Caro Tito, a Pistoia, amenissima città dell’alta Toscana, organizzato dall’Associazione ‘9cento, nelle giornate del 26 e 27 ottobre 2018 si è tenuto il congresso nazionale “Da borghi abbandonati a borghi ritrovati”. Ne ho avuto notizia ricercando nel web, poiché spesso cerco di aggiornarmi sul tema dello spopolamento e sulle iniziative che tendono a salvare i paesi desertificati come, in gran parte, sono quelli del nostro profondo Sud, ma pure in tantissime altre zone del resto d’Italia ed anche all’estero, persino nelle nazioni più ricche ed evolute.
In quell’occasione ho scritto al presidente dell’Associazione organizzatrice, Luca Bertinotti, per informarlo dell’esperienza badolatese degli ultimi trenta anni. Molto gentilmente, il dottore Bertinotti (che è medico ospedaliero con il pallino della cultura, in particolare della ricerca sul campo, della fotografia e della scrittura) mi ha invitato ad inviargli una testimonianza da pubblicare nel volume degli Atti di quei lavori, anche se non ci avevo partecipato di persona. Ho accettato ben volentieri, inviando una mia breve nota che, adesso, trovo alle pagine 379-384 di un grosso volume appena dato alle stampe.
Infatti, durante lo scorso mese di agosto 2020, l’editore romano Gioacchino Onorati di Roma ha pubblicato, con il marchio “Aracne” (info@aracneeditrice.it), un libro di ben 672 pagine, curato con grande attenzione e inimmaginabile fatica dallo stesso Luca Bertinotti, cui va la nostra più affettuosa riconoscenza e stima.
1 – LO SCOPO DI QUESTO LIBRO
Leggiamo sulla quarta pagina di copertina del volume “Da borghi abbandonati a borghi ritrovati” … << I paesi fantasma d’Italia si contano nell’ordine delle migliaia. Oltre ad essere oggetto di visita occasionale per gli “appassionati dell’abbandono”, i borghi deserti rappresentano, infatti, un crocevia d’interesse per ricercatori (storici, sociologi, economisti, antropologi, geografi, architetti, urbanisti, storici d’arte, ecc.) così come, d’altra parte, per scrittori, poeti, fotografi e registi.
Muovendo dalla raccolta delle varie relazioni, presentate durante il primo Convegno nazionale “Da borghi abbandonati a borghi ritrovati” – organizzato dall’Associazione ‘9cento a Pistoia nell’ottobre 2018 e insignito della “Medaglia del Presidente della Repubblica Italiana” – il volume si pone lo scopo di illustrare l’eterogenea realtà e le peculiarità dei tanti insediamenti rimasti senza abitanti, nel corso degli ultimi due secoli in Italia, amalgamando scritti più specialistici e tecnici con brani contenenti, invece, riflessioni più soggettive, emotive e personali >>.
2 – LA LEZIONE MAGISTRALE DI VITO TETI
Caro Tito, nei due giorni del convegno di Pistoia del 26 e 27 ottobre 2018 hanno partecipato ben 64 relatori (16 provenienti dal nord Italia, 25 dal centro, 17 dal sud e 3 dalla Sardegna, nessuno dalla Sicilia, 3 dall’estero). Tutti di altissimo livello, come, ad esempio, Massimo Bray (direttore generale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana), Pietro Clemente (docente universitario dalle tante cariche internazionali), mentre i patrocinatori sono stati enti e associazioni di notevole caratura nazionale ed istituzionale.
La “Lectio magistralis” è stata tenuta da Vito Teti (vibonese di San Nicola da Crissa, classe 1950), professore ordinario di Etnologia e Antropologia Culturale all’Università della Calabria, nonché direttore del Centro di Antropologie e Letterature del Mediterraneo. Questa sua “Lezione magistrale” è riportata alle pagine 71-82 del predetto volume.
Il prof. Vito Teti (che conosco personalmente fin dai tempi della medesima Università di Roma, frequentata da entrambi negli anni settanta) è un grande amico del borgo di Badolato e, in particolare, dell’associazione culturale “La Radice”. Ne ha trattato nel volume “Il senso dei luoghi – Memoria e storia dei paesi abbandonati” (edito nel 2004 da Donzelli) raccontando e commentando, tra l’altro, la nota vicenda del “paese in vendita”.
