MESSINA – Meno 1156 uffici in tutta Italia, 70 in Sicilia, ben 26 nella nostra Provincia. Difficoltà per i residenti delle piccole frazioni distanti chilometri da uffici più grandi. A rischio i contrattisti a tempo determinato.
“Si paventa la chiusura di 1156 piccoli uffici postali di cui 70 in Sicilia e 26 solo nel territorio messinese. E il recapito della corrispondenza probabilmente subirà ulteriori tagli quantificabili in circa 10mila unità in tutto il territorio nazionale. E’ il “premio” ai lavoratori che operano sottoposti allo stress di blocchi continui al servizio informatico, con le pressioni che ricevono per la solitudine in cui spesso si trovano e con la fatica nel tentare il recapito di una lettera anche in condizioni estreme. Questo mentre il bilancio 2011 di Poste Italiane segna un utile netto di 846 milioni con un trend di crescita nonostante un mercato fortemente compromesso”.
Lo scrive il sindacato delle Poste della Cisl, la Slp, che continua: “L’azienda dichiara che l’antieconomicità di tali presìdi impone l’eventuale chiusura degli uffici postali che non danno utili. Peccato che questi piccoli presìdi sono preziosi per quanti hanno solo quello come punto di riferimento, peccato che l’antieconomicità dell’assistenza che un operatore postale dà ad una persona sola e spesso anziana o malata non ha prezzo a pagare. E’ abbandonando la missione sociale connaturata in Poste Italiane che si rischia di più. La vicinanza al cliente, o meglio, la vicinanza alle persone è l’utile più grande”.
La Slp Cisl analizza le ripercussioni del taglio in provincia di Messina: “Il nostro territorio, proprio per la particolare conformazione orografica, ha “bisogno” di mantenere la vita in posti bellissimi ma difficili da raggiungere e dove un Ufficio postale o un portalettere rappresentano il collegamento unico con il mondo esterno. Posti come Rocchenere o Valdina o Fiumara, a titolo di esempio, sono un patrimonio comune e chiediamo in tal senso un intervento forte da parte dei sindaci e della comunità a sostegno della nostra vertenza per scongiurarne l’eventuale chiusura. Il territorio messinese – continua il sindacato – ha bisogno di essere potenziato e per far ciò basterebbe procedere al passaggio da part time a full time dei ragazzi assunti con il progetto scivolo. Altro che tagli. Gli uffici diventerebbero sicuramente produttivi semplicemente perche ci sarebbe un lavoratore a tempo pieno che non rappresenta un costo ma un utilità per tutti”.
“E’ necessario rendersi conto – afferma il segretario generale della Cisl messinese, Tonino Genovese – che le decisioni dal vertice impoveriscono la società perché si avranno sempre meno soggetti presenti dai comuni agli ospedali e non ultimi agli Uffici postali nella perversa spirale che porta alla desertificazione ove non c’è più vita.
E’ una consapevolezza che noi come sindacato abbiamo ben presente e che vogliamo con ogni mezzo evitare. Più presìdi sociali più vita, è questo il nostro obiettivo, perciò contestiamo fortemente la scelta di Poste Italiane”.
SLP CISL è contraria “a questo piano di disuguaglianza sociale e intraprenderà tutte le azioni volte a far desistere l’applicazione di un piano scellerato – aggiunge il segretario regionale Giuseppe Lanzafame -. Nella nostra regione l’azienda ha pronto un piano di “razionalizzazione degli uffici postali”, che in pratica comporterà chiusure di piccoli uffici che non rientrano nei piani aziendali ma che rientrano certamente nei piani di sviluppo della società in cui viviamo”.
Lo stesso argomento è trattato dalla Cgil, tramite il segretario generale della Slc di Messina, Pippo Di Guardo: “La trasformazione di aziende pubbliche in aziende private continua a mietere vittime tra gli ex utenti, derubricati ormai in clienti mentre i lavoratori vengono trattati come un peso di cui sbarazzarsi”. Molti piccoli uffici in zone strategiche verranno soppressi o resteranno aperti solo due o tre giorni alla settimana con orario ridotto.
“La spiegazione facilmente prevedibile sta nelle specificità della nostra provincia fatta di isole ma anche di comuni montani- osserva Di Guardo-. Il punto però è un altro. Come faranno gli utenti, spesso anziani e non automuniti, che abitano nei comuni o nelle frazioni distanti anche chilometri dai centri maggiori?”.
Un problema che tocca anche i lavoratori. Secondo il segretario provinciale della SLC infatti, “se non si prevedono al momento licenziamenti, non si può dire altrettanto per i contratti a tempo determinato che probabilmente non verranno rinnovati. Così come per i contratti part time dei quali si attendeva la trasformazione in full time che ora rischiano di rimanere bloccati”.
Chiude Di Guardo: “Una strategia aziendale che come SLC contestiamo e contro la quale anche a livello nazionale stiamo organizzando iniziative di lotta per la difesa dei diritti dei cittadini e dei lavoratori”.
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