Caro Tito, come ricorderai, alle ore 10.33 di giovedì 12 marzo 2020 (nelle prime terribili settimane di pandemia Covid 19) hai pubblicato << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-272-la-missione-dei-coniugi-calabresi-angelo-verga-e-caterina-guarna-per-un-mondo-senza-confini/ >>. Tra tanto altro, ti davo notizia di un fatto veramente tanto bello quanto straordinario per noi badolatesi e calabresi in genere: in una cittadina del Perù, i coniugi romani Caterina Guarna (originaria di Badolato) e Angelo Verga (originario di Crotone) hanno proposto ai cattolici locali il culto della Madonna della Sanità (o della Salute) nel centro sanitario e missionario da Loro edificato in quel lontano Paese sulle Ande del Sud America.
Adesso ti partecipo una nuova sensazionale notizia riguardante un’altra statua del tutto uguale per come presente nella chiesetta della Madonna della Salute in Aspromonte, nella località Zòmaro del Comune di Cittanova, in provincia di Reggio Calabria o, meglio, nel territorio della “Città Metropolitana di Reggio Calabria”. Notizia che mi ha comunicato, con grande entusiasmo, il prof. Pasquale Rudi lo scorso giovedì 15 settembre 2022 alle ore 11.12 con apposito messaggio whatsapp. La trascrivo qui di sèguito.
1 – DAL PROF. PASQUALE RUDI
Il prof. Pasquale Rudi, oltre ad essere badolatese come me, è un vecchio e caro amico. Indimenticabile la nostra collaborazione a Radio Pulsar, nella primavera 1979, nel mandare in onda il programma “Bazar” con prevalenti musiche “pop-islam”. Un vero successo. E’ docente all’Istituto Alberghiero di Soverato. Ed ecco il testo che ha inviato a me e ad altri, preceduto dalla foto della teca in vetro contenente proprio la statua della Madonna della Salute dell’omonima chiesetta esistente nello Zòmaro, amenissima località montana e turistica, spartiacque tra il versante tirrenico e quello jonico dell’Aspromonte. Ecco cosa ha scritto Rudi:
<< Notizia incredibile. Quella che vedete è la statua della Madonna della Sanità che si trova dentro la chiesetta del Villaggio Zòmaro di Cittanova (RC). La notizia mi è stata data da Vincenzo Varano fu Bruno, un nostro compaesano, pochi giorni fa. La chiesetta è stata costruita nel 1940 e dedicata alla Madonna della Salute. La statua della Madonna, invece, è stata voluta dall’allora Parroco, Monsignore Don Giuseppe Pugliese originario di Locri. Queste sono le notizie, altre ancora vi saranno comunicate appena sarà possibile. Pasquale Rudi. Pubblicata su B@dolato (profilo culturale Facebook del prof. P. Rudi). >>
E ancora, nei giorni seguenti, altri messaggi a completamento del primo: << Il Parroco, don Pugliese, pose la statua nel 1990 … Scultore statua: Giuseppe Stuflesser ARS SACRA – Ortisei (BZ) – agosto 1990 … Probabilmente il Parroco conosceva la tradizione badolatese e forse pure il nostro Arciprete (Antonio Peronace, ndr) … La festa (nello Zòmaro, ndr) ricade il 15 agosto … >>.
2 – HO ALLERTATO MIEI AMICI REGGINI
Appena letto il primo messaggio, nello stesso giovedì 15 settembre ho partecipato la notizia ad alcuni miei amici reggini della zona: all’ex Direttore della Biblioteca e dei Musei civici di Polistena, nonché storico e prolifico scrittore Giovanni Russo (conosciuto nel dicembre 1980); al prof. Francesco Barbaro dell’Università “La Sapienza di Roma” (il cui papà, Roberto, vecchio amico mio, è nativo di Platì); all’avv. dr. Roberto Fuda di Gioiosa Jonica (ex dirigente di settore dell’Archivio di Stato di Firenze) storico e scrittore (conosciuto come poeta nel 1969 al Liceo Classico di Locri).
