Assistere alla devastazione delle nostre zone, causata dagli incendi, ci fa prendere coscienza dell’immensa portata dei danni irreversibili provocati alla vita delle comunità calabresi colpite e al loro territorio e soprattutto al danno altrettanto irreversibile perpetrato nei confronti dei nostri ragazzi e del loro futuro. Il patrimonio boschivo calabrese, tra i più importanti del paese per volumi e varietà di specie, costituisce da sempre un’inestimabile ricchezza per l’ambiente e l’economia, per l’equilibrio del territorio, per la preservazione della biodiversità e dei paesaggi. Lo scempio, purtroppo, si ripresenta periodicamente, quasi automatico, ogni estate; centinaia di ettari di boschi e macchia mediterranea ardono e si disintegrano, nonostante lo sforzo di uomini e donne di buona volontà per salvare tutto ciò che è possibile.

È molto probabile, quasi certo, che le nostre devastazioni sui nostri territori, siano provocate da incendiari che hanno un disegno preciso, un piano criminoso in vista di obiettivi esclusivamente economici e di profitto e la cosa più aberrante è che il piano del malaffare non è di un singolo soggetto ma di intere organizzazioni. Da noi, ormai, gli incendi sono diventati una consuetudine, ci siamo del tutto assuefatti a tali eventi, quasi non ci impressionano per niente, non sono più considerati eventi estremi.

La portata degli ultimi incendi rappresenta una grande calamità per le risorse coinvolte e per le conseguenze dell’equilibrio naturale, soprattutto in vista dei lunghi tempi di ripristino e riassetto dell’ecosistema forestale e ambientale. Inoltre le alterazioni del suolo e del sottobosco, causate dagli incendi, producono fenomeni di dissesto, producendo, nei periodi delle piogge, lo scivolamento e l’asportazione dello strato di terreno superficiale, aumentando i rischi idrogeologici.

V’è dunque la necessità urgente di un ripensamento e di una riconsiderazione più ampia delle questioni legate alla responsabilità in tema di ambiente, che come abbiamo appena visto, sembra rientrare nella normalità, nella prassi, senza quasi produrre alcuna riprovazione e coinvolgimento nella società civile.

La situazione emergenziale degli incendi del nostro patrimonio boschivo, va considerata alla stregua delle altre emergenze ambientali per i futuri equilibri del pianeta. Ha la stessa valenza dell’uso eccessivo delle risorse, dell’inquinamento, dello spreco dell’acqua, della riduzione dell’ozono, del mutamento climatico, della perdita di biodiversità.

Vogliamo dunque richiamare tutti gli uomini e donne di buona volontà, tutte le persone «significative», tutti gli individui in grado di cambiare un po’ il mondo, a un risveglio globale della società civile, ad una cittadinanza globale, ai ruoli di responsabilità e di giustizia della comunità internazionale e delle comunità locali, a una gestione delle nuove economie, all’elaborazione e all’attivazione di nuovi e coerenti progetti educativi sull’ambiente, sulla sostenibilità, sul patrimonio globale. Tale momento drammatico richiede adesso e più che mai il coinvolgimento di tutti, in una prospettiva globale, scientificamente e internazionalmente condivisa, attenta ai principi della sostenibilità ecologica, sociale ed economica. Abbiamo bisogno che i nostri ragazzi ricostruiscano un nuovo e più forte legame con il territorio, che ricreino, con il nostro supporto, una nuova ricchezza interculturale, che ci si avvii verso una nuova economia solidale nel rispetto della sostenibilità, che si possa costruire veramente un ambiente e una casa comune in vista di una società nuova, inclusiva, giusta e pacifica per formare le coscienze dei cittadini di domani.

E dunque, se la terra è ferita, serve una conversione ecologica, così come ci ricorda il Santo Padre… «serve una seria salvaguardia dell’ambiente collegata alla giustizia verso i poveri e alla soluzione dei problemi di un’economia che persegue soltanto il profitto. L’umanità deve «prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo…l’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme colpendo i più deboli… e tali problemi non trovano spazio sufficiente nelle agende del mondo».

Educandoci a vivere consapevolmente e nella partecipazione attiva ogni momento e situazione che ci coinvolge… nel nostro territorio è fondamentale riappropriarsi del significato di bene comune, di interesse sociale per superare la logica dell’interesse personale e di pochi, che avvelena la vita sociale e lo sviluppo dello stesso». Privilegiando l’aspetto educativo del nostro servizio a tutti i livelli, esortiamo a vivere il territorio e i suoi problemi e soprattutto le emergenze e le criticità che si presentano, cercando di assumere in pienezza il ruolo politico, sociale ed educativo che ci compete, evitando strumentalizzazioni di qualsiasi genere, mantenendo le specificità ed i carismi che ci contraddistinguono, su temi che ci interrogano come associazione».

Il Comitato di Zona Agesci Reventino

Gisella, Giovanni, Padre Enzo, Eugenia, Maria Costanza, Mariangela, Domenico, Filippo

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