre professioni artigianali, la tradizione e la scuola del gelato ci derivano da Napoli, città dove quasi tutti i nostri artigiani imparavano un qualsiasi mestiere o si specializzavano dopo essere andati a bottega, da apprendisti già bambini, da un “mastro” locale. Come quello di pasticcere. Ovviamente, alla più classica pasticceria napoletana, i nostri artigiani aggiungevano pure alcuni dolci nati nell’usanza locale, come ad esempio “u mazzazzolu e casa” (cioè il mostacciolo di casa imbevuto di vino cotto … dolce che era nato per allietare i matrimoni e che adesso viene usato pure in altre occasioni per quanto è buono ed originale). Questa arte del “mazzazzolu” era e resta molto elaborata, quasi esclusivamente ancora appannaggio delle donne nella sua migliore esecuzione.

2 – GLI ARTISTI DEL GELATO A BADOLATO

Brevissima premessa per dire che purtroppo, nonostante tante mie sollecitazioni nel corso di questi ultimi 50 anni (almeno da quando tra il 1973 e il 1977 effettuavo le ricerche sul campo per la mia tesi di laurea su Badolato) il mio paese non ha codificate né le ricette eno-gastronomiche né quelle della pasticceria in produzione ed uso localmente. Ed è un vero peccato, pure perché la mancanza di una tradizione codificata contribuisce ad allontanare le giovani generazioni dalle nostre più genuine e gustose tradizioni. C’è da dire, comunque, che nella nostra interzona jonica Badolato è stato paese-leader per più di un motivo. E lo è stato pure per il gelato. Infatti, negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, tra Soverato (13 km a nord) e Roccella Jonica (35 km a sud) soltanto Badolato Marina offriva la possibilità di poter gustare uno squisitissimo gelato (o un’ottima granita). Poi dai primi anni settanta quasi ogni Comune, in particolare la sua frazione Marina, poteva contare anche su più d’una gelateria all’interno del bar.

Sicuramente, prima che il 24 marzo 1952 Alcide De Gasperi (di cui proprio due giorni fa, il 18 agosto, è stato commemorato il 70mo dalla morte) facesse nascere ufficialmente Badolato Marina (ex Badolato Scalo), il popoloso borgo antico (chiamato Badolato Superiore o Badolato Centro) aveva le sue gelaterie e bar-pasticcerie. Uno di questi rinomati pasticceri-gelatieri, Andrea Sàraco, ha aperto nel 1955 in Marina (proprio accanto alla nuova chiesa dei Santissimi Angeli Custodi inaugurata il 14 marzo 1956) un piccolo ma frequentato locale di raffinata pasticceria e gelateria, che si affiancava al bar-gelateria di Salvatore Staiano già esistente sulla Via Nazionale (tra chiesa e stazione ferroviaria). Questo maestro pasticcere e gelatiere era addirittura considerato tra i migliori della provincia di Catanzaro!… Peccato che sia morto giovane. Una delle sue tante specialità era il “torrone gelato”. Aveva sposato donna Teresina, una bella donna della Locride (RC) la quale, rimasta vedova, è poi diventata cuoca del vicinissimo convento francescano attaccato alla nuova chiesa parrocchiale.

3 – SALVATORE STAIANO E IL SUO BAR GELATERIA

Essendo io nato nel 1950 in Contrada Cardàra (ad un chilometro dall’attuale Badolato Marina lungo la strada statale jonica 106 Reggio C. – Taranto e la ferrovia Reggio C. – Metaponto) ho avuto (forse più di altri) la possibilità di vedere la nascita e la crescita di questo nuovo paese, costruito per ospitare i senza tetto dell’alluvione del 1951. Quando sono nato io si chiamava Badolato Scalo poiché era scalo ferroviario soltanto e attorno c’erano soltanto due o tre case, tra cui la palazzina dove c’è adesso il Bar Centrale, il Tabacchino di Franco Procopio e sopra alcuni appartamenti ampliati negli anni settanta su una preesistente terrazza. Quando il locale odierno del Bar Centrale era Bar Staiano, questi aveva infatti una terrazza come tetto. Poi tale terrazza è appunto diventata appartamento circa cinquanta anni fa. Spero si possa vedere in questa cartolina (realizzata nel 1960 da Nicolino Guarna che allora aveva un Sali e Tabacchi alla piazza della chiesa).