3 – LIBRO IMPERDIBILE
Visto l’argomento che interessa proprio la stragrande maggioranza degli 8 mila e più comuni italiani, ritengo che tale volume debba essere ritenuto imperdibile, specialmente per i responsabili delle istituzioni di ogni ordine e grado (specialmente le biblioteche pubbliche e private), nonché per chiunque si occupi delle molteplici problematiche legate ai borghi in sofferenza ma anche a tutte le potenzialità di rivitalizzazione (gli addetti ai lavori, in pratica).
In Italia (così come pure all’estero) operano un gran numero di associazioni e di aziende che si occupano e si preoccupano di recuperare borghi spopolati o semplici monumenti lasciati in abbandono. E, implicitamente, il volume curato dal dottore Bertinotti sembra essere dedicato a loro, proprio a chi si dedica (spesso anima e corpo, per tutta una vita) al decoro nazionale e alla valorizzazione del sudore di intere generazioni. Infatti, alla pagina 5, possiamo leggere: “Alla bellezza che sta nascosta dentro allo sfacelo”. Agli amanti di questa bellezza, quindi!
4 – VENDERE BADOLATO BORGO PER SALVARLO
Caro Tito, dalla pagina 379 alla 384 del volume “Da borghi abbandonati a borghi ritrovati” può essere letta la mia accorata testimonianza, frutto principalmente dell’esperienza avuta dal 07 ottobre 1986 fino al 31 ottobre 1988, quando poi personaggi sinistri ed eventi incrociati mi hanno spinto verso l’esilio, costretto a lasciare Badolato e la Calabria, per il cui progresso tanto mi ero preparato e tanto avevo lottato con tutte le mie forze, al di là persino di ogni ragionevolezza (poiché era l’Amore che mi spingeva). Ma c’è anche troppa altra amarezza degli anni seguenti. Una fotografia, questa mia drammatica testimonianza, della cruda e irrisolvibile realtà umana, sociale e specialmente politica nel contesto nazionale e della globalizzazione (a meno che ….).
Eccoti, comunque, il testo integrale però senza le illuminanti note inserite dal curatore Luca Bertinotti, il quale, alla pagina 382, ha evidenziato pure l’articolo del quotidiano “Il Tempo” di Roma del 07 ottobre 1986 che ha dato il via ad una vicenda clamorosa a livelli internazionali, rimasta prototipo per tutti gli altri paesi in via di estinzione. Il titolo di quanto segue è << Sì, lo confesso, ho messo in vendita il mio paese per salvarlo! >>. Tra i paragrafi che seguono inserisco alcune foto scelte tra le tante fornitemi dal presidente Luca Bertinotti (che ringrazio anche qui) e relativi ai lavori del Convegno nazionale che ha poi dato vita all’importante libro in questione. Un libro veramente da non perdere!
5 – ECCO LA MIA TESTIMONIANZA
Sono nato nel 1950, in riva al mare, in un isolato casello ferroviario nelle campagne del comune di Badolato, un borgo collinare distante sei chilometri dallo Jonio, nella Calabria più profonda e appartata. Fin da bambino ho assistito a partenze giornaliere per le Americhe, l’Australia e l’Europa. Ogni partenza era un lutto, pure perché le distanze erano percepite come senza ritorno. Uno strazio continuo! Nel mio piccolo cuore ho custodito tutte quelle lacrime e quelle grida, lo sventolio di fazzoletti bianchi ed io stesso ho avuto un fratello mai conosciuto partito per l’Argentina a venti anni, quando avevo appena tre mesi.
E uno strazio era vedere, giorno dopo giorno, chiudersi case nel borgo dei miei avi, culla di pietra pure per la mia famiglia. Ho custodito nel mio cuore il silenzio delle rughe, lasciate vuote per sopravvivere. Perché? Perché la gente era costretta ad abbandonare una terra che era ricca persino di manna?… Nessuno mi ha voluto rispondere. Muta la scuola come mute erano le case e le viuzze che per secoli avevano esaltato vita!
Poi piano piano ho cominciato a capire da me, scavando con le unghie nell’animo della gente e nella Storia. La mia gente era in vendita dai potenti e dai prepotenti. Inutile girare attorno alle parole. Un intero popolo cacciato, come lo furono Adamo ed Eva, da un vero paradiso terrestre. Il peccato originale? La povertà e la miseria imposte dai potenti e dai prepotenti soprattutto locali. Le mie non erano deserti ma terre del mito e dell’abbondanza! Avrebbero potuto sfamare il doppio della gente che già c’era senza far partire nessuno!