A questi amici evidenziavo: << Tale statua pare realizzata dalla Scuola Perathoner di Ortisei (BZ), la stessa che ha fatto nel 1964 la statua di Badolato (poi benedetta da Paolo VI), rinnovandola da quella (del secolo XIX) distrutta da un incendio nell’agosto 1963 >>. E ancora: “E’ l’unica Madonna della Salute esistente che abbia un ammalato … Esiste a Badolato da oltre 120 anni l’originale; un’altra in Perù fatta da badolatesi >>.
Mi ha risposto, in modo simpatico ed interlocutorio, il prof. Barbaro, mentre il direttore Russo mi ha inviato una pagina scritta da Giuseppe D’Amico su questa “Madonna della Salute” dello Zòmaro che qui non ti allego perché supera di molto il limite di “byte” consentiti. Perciò, te la trascrivo di sèguito (al paragrafo 3), pure perché mi sembra assai interessante. Tale pagina è corredata da cinque foto: Monte Scarpa della Pietra veduta sulla Piana di Gioia Tauro, Faggio monumentale di contrada Palazzo, Statua della Dea Persefone, Chiesetta della Madonna della Salute, Processione della Madonna con Bambino. Non conosco il contesto da cui è stata estrapolata questa pagina, probabilmente un depliant od opuscolo turistico …
3 – LA PAGINA DI GIUSEPPE D’AMICO
Sullo Zòmaro (antico monte Caulone), sulla linea di displuvio tra lo Jonio e il Tirreno, lungo uno degli 11 altipiani che addolciscono i dislivelli dell’Aspromonte, tra affacci molto suggestivi sull’intera Piana che svolsero nell’antichità la funzione di punti di controllo, faggi monumentali, vecchie torbiere, sorgive di acque oligominerali e resti archeologici che un tempo hanno reso importante e frequentata questa montagna, che i Locresi, già nell’antichità, frequentarono per motivi soprattutto militari e la vollero dedicare a Zeus Omario (Giove conciliatore) ed è da qui che probabilmente trae origine il toponimo Zòmaro.
Sul finire del 1700, queste terre vennero maggiormente valorizzate per fini agricoli, divenendo anche la residenza stagionale dei “Prìncipi”, difatti poco più a valle residuano ancora le mura della struttura conosciuta come “Casino del Granduca”. Qui, la devozione verso i santi è rappresentata dalla figura di S. Antonio, protettore degli animali, raffigurato su una mattonella in maiolica e da una vecchia edicola votiva con dentro una statuetta della Madonna della Misericordia. Su questo altipiano subito dopo il primo dopoguerra lo Stato intervenne realizzando alcuni rifugi di montagna che servirono come dimora per gli operai che eseguivano significative opere di assetto idrogeologico e riforestazione.
Le frequentazioni stagionali vennero sostenute dai Marchesi, che promossero sia la pastorizia e la coltivazione a grano e patate dei loro fondi, sia la presenza turistica; fu così che dai litorali costieri della tirrenica e della jonica si risaliva la montagna verso lo Zòmaro, per godere dell’aria buona, per dissetarsi alle tante sorgive di acqua naturale e per acquistare i prodotti della terra. Anche il Touring Club s’interessò della promozione turistica, trattando nella famosa “Guida Bertarelli” le proprietà chimico/fisiche delle acque dello Zòmaro.
Nei primi anni del 1940, il Marchese Domenico Giffone fece costruire il primo luogo di culto in questa area dell’Aspromonte, una suggestiva Chiesetta in tavole immersa nella faggeta, che venne dedicata alla Madonna della Salute e sull’unico altare fu collocato un particolare quadro dove l’immagine ricostruisce fedelmente la rappresentazione iconografica della Dea in trono: la Persefone di Zòmaro con le forme arcaiche quali l’abbigliamento, la Dea porta “l’himation” sopra la tunica e la consegna della “spiga di grano”, tutti tratti della Dea Locrese, realizzato dal nipote del Marchese, l’Architetto Luigi Giffone nato a Polistena nel 1926. “Fons Salutis” (Fonte della Salute), così venne denominato, da allora, questo importante luogo di preghiera. La piccola campana in bronzo commissionata all’antica Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone nel Molise, con la raffigurazione della Madonna che regge il bambino sul braccio destro, posta ancora oggi sul campanile, segna l’impegno dell’Azione Cattolica e religioso del Marchese Giffone.