Non so precisarti se il Bar Staiano esistesse prima della nascita di Badolato Marina (24 marzo 1952). Sicuramente c’era nel 1953 quando avevo tre anni e qualche mese e in quella caldissima estate (mi hanno confermato i miei familiari) ho avuto da mio padre il primo gelato della mia vita. Salvatore Staiano, prima di avere quel bar, era stato commerciante di un po’ di tutto, specialmente di pesche; frutto di cui Badolato abbondava a tal punto da essere esportato, per la sua straordinaria bontà, in varie città d’Italia (da Catania a Napoli, da Roma a Venezia, ecc.). Ci sarebbe da scrivere di più su tale personaggio. Però qui ne scrivo per i suoi squisiti coni-gelati, che negli anni cinquanta costavano dieci lire. Tuttavia, per fare un’eccezione, per noi bambini riusciva a ricavare pure un piccolo cono da cinque lire pur di non lasciarci con la sola acquolina in bocca. Poiché il soldo scarseggiava, noi bambini facevamo la colletta per comprare un gelato da dieci lire. Devo dire che Salvatore Staiano era generoso con noi bambini: se ci vedeva che eravamo in più di due “soci”, cercava di abbondare un po’. Aveva una caratteristica: non voleva però che i bambini sostassero dentro il suo bar. Lo faceva per difenderci, poiché allora nei bar si usava fumare, purtroppo qualcuno si lasciava sfuggire una qualche bestemmia (redarguita prontamente dallo stesso Staiano) o qualche parolaccia e, ovviamente, di parlava di donne (dal momento che erano frequentati soltanto da uomini maggiorenni); infatti non faceva sostare nemmeno i minori di 21 anni (che era l’età in cui allora si diventava maggiorenni).

Era talmente bravo a fare gelati che venivano da tutti i paesi attorno (in verità anche per la sua pasticceria e per altri prodotti). Era rinomato anche per i dolci di Natale, tra cui i prelibati torroncini. Qualcuno ricorda ancora una sua specialità gelatiera: il croccantino, un gelato di sua invenzione, realizzato pure con il rhum. Era così buono che una industria nazionale del gelato (l’ancòra notissima Algida) voleva acquistare la ricetta. Ma Salvatore Staiano non volle vendere. Vendette però il bar attorno al 1960, ma soltanto perché avanti con l’età. Ricordo che lavorava dalle 5 di mattina fino alle 7 di sera (ben 14 ore di fila). Abitava in un appartamento sopra al bar e, tornando a casa, portava con sé una piccola bottiglia di birra per la cena. Le ore serali erano affidate, a turno, ai suoi cinque figli, tutti maschi, diventati poi noti professionisti. Insieme hanno poi costruito Palazzo Staiano, l’unico “grattacielo” di sei piani delle Marine dell’interzona. Per questa foto dell’odierno Bar Centrale ex Bar Staiano (realizzata alle ore 17.45 di lunedì 19 agosto 2024) devo un sentito ed affettuoso grazie alla gentilezza e alla disponibilità dell’amico di lunga data Raffaele Ermocida (geometra e imprenditore edile).

