La sanità pubblica calabrese è da troppi anni saccheggiata e gestita in modo inefficiente e disorganizzato.
Di questa politica (politica?) sanitaria ne stanno facendo le spese, quotidianamente, i cittadini bisognosi di cure ed assistenza. Tra gestioni inefficaci e commissariamenti, ad oggi, la situazione è diventata sempre più tragica. Il lungo commissariamento sembra aver avuto come unico obiettivo il pareggio di bilancio che, in ogni caso, ci pare non abbia raggiunto gli obiettivi perseguiti: ad esempio la spesa per la migrazione sanitaria dei calabresi è addirittura aumentata lievitando da 200 ad oltre 300 milioni di euro l’anno.
Una emorragia economica questa che sta dissanguando la spesa sanitaria regionale ed ha sfiancato l’attesa dei calabresi nei loro bisogni di cura tanto da costringerli ad affrontare viaggi costosi, soggiorni fuori regione, il ricorso forzato a prestazioni in strutture private per ridurre il disagio della malasanità regionale.
I calabresi si trovano spesso, anche per le lunghe file d’attesa nelle strutture sanitarie pubbliche, a ricorrere alla sanità privata con grande sacrificio economico.
Nel frattempo non vengono fatti gli investimenti che la sanità calabrese richiederebbe: assunzione di personale sanitario (il turn over è ormai bloccato da anni) per ovviare alla carenza strutturale di personale, mancanza di macchinari per esami specialistici, mancanza di interventi di ristrutturazione e messa a norma dei presidi esistenti.
In atto, l’ospedale di Locri, con un bacino di utenza di oltre 150.000 cittadini, è uno dei presidi sanitari che più paga lo scotto di questa situazione. La struttura, a dir poco obsoleta, necessiterebbe di ristrutturazioni edilizie importanti. Alcuni reparti sono stati “temporaneamente” dichiarati chiusi a causa della carenza di medici o per guasti ai macchinari. Il pronto soccorso è situato in locali inadeguati e i tempi di attesa risultano essere lunghissimi. Questa situazione provoca disagi non indifferenti per i cittadini della Locride, già privati dell’ospedale di Siderno, per i quali, data la scarsa viabilità della zona, lo spostamento verso altri ospedali diventa davvero difficile.
Nonostante la mobilitazione e la protesta della popolazione già registrata nei mesi scorsi, le richieste già fatte dai Sindaci della Locride sono rimaste inascoltate. Bussare alla porta del Commissario Scura, della Regione o del Ministro della Sanità di turno non hanno prodotto risultati soddisfacenti.
Nel frattempo, non solo si negano i LEA (livelli essenziali di assistenza) ai cittadini, ma con essi si nega il diritto costituzionale alla salute (art. 32 Cost.: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” ), creando ulteriori disparità tra cittadini trattandoli, di fatto, come cittadini di serie A (al nord, con le cosiddette sanità virtuose ed eccellenti), di serie B (al Sud) e di serie C (coloro che non possono permettersi neanche di andare a curarsi al nord o privatamente).
Per una sanità pubblica di qualità, invitiamo la cittadinanza della Locride a far sentire forte la propria voce di protesta in tutte le occasioni che si presentano a partire dalla partecipazione il 20 ottobre in occasione del previsto evento del “Sanità Day”.
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