Riceviamo e pubblichiamo: <<Anche Potere al Popolo! parteciperà alle prossime elezioni comunali. «Ma insieme ad altre realtà reggine, con cui stiamo lavorando e lavoreremo prima, durante e dopo le consultazioni, crediamo sia necessario partire da una prospettiva diversa dal toto-nomi, autocandidature o dalla corsa a coalizioni meramente elettorali». Per militanti ed attivisti, c’è un presupposto di base da cui partire: «le forze migliori di questa città si possano unire e lavorare insieme sulla base di un programma condiviso, che non può e non deve essere un elenco contraddittorio di istanze buone per accontentare anime inconciliabili, ma la naturale declinazione di idee di fondo comuni». Da qui, è partito e prosegue il lavoro di discussione con altre realtà che da più o meno tempo lavorano a Reggio Calabria, a partire da un presupposto condiviso: la città è lo spazio in cui le donne e gli uomini che la vivono costruiscono relazioni durevoli e significative e agiscono per il bene comune. «Ma Reggio – sottolineano da Pap – è quanto di più distante da qualsivoglia modello comunitario di convivenza che guardi anzitutto agli ultimi. Crediamo invece che le città debbano rappresentare un modello di democrazia profonda in cui possano trovare espressione i diritti e le aspirazioni della collettività, nel rispetto dei principi della salvaguardia ambientale e dell’equità sociale. Equità messa a dura prova dalla scelta dell’attuale amministrazione di aver procrastinato, fino a quasi negare, la realtà dell’indebitamento dell’ente». Una mancanza di trasparenza – dicono da Pap – «che accomuna l’amministrazione Falcomatà a quella dei commissari o di Scopelliti e Arena prima di loro, tutti quanti concordi nel costringere la città a sacrifici quasi impossibili da sostenere piuttosto che prendere atto del dissesto». La necessità del Comune di battere continuamente cassa – spiegano attivisti e militanti di Potere al popolo – «ha fatto sì che finissero in mano ai privati settori e beni vitali per la città e a beneficiarne – dicono ormai sentenze anche definitive – è stata la ‘ndrangheta insieme ai suoi imprenditori di riferimento, che sulle società miste si sono arricchiti mentre la città cadeva a pezzi». Per Pap «la ri-pubblicizzazione dei servizi locali dev’essere il primo obiettivo di un’azione di governo della città. La re-internalizzazione – o la costituzione di aziende speciali che rispondano al diritto pubblico – costituiscono un argine alla dequalificazione dei servizi, ai tagli, allo sfruttamento delle maestranze che la privatizzazione selvaggia degli ultimi decenni ha causato». Per spiegare la profonda crisi della città – suggeriscono poi i militanti – «non basta evocare lo spettro dell’isolamento infrastrutturale e promettere pugni sbattuti sui tavoli a Roma per avviare un non meglio precisato rilancio turistico». Per Pap, «quello che deve cambiare è il modello di gestione della città, ridando voce ai cittadini attraverso istituzioni di prossimità che facilitino e medino il rapporto tra ente e abitanti, sul modello delle circoscrizioni frettolosamente abolite». Si tratta – spiegano – di un passaggio fondamentale che risponde ad un’esigenza di base. «Solo ascoltando la città e prendendo davvero coscienza di bisogni e priorità si potranno dare risposte a chi in questa città vive, studia, lavora e vorrebbe continuare a farlo; a chi esperisce quotidiane difficoltà per curarsi; a chi per lavorare deve percorrere tratti di strada non agevoli se non addirittura pericolosi; a chi deve fare i conti con la cronica penuria d’acqua e con l’emergenza ambientale provocata dalla fallimentare gestione dei rifiuti; a chi auspica di poter fruire di un’offerta culturale all’altezza del nome della città; a chi, portatore di una cittadinanza altra, vede negati i più elementari diritti civici e politici per effetto delle recenti leggi in materia di sicurezza». Noi – dicono da Pap – «non crediamo ai miti delle grandi opere che all’approssimarsi di ogni tornata elettorale tornano a manifestarsi come portatrici di sviluppo e prosperità. Crediamo che il nostro splendido territorio abbia già in sè le potenzialità per la costruzione di un futuro sostenibile e possibile. E non servono grandi progetti speculativi e i soliti imprenditori pronti a realizzarli, ma amore per questa terra e determinazione nel portare avanti gli interessi della maggioranza dei reggini, ché la restante minoranza ha già fatto abbastanza danni».>>