4 – PIETRO CRINITI DEL BAR SOLESI

Dala fine degli anni sessanta, specie con l’incipiente turismo di massa, tutti i locali di ristorazione veloce (bar, pasticcerie, stabilimenti balneari e similari) offrivano una vasta gamma di gelati fatti ancora artigianalmente, abbinati a gelati confezionati dalle grandi Industrie nazionali. A Badolato Marina e interzona, a primeggiare nel gelato artigianale è stato proprio da quegli anni fino a poco tempo fa il Bar Solesi (già Bar Tre Ancore). Pietro Criniti, proprietario e gestore (adesso in pensione, poiché venuto alla luce martedì 06 gennaio 1952 nel quartiere Stazione della neonata Marina, qui nella foto di ieri pomeriggio 19 agosto 2024) era un appassionato di gelateria, così tanto che si aggiornava continuamente pure frequentando la Fiera del Gelato di Rimini e sperimentava sempre nuovi gusti ed abbinamenti che faceva assaggiare prima a noi amici d’infanzia. Resta ancora memorabile la mia risposta “Devo assuefarmi al gusto” quando mi chiese un parere sul “gelato al pomodoro”.

Pietro aveva ereditato l’arte del gelato da un altro badolatese, quel Pietro Campagna, che era stato a sua volta erede dei grandi maestri gelatieri locali, a riprova che in Badolato ci fosse una lunga, consolidata e pregiatissima tradizione artigianale del gelato e della granita. Per tale arte, così come per tante altre già esistenti nel nostro glorioso borgo millenario, manca ormai chi la possa raccontare. E me ne dispiace davvero tanto. Quasi sicuramente, se non fossi stato costretto all’esilio nel 1987-88, da bibliotecario comunale mi sarei occupato io nel rimarcare e trasmettere la memoria di una Badolato che si faceva onore e che adesso, per lunghi anni di politica sciagurata, è ridotta al lumicino (nonostante il balenìo di iniziative che sembrano esaltarla dal clamore mediatico mentre invece se ne perde l’antica e più autentica anima). Ormai è consueto ascoltare la frase che “Badolato era il primo paese della zona mentre adesso, nella sostanza, rimane l’ultimo” (nonostante, appunto, tanta vetrina mediatica-pubblicitaria). Ho esortato Pietro a scrivere qualcosa non soltanto riguardo la grande tradizione badolatese del gelato, della granita e della pasticceria ma anche sul ruolo e sul significato che ha avuto per tutta l’interzona il suo BAR SOLESI dalla fine degli anni sessanta. Un solo dato: si è svolta in questo suo bar (nell’autunno 1972) la prima riunione per la fondazione della cosiddetta RIVIERA DEGLI ANGELI per la valorizzazione (generale e quindi anche turistica) di tutta la costa jonica da Riace a Squillace e delle nostre montagne delle Serre Joniche. E Pietro faceva parte molto attiva del gruppo promotore da me costituito.

5 – LA FABBRICA DEL GELATO AL BORGO

Tuttavia appare pure vero che è anche grazie al grande e continuo clamore mediatico (il quale ormai dura dal 1986 dopo la vicenda del “paese in vendita” da me avviata proprio per salvare Badolato in tutti i sensi non soltanto in quello mercantile) se, per esempio, tanto successo (ormai consolidato negli anni) ottiene la “Fabbrica del gelato” sita al centro del borgo di Badolato, su Corso Umberto 190 (un portone prima dell’ingresso al Palazzo comunale). So di famiglie di Catanzaro città (distante circa 50 km) che, nei giorni estivi, si reca in visita al borgo anche perché attratte dalla squisitezza dei prodotti di tale gelateria. E sono davvero molti gli affezionati e i golosi abitudinari.

Ritengo che, se incentivata bene, questa “Fabbrica del gelato” (che adesso è soltanto una rinomata ma semplice gelateria artigianale) possa divenire una piccola industria del gelato e come tale potrebbe dare lavoro a qualche giovane del luogo in modo tale da frenare, almeno un po’, l’emigrazione e lo spopolamento. Ovunque sia stato, nelle mie iniziative ho avuto sempre come presupposto i nuovi posti di lavoro, oltre ogni altra utile conseguenza socio-culturale.