Più tardi, nel 1956, al fine di ospitare i tanti appassionati di montagna che frequentarono assiduamente lo Zòmaro, si diede vita alla costruzione dell’Ostello della Gioventù, ed era usanza, nel periodo estivo, il 15 di agosto, portare in processione lungo le piste del Villaggio l’antico quadro e celebrare la Santa Messa, molti i fedeli che vi accorrevano da Cittanova e dai paesi vicini sia dalla Jonica che dalla Tirrenica. Si colse l’occasione della edificazione dell’Ostello, per ricostruire in muratura la fatiscente Chiesetta in legno.
Successivamente, nel 1970 fu rifatto il campanile e alla base venne ricavata una stanzetta attigua alla Chiesetta per la preparazione delle funzioni religiose. Fu ai primi del 1990 che uno dei tanti benefattori dello Zòmaro, il Parroco Monsignor Giuseppe Pugliese di Locri (detto “littorina” per via della sua dinamicità), dispose, per devozione, il rifacimento dell’altare ponendovi l’attuale statua della Madonna con il Bambino che benedice un infermo.
4 – ALCUNE CONSIDERAZIONI
Caro Tito, mi sembra utile, adesso, fare qualche considerazione. Nel testo di Giuseppe D’Amico, appena letto, c’è il riferimento alla << piccola campana in bronzo commissionata all’antica Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone nel Molise >>. Qualche anno fa, in una di queste nostre lettere, ho accennato alla diffusa presenza in Calabria e in Sicilia della Fonderia Marinelli di Agnone (che conosco molto bene fin dall’aprile 1981) con le sue campane. Quindi mi fa proprio piacere che ce ne sia una che risuoni pure nelle amenità dello Zòmaro e, per giunta, in un luogo di culto dedicato alla salute fisica e spirituale, al benessere.
Ho sempre pensato che il culto della Madonna della Sanità (o della Salute) in Badolato fosse l’invocazione per la protezione contro parecchie malattie causate specialmente da un litorale acquitrinoso e malsano che i monaci basiliani hanno cercato inutilmente di bonificare. D’altra parte, la malaria, in questa nostre zone, è scomparsa soltanto recentemente, dopo l’uso capillare del DDT (un insetticida) dall’immediato dopoguerra fino agli anni sessanta. Invece, noto con piacere, che il culto sull’Aspromonte dello Zòmaro pare sia dovuto proprio alla salubrità di quel luogo montano posto a 942 metri di altitudine. Quasi uno spot pubblicitario, per i tempi in cui è nato. Certamente tale piccolo santuario attrae parecchi pellegrini.
Il ricorso alla Madonna della Sanità, da parte delle popolazioni di Badolato e dintorni, contro le malattie di ogni tipo è provato dal fatto che gli “ex voto” consistono nella riproduzione in cera di parti del corpo sanate. D’altra parte a Riace (a poca distanza da Badolato) il culto dei santissimi Medici Cosma e Damiano si realizza proprio nell’invocazione contro le malattie. E mentre Badolato appartiene alle Serre Joniche, già a Riace cominciano le propaggini dell’Aspromonte. Tanti sono in Italia i santuari della Madonna della Salute.
