Dopo aver ricevuto tutto il calore dei 700.000 del pubblico del concerto del primo maggio a Roma, i Marvanza Reggae Sound tornano nella capitale, per un concerto che si terrà al Conte Staccio venerdì 14 maggio alle ore 23. Il gruppo made in Monasterace tornerà dunque a far ballare il pubblico romano con il suo reggae fuori dagli schemi e libero da vincoli di stile, il cui impatto è sempre fortissimo, grazie alla forza con la quale i Marvanza urlano il loro appello sociale contro il disinteresse dello stato, insieme ad una visione ottimistica e allegra della vita. Un reggae pacifista e rivoluzionario al tempo stesso, che sottolinea l’importanza di far aprire gli occhi di fronte ai problemi quotidiani della nostra terra. Con i loro pezzi, dunque, i Marvanza raccontano storie di vita quotidiana, usando un’ ironia che fa parte del loro modo d’essere ma che lascia anche spazio alla rabbia, tanto da rendere il freestyle così diretto e pungente da far sobbalzare chi da quelle parole si sente colpito. Il loro grido sociale si sforza di rompere con la musica il silenzio assordante che condanna la nostra terra alla rovina, decidendo di dire no alla violenza e al degrado sociale. Nei loro testi si alternano le grida di protesta di un’intera terra e l’attenzione verso tematiche sociali di indubbia importanza: il fil rouge che lega le loro canzoni è la voglia di cambiare il mondo, un mondo in cui le ingiustizie sociali e la repressione sembrano negare il rispetto per la persona in quanto tale. Nonostante questi temi duri, il loro punto di forza sta nel mixare nelle loro canzoni ironia e riflessione, unendo l’italiano e il dialetto di Monasterace al reggae muffin e alla dance hall. È un pretesto per parlare dei problemi che affliggono un mondo governato “dalle sporche mani nere”, come loro stessi descrivono nelle loro canzoni le dinamiche di potere, da uno stato che non si interessa alle nostre terre e al nostro sviluppo economico. I Marvanza incarnano ormai da qualche anno il ruolo di coloro che vogliono trascinare la loro patria fuori dal limbo nel quale si è impantanata, attraverso i proclami sociali e gli inni all’amore che rompono il silenzio al quale, ormai da tempo, tutto il resto ci ha abituati. E lo fanno rompendo gli schemi in tutto e per tutto: lasciando agli addetti ai lavori tamburelli e chitarre battenti, i Marvanza hanno colorato la loro Calabria con i suoni caldi di un nuovo modo di fare reggae, sorprendendo tutti con un sound fresco e pezzi che raccontano storie di vita quotidiana, attraverso l’ironia ormai caratteristica del loro modo d’essere. Un tentativo di oltrepassare, a modo loro, le frontiere della musica reggae che tanto amano, per trovare la loro identità e rendere visibile a tutti il loro sguardo sul mondo. I soggetti principali del progetto Marvanza sono quattro: Ivan Lentini, frontman e voce del gruppo, che con il suo vocione diluito nel dialetto calabrese scocca frecce dirette ai colpevoli del malessere che rende il mondo un posto difficile in cui convivere con le altre persone ma, al contempo, disegna le soluzioni per renderlo anche un posto migliore; Marco Lentini, voce e percussioni ma anche jolly del gruppo, che con i suoi movimenti ispirati dal re del pop Michael Jackson inietta qualche nota di trasgressività negli spettacoli della band; Claudio Chiera, basso e autore di alcuni dei testi, che con le note calde del suo strumento rievoca il sole e il mare della lontana Jamaica mostrando, al contempo, le difficili dinamiche di sopravvivenza di chi vive giorno per giorno nel disagio sociale; e infine Mafalda Gara, voce e sax, che con la sua bravura da il tocco in più alle note accattivanti dei suoi compagni e con la sua bellezza completa questo quadro disarmante per la sua semplicità e per la sua capacità di fotografare il tempo presente in tutte le sue sfumature. Insieme ai Marvanza collaborano poi i musicisti Giuseppe Costa alla batteria, Ilario Musco alla chitarra, Salvatore Barresi alle percussioni e Domenico Panetta, tastierista e produttore artistico dei Marvanza Reggae Sound.