L’invito alla cittadinanza a contribuire simbolicamente a tagliare il filo della violenza e della discriminazione, riannodando il filo della memoria.
Una riproduzione del cancello di ingresso del campo di sterminio di Auschwitz, con il funesto motto nazista “Arbeit macht frei”, il filo spinato, delle forbici per tagliarlo. Reggio Calabria celebra cosi il suo Giorno della Memoria. Un’installazione artistica tra i palazzi istituzionali, tra le sedi della Città Metropolitana e del Comune, che ripropone l’orrore dell’olocausto nazifascista e la possibilità, per ogni cittadino, di contribuire a tagliare simbolicamente il filo spinato dell’odio. A dare per primi un colpo di tenaglia stamattina a piazza Italia sono stati i due sindaci ff della Città Metropolitana e del Comune di Reggio Calabria, Carmelo Versace e Paolo Brunetti.
“Un modo – spiegano – per ricordare le tante vittime del regime nazifascista, tentando di far capire soprattutto ai più giovani l’orrore prodotto ai danni di milioni di persone, le sevizie, le privazioni, gli abusi, le esecuzioni di massa, in nome di un’ideologia malata che ha prodotto terrore e morte in Europa e nel mondo. Ma soprattutto perché quel filo spinato, simbolo dell’odio nazifascista, continua ad aggrovigliare ancora oggi tanti popoli in Europa e nel mondo, privati dei diritti essenziali che dovrebbero essere propri di ogni individuo e che vanno difesi dalle istituzioni internazionali”.
“Abbiamo voluto riprodurre l’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz nel salotto buono della città, affinché più persone possibile potessero vederlo, avvolto dal filo spinato, dando l’opportunità ad ognuno di toglierne un pezzetto, di contribuire simbolicamente a liberare i popoli dal filo dell’odio e della violenza, dalla discriminazione e dal razzismo, riannodando invece il filo della memoria.
Per non dimenticare gli orrori della follia nazifascista e per riaffermare ancora una volta, mentre venti di odio e di divisione ancora attraversano l’Europa, i valori supremi della libertà e della giustizia sociale, come termometro della lotta alle disuguaglianze e per la pace tra i popoli”.