centifoliaIl profumo di un roseto può essere percepito da una stanza chiusa, seduti davanti al nostro pc? Se il roseto è adiacente alla casa, certamente. Altrimenti bisognerà ricorrere a qualche magia o impegnare gli stati più profondi e sottili della nostra percezione e la memoria; ma è anche possibile che si evochino situazioni così particolari che consentono l’espandersi della sfera olfattiva. E’ quello che è successo domenica scorsa a “Connessioni in forma di rosa”, webinar organizzato e condotto dall’artista e paesaggista Marò d’Agostino per la terza edizione de la Festa delle rose, un evento annuale della Casa delle Erbe della Locride. Il tema centrale è stato per l’appunto, quello del profumo, di rosa, naturalmente.

A occuparsene, fino a connettersi con il numeroso pubblico di appassionati, attenti per due ore di fila, è stato un bel quartetto di ospiti, esperti di settori differenti che hanno realizzato una conferenza articolata e avvincente. A cappello delle relazioni, la presentazione del soggetto ospitante con una sequenza d’immagini che ne hanno illustrato la straordinarietà del luogo e il grande valore culturale del progetto. La Casa delle erbe della Locride rappresenta un avamposto in Calabria per la protezione della biodiversità del territorio, per il monitoraggio di una parte di questo e per l’azione di conoscenza e benessere che fornisce ai suoi utenti: le attività didattiche e laboratoriali, gli orientamenti terapeutici e conviviali, tutto quello che qui avviene è fortemente connesso con la natura.

E’ stato il prof. Giuseppe Squillace ad avviare la Festa con un’affascinante relazione sulle rose e il profumo nel mondo antico, collegando la nascita della regina dei fiori alla nascita di Venere: nate da una goccia di ambrosia caduta dal tavolo degli Dei in mare. Mito e storia che s’intrecceranno ancora fino al ventitreesimo libro dell’Iliade dove è proprio Afrodite a cospargere il corpo martoriato di Ettore con olio di rosa. Di Erodoto è la prima fonte storica che ci narra dei giardini di Mida e della più profumata di tutte le rose, la centifolia, che poi, meglio conosciuta come rosa bulgara, troverà ampia diffusione geografica e nella profumeria. Sarà Teofrasto, nel IV secolo a.C., a parlare per primo di profumo di rose – lieve, non invasivo e adatto principalmente agli uomini – dandone la composizione. La presenza del sale, usato come conservante, rendeva il profumo un potente disinfettante e ciò ne evidenziava già la doppia peculiarità, cosmetica e medicamentosa. Lo studioso calabrese si è soffermato poi sui luoghi di produzione, sempre vicini ai centri di potere e alle zone più ricche. Col dominio dei Romani, Capua, Napoli e Paestum, per esempio, divennero città delle rose. Come dire che anche il profumo di rose è soggetto alle mode e al potere politico.

fioritura-autunnaleLaura Bosetti Tonatto, creatrice di profumi di fama internazionale, ha introdotto al particolare lavoro del “naso” guidando virtualmente i partecipanti nella sua olfattoteca, sempre in aggiornamento, tra migliaia di campionature che di volta in volta seleziona. Fedele a Guy Robert, il quale sosteneva che per creare un profumo sono sufficienti due note di cui una deve essere la rosa, la Tonatto ritiene che nell’immenso campionario di essenze, per fare un profumo non è detto che si debbano usare decine d’ingredienti. A seguire, un viaggio tra le rose di Grasse e quelle di Taif, dai metodi di estrazione alle essenze, ai racconti della vita di corte. Le suggestioni della serata si sono moltiplicate quando olfatto e arte si sono fatti unico linguaggio; ed eccoci a S. Pietroburgo dove i profumi si materializzano ne “Il suonatore di liuto” di Caravaggio. Nel quadro è un vaso di fiori, con iris, rosa damascena, rosa canina, foglia di arancio e gelsomino; il piatto con la frutta, il liuto in legno di cedro, la cera di protezione del tavolo. All’Ermitage ma anche agli Uffizi o per importanti mostre o per collezioni private la signora dei profumi ha compiuto con rigore e sapienza la traduzione olfattiva delle opere visive, in alcuni casi disponibile anche per i non vedenti. In verità più che di traduzione si può parlare di creazione: una nuova dimensione sensoriale che rapporta il profumo alle arti visive ma anche alla letteratura, alla musica, alla moda, perfino alla Bibbia; e difatti, a settembre, sarà pronta una collezione per i musei Vaticani. Un intervento lungo oltre un’ora volata via leggera, ch’è tempo di ascoltare Massimiliano Capalbo, scrittore e blogger, che ha parlato dei giardini terapeutici negli scenari post pandemici. A cominciare dagli healing gardens che sorgono di fianco alle strutture ospedaliere, agli healing landscapes, che già nella loro connotazione di paesaggi naturalistici hanno effetti riequilibranti sulla psiche delle persone così come gli Urban Health, spazi di verde pubblico. In qualsiasi caso sono le piante il volano per il nostro benessere. Passeggiare nella natura ci consente un’esperienza sensoriale completa in cui l’olfatto ha un ruolo fondamentale: esporsi alle sostanze aromatiche delle varie specie arboree e agli umori della terra rafforza il sistema immunitario. Le sostanze che respiriamo sono oli essenziali e terpeni e, quindi, più restiamo immersi nella natura più respiriamo molecole salutari facendo scorta di benessere: una giornata intera ci proteggerà per una settimana così come, per alleviare il mal di schiena, può servire molto camminare a piedi nudi in un prato. I giardini bioenergetici sono veri e propri scudi contro l’inquinamento e l’emissione di onde elettromagnetiche. Se ben progettato – con criteri biologici e botanici e una sapiente scelta delle piante, della loro combinazione, dei loro effetti specifici, con attenzione agli aspetti cromatici, olfattivi e alla presenza dell’acqua – un giardino avrà un effetto terapeutico sicuro sul nostro organismo. Un solo albero non può fare miracoli ma tanti alberi possono aiutarci – ha concluso Capalbo – e non si dovrebbe mai restare indifferenti al loro abbattimento!

1458834636162La conferenza si è fatta anche golosa con intervento di Sandra Ianni, esperta in storia dell’alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche. Come a ciascun relatore, la conduttrice aveva assegnato due parole inerenti alla dimensione sottile dell’odorato. In questo caso erano “senso” e “inebriante” che la sociologa romana non ha mancato di evocare nel breve e scoppiettante spaccato d’immagini e suggerimenti sull’utilizzo della regina dei fiori, da sempre parte di speciali ricette: dal vino rosatum allo zucchero rosato, all’acqua aromatizzata con i petali che gli antichi usavano durante i convivi per immergervi le dita. Per proseguire con la particolarissima confettura di rose, ricetta contenuta nel trattato di gastronomia di Nostradamus e con altre immagini e spunti di golosità, dalla panna cotta alla rosa al ras el hanout, miscela di spezie contenente la rosa; fino alle belle forme rosacee salate ovvero alle rose e ai petali brinati o gelati. Un tripudio di profumi e sapori per i sensi di cui gli chef contemporanei hanno riportato l’uso in cucina, insieme con quello di molti altri fiori edibili. Queste e altre ricette culinarie e di bellezza, insieme a suggestive indicazioni olfattive legate alla biodiversità del paesaggio calabrese, saranno a breve disponibili in un volumetto curato da Sandra Ianni e Marò d’Agostino e prodotto dalla Casa delle Erbe della Locride.

 

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