MESSINA – “Un bottone di madreperla che ha un centimetro di diametro e uno spessore di un millimetro certamente non penetra nel sottocute senza lasciare traccia e senza provocare algia localizzata. Dopo 5 giorni, in paziente apiretico, il corpo estraneo si è reso visibile ed è stato asportato senza determinare alcuna complicanza o menomazione al signor Cosimo Falliti”. Riceviamo e pubblichiamo integralmente, dall’Azienda ospedaliera Papardo Piemonte, precisazioni in merito alla notizia “Non si accorgono di un bottone nella ferita: paziente rischia la cancrena e denuncia medici del Piemonte”.
“L’Azienda ospedaliera Papardo Piemonte, appresa la notizia riportata dagli organi di stampa, ha immediatamente incaricato, con nota prot. 2424, il Direttore Medico di Presidio di procedere ad una attività di verifica e ispezione sui fatti pubblicati, acquisita la relazione, sentito il direttore del pronto soccorso del presidio ospedaliero Piemonte e visto gli atti,dichiara che: stante quanto evidenziato dai referti e in modo particolare dall’obiettività riscontrata, non è evidenziata nessuna ferita lacero contusa che rappresenterebbe la condicio sine qua non per permettere la penetrazione di un corpo estraneo (bottone di madreperla).
Tutto il personale infermieristico e medico che ha gestito Falliti descrive le ferite come “abrasione”.
L’abrasione rappresenta una lesione superficiale della pelle o della mucosa causata da un trauma che colpisce di striscio la superficie del corpo, senza fuoriuscita di sangue.
Un bottone di madreperla che ha un centimetro di diametro e uno spessore di un millimetro certamente non penetra nel sottocute senza lasciare traccia e senza provocare algia localizzata, che avrebbe certamente indotto tutti i sanitari ad approfondire gli accertamenti per un opportuna valutazione dell’avambraccio destro.
Il protocollo attuato dal personale medico al secondo accesso è rispondente alle linee guida di buona pratica clinica, poiché in una abrasione determinata dall’azione di attrito con l’asfalto è facile che possano essere ritenuti piccoli frammenti che determinano la lieve flogosi che il soggetto presentava.
Quindi no negligenza, no mal practice, bensì corretta gestione di attesa e copertura con antibiotico generale e locale.
Tanto che a distanza di 5 giorni, in paziente apiretico, flogosi sempre localizzata, assenza di edemi e necrosi, il corpo estraneo si è reso visibile ed è stato asportato senza determinare alcuna complicanza o menomazione al signor Cosimo Falliti.
Certamente nell’intervallo intercorso 23 maggio – 4 giugno, considerata l’obiettività riscontrata nei due accessi al pronto soccorso, “paziente non febbrile, flogosi localizzata, cute circostante integra, non presenza di edemi né al braccio né alla mano”, il signor Cosimo Falliti non ha mai rischiato di perdere l’arto”.
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