Decisione superficiale, schizofrenica, illogica e criminale. Sacrificata sull’altare del linguaggio della “fiducia”. La nostra ineffabile governatrice annuncia stasera di aver firmato un’ordinanza che dà il via libera, alle attività di “bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismi con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto”, oltre a maggiore libertà negli spostamenti.
Misure nuove, uniche, folli. In grado di far evaporare con un colpo di penna due mesi di assoluto senso civico da parte della popolazione calabrese. Due mesi di sacrifici. Di sofferenza. Di disperazione. Due mesi sopportati in silenzio nella naturale speranza di una ripresa graduale e razionale. Per vincere sul virus. Per non avere più paura. Per ritornare a vivere senza alcun rischio di finire in un ospedale o, peggio, inchiodata ad un letto con un tubo in bocca.
Una assurda iniziativa che mette a rischio la vita dei calabresi, considerate le fatiscenti condizioni della nostra sanità. E che offre il fianco al corpo mortale per la nostra economia, che potrebbe chiudere definitivamente a seguito dell’impenno della curva dei contagi. E tutto questo sperando che tale indegna iniziativa non sia stata avvallata dalla task force regionale che, perlomeno, fino ad ora – al netto di competenze specifiche tutte da verificare e di capacità comunicativa prossima allo zero – non aveva fatto danni nel passivo tentativo di mantenere i risultati raggiunti grazie esclusivamente alla fortuna che alle nostre latitudini il virusè arrivato in pieno lockdown. La stessa task force che dopo un mese di lavoro non è stata in grado di produrre uno straccio di protocollo di sorveglianza attiva, nè tantomeno un documento operativo di riorganizzazione della inesistente rete di medicina territoriale.
Delle due l’una: qualora la decisione di Jole fosse figlia dell’indicazione dello psicopatico pensiero di qualche componente, sarebbe cosa gravissima; se invece la nostra governatrice avesse partorito questo obbrobrio scientifico tutta da sola senza prima consultarsi con i suoi tecnici, gli stessi, in un ultimo sussulto di dignità (ammesso che ne abbiano mai avuto), dovrebbero dimettersi immediatamente. In blocco.
Il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, solo ieri aveva spiegato ai governatori del centrodestra che dal 18 maggio sarebbero stati possibili provvedimenti differenziati tra diverse Regioni italiane, in linea con il trend dei contagi nelle varie zone del Paese, ha già ritenuto questa ordinanza “non coerente” con conseguente, naturale, ricorso al Tar. Aveva chiesto pazienza e cautela. A salvaguarda del bene più prezioso di tutti: la vita umana. Ma alla nostra sceriffa non interessa la salute del suo popolo. A lei intriga solo fare politica partitica di infimo livello e lisciare il pelo alle lobby che la sostengono. Dio ci salvi dalla regina.
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