Sul “congedo” delle coop. sociali: «Non erano più necessarie» Otto le famiglie che hanno dato procura per la presentazione del ricorso al Tar su iniziativa del Comitato “Insieme Per non Dimenticare”. Sull’ “uscita” delle coop. dagli hotel la responsabile Tornesi spiega: «Il numero di sfollati è sceso a 425 unità, non è più un servizio indispensabile. Per chi ne avrà bisogno l’assistenza continuerà anche dopo il rientro» «Scenderemo di nuovo in piazza ma questa volta ci faremo sentire» Lo aveva dichiarato qualche giorno fa la presidente del comitato “Insieme per non Dimenticare” Marisa Calafiura confermando la decisione di ricorrere al Tar per contestare l’ordinanza di rientro da parte del soggetto attuatore. Lo conferma anche oggi annunciando il nuovo corteo di protesta organizzato per sabato 6 febbraio: «Siamo in attesa delle ultime autorizzazioni, per questo non è ancora stato ben definito il percorso che seguiremo, ma l’unica cosa certa è che siamo pronti a riscendere in strada. Sono già otto le famiglie che hanno dato procura allo studio legale per la presentazione del ricorso e a breve se ne aggiungeranno altre». Un “atto” ancor più sentito rispetto a quello dello scorso 15 gennaio, perchè molti altri sono stati gli sfollati alloggiati nelle strutture alberghiere della città destinatari dell’ordinanza di rientro in zona verde. Un provvedimento giunto nonostante le richieste avanzate dai cittadini aderenti al Comitato che speravano di ottenere maggior “tollerenza” da parte degli uffici preposti a dar esecuzione a quanto stabiltio dal soggetto attuatore; una tollerenza invocata soprattutto da coloro che sono ancora in attesa di “certificare clinicamente”, l’impossibilità di far ritorno a Giampilieri e dintorni a causa del forte trauma subito dopo gli eventi del primo ottobre. Ma la manifestazione di giorno 6, se confermata, assumerà un valore in più perchè gli sfollati scenderanno in strada anche per gridare la loro contrarietà alla decisione di interrompere il servizio di assistenza sociale svolto finora negli hotel della città dalle cooperative “Azione Sociale”, “Nuova Solidarietà”, “Futura”, “Faro85” e “Nuova Presenza”, i cui presidi sono stati attivati sin dai giorni di primissima emergenza. Una decisione che tra gli sfollati ha creato non pochi malumori. Ancora una volta, dunque, le due facce di una medaglia: perchè se una prima, come appena detto, è quella “raccontata” dai volti di coloro che faranno il possibile per non tornare in quelle abitazioni “verdi”, la seconda è quella costituita dai componenti della Fuzione 2 dell’ufficio del soggetto attuatore, i cui incarichi riguardano appunto l’assistenza alla popolazione. Per fare il punto della situazione abbiamo contattato la coordinatrice delle attività, la dottoressa Rosaria Tornesi. Il primo aspetto riguarda il numero di cittadini ancora sfollati: «Il dato aggiornato è di 425 persone presenti al momento negli albergi della città, e 230 in quelli di Scaletta ed Itala. Numeri che rispetto alle cifre iniziali, riteniamo assolutamente positivi». Sul fronte del “congedo” delle cooperative operanti all’interno delle strutture, la Tornesi spiega: «La decisione è legata al fatto che pian piano si dovrà tornare alla normalità garantendo anche la liberazione definitiva degli alberghi: in quest’ottica va interpretata anche la volontà del soggetto attuatore di porre fine ad un servizio che non si riteneva più essere utile. Abbiamo avuto modo di riscontrare – aggiunge – che per il numero ormai sempre più ridotto di persone rimaste in hotel, anche in una prospettiva di “economia”, non fosse più necessario mantenere il servizio. Un servizio che – specifica la Tornesi – con il passare dei mesi è stato ovviamente ridimensionato perchè sempre meno sono state le esigenze a cui dover far fronte ». Ci tiene inoltre a precisare la responsabile della Fuzione 2: «Le persone che lasciano l’albergo non saranno abbandonate. In quetso periodo, infatti, oltre al lavoro delle Cooperative sociali negli hotel, ci è stata una massiccia mobilitazione da parte della Croce Rossa che, di concerto con il centro unico di raccolta, si è fatta carico della distribuzione di generi di prima necessità (sia cibo che vestiario). Un supporto fondamentale è però giunto anche da equipe di psicologi e medici che hanno assistito le persone tornate nelle zone alluvionate e che continuano a farlo. L’ufficio del soggetto attuatore ha infatti chiesto e ottenuto il loro sostegno, non solo per la fase dell’immediata emergenza ma anche per i mesi successivi perchè è possibile che una trauma non si manifesti subito ma a distanza di qualche tempo: per l’assistenza ai bambini abbiamo potuto contare sulla professionalità del reparto di neuro-psichiatria infantile del Policlinico e dell’Azienda Sanitaria, per gli adulti invece sono intervenuti i medici del dipartimento di salute mentale dell’Asp di Messina Sud e un’equipe di psicologi dell’Università di Messina».
(foto Dino Sturiale)
Tempostretto.it – Elena De Pasquale
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