Eppure, l’ingordigia di pochi può fare anche questo delitto. Perché di delitto si tratta. E forse ha una data, 1860, ben precisa come hanno nome ben preciso i suoi assassini. Mi fu detto che la (cosiddetta) civiltà segue il cammino del sole. Ma era stato proprio il sole, fin dalle sue origini, a baciare la mia terra rendendola fruttuosa tutto l’anno, come poche altre al mondo! Strano delitto che finora nessun Commissario Montalbano ha dipanato per intero e nessun colpevole verrà condannato. Eppure il colpevole c’è. È lo stesso serial-killer che oggi distrugge il clima, deforesta e lascia che il deserto avanzi sempre più.
Gli antichi sapienti avevano messo in guardia e ammonito. In tempo per evitare il disastro. Ma il serial-killer li ha sbeffeggiati. Troppe ciminiere? Troppo inutile consumismo? Troppi squilibri specialmente demografici? Lo sgoverno del mondo! Megalopoli-calamita? Non basta una prima casa? Non basta una sola automobile, un solo guardaroba? Lascia che altri “campicchino” senza possedere nemmeno una baracca e rovistino nei rifiuti per sopravvivere. Oh, guarda, guarda allo specchio… quel serial-killer sono io! Proprio io, sorridente e cinico. Godurioso e senza lungimiranza. Sì, quel serial-killer sono io, ma non lo ammetterò mai! Ho lasciato l’etica della semplicità felice e mi sono complicato la vita con un’infinità di giocattoli costosi e inutili. Ho inseguito miraggi di libertà rendendomi schiavo del mio stesso prodotto.
Mi sono fatto sedurre dai miei assassini, diventando io stesso assassino. Ecco chi uccide i borghi e le campagne! Sono io, con la mia parte di colpa o di viltà. E non ho chi mi soccorra. Avrebbe potuto forse fermare questa spirale assassina quella piccola divinità della mia infanzia che parlava d’amore. Amore…? Mi suona nuova questa parola: ho ben altri orgasmi io! Vanagloria che si spreca e tante altre droghe che non saprei più come uscirne. Ci vorrebbe uno “shock” planetario… (Non ti preoccupare, quello te lo stai procurando tu con l’autodistruzione. Intravedo perfino l’estinzione!). Infatti le città scoppiano e i paesi muoiono!
Intanto Badolato muore. Il mio amatissimo borgo è in agonia. Qualche decennio ancora (niente di fronte all’infinito scorrere del tempo) e poi le sue millenarie pietre ritorneranno al sottostante torrente da cui erano state tratte, con tanta fatica, per edificarlo, baluardo contro le piraterie predatorie. Povero paese mio, l’ultimo pirata che ti sta prostrando non viene dal mare, no. È il cancro delle mie ludopatie congenite e assorbite. Sono diventato io stesso il pirata che ti assale! Ed è difficile sconfiggere i nemici interni alla casa.
Fino a qualche secolo fa, contro le piraterie predatorie c’era tutto un sistema difensivo che funzionava. C’era l’allerta delle torri cavallare: «All’arme all’arme la campana sona / li Turche so’ sbarcati a la marina!». Ecco, ho pensato, potrei essere come gli allertatori delle torri cavallare per dare l’allarme e salvare il salvabile, almeno le mura del millenario borgo che ha cominciato a sgretolarsi. Salvare almeno i simboli di quella civiltà rurale che, bene o male, aveva i suoi utili equilibri pure con la natura e il suo territorio.
Dopo tanta antropologia e tanta sociologia, mi sono ritrovato allertatore di una qualsiasi torre cavallara della mia costa jonica. Ma, non vedo turchi alla marina. Contro chi dovrei dare l’allarme? Gli invasori adesso sono subdoli, invisibili e furbi. Furbi come non mai, poiché il borgo si è svuotato con la nostra complicità. E allora lo “shock” va indirizzato pure a noi stessi, agli stessi badolatesi? Sì, penso di sì. Bisogna prima partire da sé stessi senza cominciare a incolpare sempre gli altri del proprio masochista destino.
È necessario trovare una formula, una frase di poche parole che sia allarme e saetta, autocritica e condanna, scrupolo e guida alla salvezza, ripensamento del nostro stesso modello di vita che ci autodistrugge. Provocazione. Ho lavorato molto sulle parole e sul loro effetto risvegliante. Mi immaginavo il guardiano della torre cavallara del Monte Manna (una delle tante torri a difesa dei nostri borghi jonici, proprio quella più prossima al borgo del mio paese natìo). Quale frase gridare, in due o tre parole, perché potesse essere ascoltata chiaramente, senza equivoci?… Parole come frecce nell’animo e nel cuore.
