Nella giornata del 13 luglio scorso, al termine di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni BOMBARDIERI, gli Agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Reggio Calabria hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto un cittadino della Sierra Leone di 20 anni, ritenuto, allo stato del procedimento in fase di indagini preliminari e fatte salve le valutazioni nelle successive fasi del giudizio, indiziato dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Contestualmente, nel corso dell’attività investigativa, venivano raccolti gravi indizi per i medesimi fatti reato a carico di un secondo soggetto, sempre della Sierra Leone, di 19 anni, non presente a Reggio Calabria in quanto era stato fatto scendere a Lampedusa per ragioni sanitarie. In sede di convalida, pertanto, il GIP del Tribunale di Reggio Calabria emetteva, per entrambi i soggetti, una ordinanza con la quale disponeva la custodia cautelare in carcere.

L’attività investigativa che ha portato ai citati provvedimenti restrittivi è stata avviata a seguito dell’approdo a Reggio Calabria, lo scorso 13 luglio, della nave “Dattilo” della Guardia Costiera, con a bordo 810 migranti di origine centroafricana, una parte dei quali provenienti dal centro di accoglienza dell’isola di Lampedusa, e circa 300 tratti in salvo durante la navigazione.

Tra le persone soccorse, quando l’unità navale era salpata da Lampedusa, vi erano alcuni naufragi nel tratto di mare tra l’isola e le coste della Tunisia. Nonostante la tempestività dell’intervento, secondo il raccolto dei sopravvissuti, alcuni migranti rimanevano dispersi in mare ed un bambino di pochi anni, che viaggiava con la mamma, veniva ripescato dalle acque già deceduto.

Sempre secondo quanto raccontato dai migranti agli investigatori della Squadra Mobile, la piccola imbarcazione condotta dai due soggetti arrestati era partita l’11 luglio dalla città di Sfax (in Tunisia), e, dopo una giornata di navigazione, a causa del peggioramento delle condizioni meteo marine avevano chiesto soccorso ad un peschereccio, ma nel tentativo di trasbordare la loro imbarcazione si era ribaltata causando la morte del bambino e la scomparsa di altre 7 persone (3 adulti ed altri 4 bambini).