La presenza nel gruppo statuario di un malato che invoca la guarigione è un’ulteriore prova che la Madonna della Sanità di Badolato è un prodotto della necessità di ripresa da una qualche grave malattia; mentre in origine la Madonna della Salute dello Zòmaro è dovuta alla salubrità di quei luoghi montani. E’, quindi, evidente che appare alquanto inappropriata l’adozione nello Zomaro di una statua in cui è presente un ammalato (che, secondo la tradizione, è quell’Isidoro guarito per un miracolo sul colle di Badolato dove da oltre mille anni esiste il santuario rurale). A meno che, come conseguenza del mito della dea Perséfone, non lo si voglia legare tale culto pure all’idea di morte e di aldilà, oltre che alla fertilità di una terra lussureggiante come i boschi e gli altipiani dell’Aspromonte.
Comunque sia, la Salute sta bene ovunque e in qualsiasi situazione. Anche in Perù, come abbiamo evidenziato nella nostra “Lettera 272” del 12 marzo 2020 in piena pandemia Covid. La salute fisica e spirituale è la condizione indispensabile per qualsiasi essere vivente. Bisognerebbe portare a tali santuari pure gli animali, le piante e altro proprio come simbolo del nostro habitat planetario. Ecologia totale ed Armonia, come insisto sempre nei miei scritti e in molte delle mie iniziative sociali come ad esempio la Festa del mare in montagna (sorgenti di Rio Verde di Pescopennataro dal 1992). Anzi, si potrebbe fare pure sullo Zòmaro (zona ricca di sorgenti) la “Festa del mare in montagna” con conseguente Sagra del Pesce! …
Nello scritto di Giuseppe D’Amico leggiamo pure: << … questa montagna che i Locresi, già nell’antichità, frequentarono per motivi soprattutto militari e la vollero dedicare a Zeus Omario (Giove conciliatore) ed è da qui che probabilmente trae origine il toponimo Zòmaro >>. Alcune ore fa ho inviato una email al dottore Domenico Tucci di Petrizzi (CZ) per informarlo di ciò, dal momento che entrambi siamo convinti che il toponimo di Soverato possa derivare da “Zeus èratos” (Giove innamorato). E’ mia convinzione che fosse caro a Giove il territorio che oggi si chiama Calabria. Diversi sono i toponimi che potrebbero dimostrarlo: Montauro, Gioia Tauro, Taurianova, ecc. tutti con l’attinenza a Giove -Toro. D’altra parte se Zòmaro si fa derivare da “Giove Omario” potrebbe essere che tutta la Calabria nasconda una toponomastica inerente le numerose denominazioni di Giove.
La sede ufficiale di Giove era il Monte Olimpo in Grecia (altitudine 1952 metri). In Calabria la cima più alta dell’Aspromonte raggiunge i 1956 metri, quella del Botte Donato nella Sila i 1928, il Reventino nel Lametino i 1417 metri, per non dire del Dolcedorme (m. 2.267 metri) sulla parte calabrese del Pollino. Giove, quindi, avrebbe potuto trovarsi magnificamente su più montagne nella nostra regione!… Bisogna approfondire.
Intanto, secondo altri, il termine Zòmaro pare derivi dal greco con il significato di “acquitrinoso” (infatti è segnalata la presenza di torbiere). E “acquitrinoso” era fino a non molto tempo fa pure il litorale di Badolato, la cui toponomastica indica ancora numerosi “lacchi” (laghi o acquitrini). Forse i conti tornano nelle similitudini del perché possa essere presente un culto (divino) della e per la salute.