Ecco, ho trovato. Era proprio il mese di settembre di 33 anni fa. Tre parole soltanto “Badolato paese in vendita” in Calabria! Il sindaco fu d’accordo. Ci vuole uno scossone. Ecco, mi sembra lo slogan giusto in questo mondo fatto di slogan. Così ho intitolato il mio articolo, pubblicato dal quotidiano romano “Il tempo” alla pagina nazionale 22 di martedì 07 ottobre 1986, mentre a Badolato si festeggiava il giorno della Vittoria di Lepanto del 1571, cui i badolatesi avevano partecipato guidati dal loro barone Toraldo.
Tante le fotocopie dell’articolo distribuite pure ai giornalisti della Stampa Estera di Roma. E l’allarme dell’oscuro allertatore della torre cavallara del Monte Manna è partito, trovando ancora sonnacchiosi gli abitanti del borgo. I quali, svegliati dall’allerta, si sentirono colpiti nell’intimo, così come preventivato e così come avrebbe dovuto essereil mio provocatorio allarme: indurre a riflettere e prendere provvedimenti.
Da allora, le reazioni si sono susseguite in ogni forma, quella più conveniente o sconveniente allo stato d’animo di ognuno. Badolato adesso è salvo? È salvo l’uomo? Ma “Badolato paese in vendita in Calabria” è soltanto un paradigma di una realtà più complessa. Una realtà individuale, sociale e planetaria irrisolvibile finché c’è nell’animo umano la discordanza tra l’essere e l’avere, altro algoritmo così tanto antico che finora non ha trovato soluzione se non nell’ipocondria dei pitagorici e dei monaci loro seguaci. Filosofi inascoltati ed emarginati in sempre più piccole e sperdute “enclave”. Vox clamantis in deserto!
Sarà “vox clamantis in deserto” pure questo convegno “Da borghi abbandonati a borghi ritrovati”? Spero proprio di no! Anche perché gli atti del convegno potranno far riflettere qualcun altro che non abbia preso parte all’incontro di Pistoia del 26-27 ottobre 2018. Parlare fa bene, specie se dopo aver parlato e progettato si agisce coerentemente. Con lealtà d’animo e di lungimiranza.
Così, ringraziando di questa preziosa occasione per raccontare la mia micro-esperienza, dico pure qui ciò che vado dicendo da 33 anni, cioè da quando ho lanciato l’allarme “Badolato paese in vendita” che è stato accolto, in vario modo, da altri borghi che rischiavano di morire per spopolamento. Nell’attuale tipo di società complessa e globalizzata, nessuna voce può avere sèguito se non in forma la più organizzata possibile, specie a livello istituzionale.
Quindi, la salvezza dei paesi (e di tanto altro che possa salvare anche l’etica umana) passa attraverso la onesta rappresentanza istituzionale. Imperativo sarebbe quello di eleggere (anche trasversalmente) delegati “Salvaborghi” nei quartieri e nelle circoscrizioni, nei parlamenti regionali, nazionali ed internazionali, primo tra tutti il Parlamento Europeo di Strasburgo. Fino a coinvolgere l’Onu. Ma, per quanto tenacemente ricercato, non sono riuscito a trovare un solo sindaco di paese spopolato o altra persona disposta a impegnarsi per una mèta così tanto indispensabile. E i borghi si sgretolano ancora! Fino a morirne.
Badolato borgo è mezzo salvato, apparentemente. Un po’ dagli stessi badolatesi, un po’ dai neo-badolatesi venuti da decine e decine di nazioni diverse. D’estate diventa un borgo trendy. Il difficile resta pur sempre amalgamare bene i suoi neo-cittadini avvicinandoli adeguatamente alla sua ultra-millenaria storia e cultura. Il borgo brilla pure nell’accoglienza ai profughi, fin dalla iniziale nave Ararat dei curdi che tanto clamore ha aggiunto per la sua salvezza dal 1997. In tale esperienza di accoglienza Badolato è stato seguìto dal vicino borgo spopolato di Riace e da altri piccoli paesi dal grande cuore. Ma non basta. Urge andare nel profondo. Strutturale!