6 – REALIZZARE IL CIRCUITO NAZIONALE << CITTA’ DEL GELATO >>

Mercoledì 12 aprile 2023 hai pubblicato << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-461-un-polo-dolciario-per-badolato-e-altre-vocazioni-produttive/ >>. Adesso la presente Lettera n. 561 completa, in un certo senso, le considerazioni sul come e il perché Badolato possa diventare un significativo POLO DOLCIARIO e, in questo nostro specifico caso, una vera e propria CITTA’ DEL GELATO. La medesima esortazione sto portando avanti in quell’Agnone del Molise che è già da tempo “Polo dolciario” e che frequento, prima da pendolare e poi da residente fin dall’ormai lontano dal 24 aprile 1981 (senza mai perdere di vista e di cuore la mia Badolato, anzi). Dopo aver realizzato con vero successo (anche mediatico), cinque giorni fa, l’evento solidate “IL GELATO DI FERRAGOSTO” ho esortato l’Amministrazione agnonese e le locali attività socio-economiche a realizzare LA CITTA’ DEL GELATO: << https://www.isnews.it/2024/08/17/agnone-citta-del-gelato-la-proposta-dopo-liniziativa-solidale-di-ferragosto/ >>. Con un po’ d’impegno e di lungimiranza si può realizzare pure un vero e proprio CIRCUITO NAZIONALE DELLE CITTA’ DEL GELATO … così come esistono i circuiti “Città dell’Olio”, “Città del vino”, “Città d’arte” e così via.

Porto sempre come esempio quei piccoli borghi italiani (anche del Sud) i quali, grazie al coraggio imprenditoriale di alcune famiglie, sono diventati eccellenze industriali anche a livello internazionale. Purtroppo Badolato risente del lungo e grave abbandono socio-politico e forse non ha più la forza per significare ancora come invece dovrebbe. E già sarebbe un risultato notevole se solo si rafforzasse l’artigianato che da sempre ha fatto di Badolato una comunità stimatissima e assai ricercata. Una di queste eccellenze era presente pure in agricoltura come, ad esempio, la famosa e ormi mitica “pesca di Badolato” esportata in tutta Italia e ricercata per il suo nettare pure da famose industrie di trasformazione del centro-nord. Adesso tale produzione è inesistente (soppiantata dall’inutile ed insapore pesca imposta dal Consorzio Agrario già negli anni sessanta) mentre invece avrebbe potuto, se adeguatamente incentivata, costituire un volàno di progresso e di vera grande qualità.

7 – SALUTISSIMI

Caro Tito, spero sempre che le mie proposte e le mie esortazioni vengano valutate e magari realizzate, in tutto o in parte. Ma troppo spesso nulla si muove. Così questo nostro più profondo Sud (a parte qualche eccezione) non soltanto resta fermo ma si impoverisce sempre di più per via di un’emigrazione che aumenta invece di diminuire acuendo amaramente lo spopolamento (il crudele mostro che ho cercato e cerco di combattere in tutti i modi a me possibili).

Adesso è il momento di salutarci. Ma prima voglio invitare i nostri lettori a visitare RUGHE la bella ed emozionante mostra fotografica dell’artista Pino Codispoti ospitata al Palazzo Gallelli di Badolato borgo, aperta sette giorni su sette con comodi orari (mattutini e pomeridiani) fino al 30 settembre 2024 come in basso mostra la locandina qui riportata.  Grazie per voler pubblicare pure questa lettera n. 561 e, in attesa della 652 che recherà per tutti una bella e spero gradita sorpresa per tutti. A presto, allora, e buon proseguimento! Ciao,

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, martedì 20 agosto 2024 ore 05.25 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto, cui i diritti appartengono ai legittimi proprietari, sono state prese dal web. Una mi è stata fornita da Pietro Criniti e una da Raffaele Ermocida che ringrazio pure qui.