5 – FARE UN GEMELLAGGIO BADOLATO – ZOMARO
Secondo me, sarebbe utile e bello realizzare un “gemellaggio religioso” tra il santuario della Madonna della Sanità di Badolato e la Chiesetta della Madonna della Salute dello Zòmaro, soprattutto perché hanno la stessa identica statua (peraltro, fatte entrambe ad Ortisei), oltre che il medesimo culto. Una delegazione di fedeli badolatesi potrebbe partecipare alla festa-processione del 15 agosto allo Zòmaro e, viceversa, quelli dello Zòmaro-Cittanova potrebbero partecipare in Badolato alle celebrazioni della settimana tra l’ultima domenica di luglio e la prima di agosto. Caro Tito, ti immagini che meraviglia e che suggestione vedere le due statue in una stessa processione?…
Il santuario della Madonna della Sanità di Badolato dista 80 km dalla chiesetta dello Zòmaro. Il percorso più breve sarebbe “Badolato – Locri – Zòmaro” che, in genere, si può effettuare in circa 90 minuti. Per i badolatesi significherebbe, tra l’altro, recarsi in una montagna aspromontana ricca di acque salubri e di tante suggestioni. Per i “zomaresi – cittanovesi” sarebbe un’utile occasione pure per bagnarsi nello Jonio. E magari portare la tradizione della degustazione dello stocco e del baccalà nella settimana dei festeggiamenti badolatesi in Piazza Castello e/o al santuario basiliano sul colle di Sant’Isidoro … “Là dove il silenzio regna e la preghiera” come ho scritto sul quindicinale soveratese “Sentiero Calabro” di Gianni Pitingolo nel 1968.
6 – GEMELLAGGIO TRA TUTTE LE SEDI DALLA MADONNA DELLA SALUTE
Come ho scritto in varie occasioni, uno dei miei sogni resta quello che si possa realizzare un gemellaggio tra tutti i santuari che hanno il culto della Madonna della Salute o di altri Santi protettori dei malati e dei sofferenti. Molti anni fa ne ho fatto una specie di censimento, mentre nel 2006 ho cercato di portare a Badolato un pellegrinaggio di un centinaio di aderenti all’UNITALSI di Reggio Calabria, ma non fu possibile per carenza di strutture e di volontà da parte di alcuni protagonisti locali. Inoltre, dall’agosto 1967 sto proponendo di fare del santuario di Badolato una piccola Lourdes per la Calabria e/o il profondo Sud. Finora invano, pur cercando di sollecitare e coinvolgere le singole Diocesi e la Conferenza Episcopale Calabrese. Probabilmente la fede attuale non è sufficiente a realizzare ciò, assieme a strutture socio-sanitarie che possano affiancare la preghiera. Mi sembra che non si voglia ancora mettere al centro della società e della religione la sofferenza e la malattia, il malato e il sofferente. Né per fede né per denaro.
7 – IL PARTITO DELL SALUTE
Caro Tito, ti ho scritto parecchio sulla Madonna della Sanità di Badolato, sia nelle “Lettere” (giunte, con questa, al n. 421) che nelle “Lettere su Badolato” (ferme al numero 36 e, come racconto, al novembre 1975). Ti ho evidenziato le numerose idee e le iniziative che ho proposto per valorizzare il santuario e i dintorni, ma anche i temi della salute in generale … tanto che mi sono andato sempre più convincendo come e quanto sia urgente realizzare un vero e proprio “Partito della Salute”.
Non è questa la sede più adatta a descrivere né le linee-guida di un tale Partito (che si possono comunque immaginare) né tutta la gravissima problematica che incardina la salute pubblica e privata a schemi che, alla fin fine, stanno demolendo il diritto-dovere costituzionale alla salute delle singole persone, delle famiglie, dell’ambiente e della società. Pure per questo motivo, mi riprometto di soffermarmi in futuro (che spero il più prossimo possibile) per indicare quale potrebbe essere il programma di massima di un “Partito della Salute” non solo in Italia ma anche all’estero. Pure visto e considerato i tempi che corrono, dentro e fuori la globalizzazione in affanno e nel contesto dei nuovi blocchi continentali (di civiltà e di economie) tra Potenze regionali in tensione sulla guida del nuovo ordine mondiale.
8 – ELEZIONI POLITICHE 2022 STREGICHE COME NEL 1948
A tale proposito, visti i motivi del contendere a livelli ideologici-politici ed economici tra Potenze e la guerra in Ucraina (come pretesto) avendo sullo sfondo le ricorrenti pandemie nonché taluni riposizionamenti internazionali, l’imminente voto di domenica prossima 25 settembre sta per assumere, seppure con situazioni e significati diversi, la medesima valenza strategica che ha avuto il voto politico del 18 aprile 1948 (al netto di ogni altra considerazione di parte).