Per questo allarme-provocazione su Badolato e per il fatto che continuo ancora a tenere sempre alta la tensione morale e civile verso i borghi spopolati e verso un’etica che tenda all’Armonia mi sono guadagnato l’appellativo di “Sobillatore”. Sobillatore di valori rigeneranti, però! E ne sono molto fiero. Sì, sono Domenico Lanciano il Sobillatore. – stop –
6 – LO SHOCK PLANETARIO
Caro Tito, come ricorderai, il 10 aprile 2020, in piena clausura (lockdown), ho affidato a numerosi organi di stampa (specialmente web) la notizia e la pubblicazione in PDF de “IL SOBILLATORE D’ARMONIA” cioè il primo volume della trilogia che sto scrivendo su IL SOBILLATORE. Hanno pubblicato in tanti, tra cui i nostri cari amici di https://www.soveratoweb.com/domenico-lanciano-nellagosto-2019-si-aspettava-uno-shock-planetario/ e di https://www.ilreventino.it/domenico-lanciano-nellagosto-2019-si-aspettava-uno-shock-planetario/.
Ed ecco il testo dell’articolo intitolato proprio << Domenico Lanciano nell’agosto 2019 si aspettava uno shock planetario >>.
<< La situazione mondiale è allarmante. Tanto allarmante che io qui non vorrei nemmeno pensarlo, figurati se scriverlo … ma, per come va il mondo, sento che, prima o poi, subiremo un tremendo “shock planetario” davvero epocale…>>
Se pensiamo all’epidemia-pandemia di coronavirus in corso proprio a livello planetario, ecco la frase da brividi che Domenico Lanciano aveva scritto, nello scorso mese di agosto 2019, al paragrafo 57 del suo romanzo “IL SOBILLATORE D’ARMONIA” libro che lo stesso autore adesso regala in PDF ai nostri lettori e a chiunque lo vorrà chiedere al suo indirizzo mail << mimmolanciano@gmail.com >> per un invio del tutto gratuito ed immediato.
“Scrivendo tale frase, inaspettatamente profetica, non pensavo certamente al Covid-19. Però sostenevo che i tempi erano purtroppo maturi perché potesse intervenire violentemente uno “shock planetario” micidiale di diversa natura, visto e considerato che il mondo si stava saturando di situazioni critiche tali che fosse conseguenziale l’esplosione di qualcosa di terribile e letale, come se una stanza si fosse riempita di gas fino al punto di esplodere”.
Lo afferma, assai emozionato, il responsabile dell’Università delle Generazioni Domenico Lanciano, che prosegue: “Tale concetto ho poi usato in modo leggermente diverso, ma sostanzialmente del medesimo tenore nella frase << Ci vorrebbe uno “shock” planetario… Non ti preoccupare, quello te lo stai procurando tu con l’autodistruzione. Intravedo perfino l’estinzione!>>
Tale testo appartiene ad una relazione scritta qualche settimana dopo, nel settembre 2019, per l’Associazione culturale ‘9cento di Pistoia, la quale, tramite il presidente Luca Bertinotti, l’avrebbe inserita in un libro già in preparazione per la stampa presso la casa editrice Aracne di Roma con il titolo “Da borghi abbandonati a borghi ritrovati”.
7 – SALUTISSIMI
Caro Tito, concludo qui questa accorata lettera n. 307 con l’augurio che sempre più persone possano avere e leggere questo volume assai utile per chi ama il proprio paese. E anche da questo possano trovare stimoli e motivazioni per contribuire a salvare il patrimonio sociale e naturale del proprio territorio di appartenenza e dell’intera Italia ed oltre. C’è, infatti, un’Italia e un mondo da salvare ed anche con urgenza!
Ho fiducia che da cosa nasce cosa. E’ quindi assai probabile che i contenuti di questo libro possano portare a iniziative tali che giovino in modo determinante al nostro patrimonio storico, alla vivibilità e al progresso di quei borghi che non meritano certo di diventare irreversibile archeologia. Pensiamo, ad esempio, ai nostri antichi paesi collinari della costa jonica! … Non ti piange il cuore a vederli così agonizzanti?…
Ringraziandoti, di vero cuore, ti saluto, guardando alla prossima lettera n. 308 che cercherà di ribadire l’importanza del benessere ambientale e della sua bellezza, fatta anche di orchidee. Alla prossima!
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
Agnone del Molise, domenica 15 novembre 2020 ore 12.42 (sono state prese dal web le foto che non mi ha fornito il dottore Luca Bertinotti).