Cosa abbia voluto significare per l’Italia e per l’Europa il voto italiano del 1948 lo sanno i più anziani. Per gli altri, specialmente per i più giovani, sarebbe assai utile effettuare adeguate ricerche storiche-politiche su internet o presso altre fonti (magari parlando anche con chi ha vissuto quei momenti o ne sappia qualcosa). Adeguandoci all’oggi come oggi, entrare nei seggi e in cabina elettorale digiuni sui fatti del 1948 può essere un gravissimo rischio che verrebbe pagato molto caro e a lungo specialmente dalle generazioni più esposte all’incertezza esistenziale. Se, come si suole dire, la Legge non ammette ignoranza, figuriamoci la Storia!… La Storia non perdona alcun errore, senza nessuna clemenza, nemmeno per il pur minimo o ingenuo tentennamento!…
Ti ho spesso detto che dal 1972 (battesimo dell’urna) io non ho mi disertato alcuna consultazione elettorale, nemmeno una comunale. La mia dignità di cittadino mi porta a considerare il voto un diritto-dovere etico non soltanto costituzionale, forse l’unico vero “potere” democratico che abbiamo in questa nostra Repubblica parlamentare. Specialmente adesso che Camera e Senato hanno visto decurtare i nostri Rappresentanti, a torto o a ragione. Quindi, bisogna andare a votare in massa. Possibilmente tutti tutti!…
9 – SALUTISSIMI
Caro Tito, con questa “Lettera 421” ci siamo soffermati a parlare di “salute”. Nei paragrafi precedenti (n. 7 e 8) mi sono premurato di contribuire, nel mio piccolissimo, a difendere e a migliorare la salute della nostra “democrazia” la quale è alquanto acciaccata ed è bisognosa di essere rafforzata ed anche guarita da troppi egoismi e disattenzioni … come, ad esempio, le mancate cure prestate a quel territorio delle Marche (entroterra di Senigallia) colpito tragicamente da una devastante alluvione nella notte tra giovedì 15 e venerdì 16 settembre 2022 provocando numerose vittime ed enormi danni materiali ed esistenziali. E’ una zona che in pochi anni ha subìto più di un episodio analogo, nonostante siano stati stanziati tanti soldi per la manutenzione di urgenza e per intervenire a rimuovere almeno le principali le cause di tali disastri. Ma non è stato fatto quasi nulla. Alle Popolazioni colpite va tutta la nostra solidarietà ed il nostro affetto! Agli Amministratori locali la sollecitazione a darsi da fare veramente e finalmente! Chi può invii aiuti prima possibile, urgenti e concreti, adatti a risollevare ed incoraggiare quelle famiglie e quelle comunità.
L’esperienza in questa nostra “Italia fragile” ci dimostra fin troppo frequentemente e dolorosamente come e quanto sia primaria la salute del territorio, specialmente con la prevenzione delle calamità sociali e naturali. Pure questo tema (così come quello dei cambiamenti climatici) dovrà avere parte prioritaria nell’ipotizzato “Partito della Salute”. Urge essere intransigenti sulla e per la salute di tutti e di tutto.
Con questo impegno-augurio, ti ringrazio per la pubblicazione di questa “Lettera n. 421” e, in attesa della “422” ti saluto, augurandoti << BUON VOTO >> e soprattutto << BUONA SALUTE >>. Non a caso, dalle nostre parti joniche quando due persone si incontrano si augurano reciprocamente proprio “Salute!” oppure “Salve” (che ha il medesimo significato). La salute al primo posto!… Ed è già proprio questo il primo slogan del “Partito della Salute” in preparazione. “Prima la salute” (per dirla nell’odierna maniera). E la Salute va evidenziata nel primo articolo della Costituzione Italiana, assieme al Lavoro. Grazie e a presto!
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
ITER-City, domenica 18 settembre 2022 ore 18.04 – Da ben 55 anni (cioè dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. Alcune foto sono state prese dal web, altre mi sono state fornite dagli interessati.