La trovata dei ricercatori di Stanford. Ancora qualche verifica e i test partiranno. L’amniocentesi sostituita da una semplice analisi del sangue? E’ quello che presagiscono gli studiosi di Stanford, che hanno pubblicato i risultati della loro scoperta su Nature. Presto, dunque, il fastidioso (e non privo di rischi) test a cui molte donne incinte si sottopongono per scoprire se il loro feto è affetto da alcuni difetti del corredo genetico potrebbe andare in pensione.
Per la prima volta gli studiosi dell’università statunitense, guidati dai professori Christina Fan e Wei Gu hanno mappato volta il genoma di un nascituro usando un solo campione di sangue materno senza ricorrere all’invasivo prelievo di liquido amniotico dalla pancia.
Una semplice mappatura del Dna
Gli studiosi hanno mostrato che un semplice test ematico può individuare le mutazioni del feto che sono alla base di circa 3mila disordini ereditari, tra cui i più frequenti sindrome di Down e fibrosi cistica.
Per sostituire definitivamente l’amiocentesi ci vorranno altre verifiche, ma il traguardo sembra vicino.
Intervenire prima della nascita
I ricercatori stanno inoltre cercando di individuare attraverso lo stesso sistema di mappatura condizioni patologiche che possono essere trattate prima della nascita, o comunque appena dopo il parto, in modo da prevenire il manifestarsi dei disturbi ad esse collegate.
Il papà non serve
Lo studio, pubblicato sul numero di luglio di Nature e, oltre a esporre i vantaggi di un esame meno invasivo per la donna, ha reso noto come non sia più necessario il contributo del Dna paterno: un vantaggio, quando la paternità di un bimbo non può essere conosciuta.
Il test dopo 12 settimane
Con il test genetico prenatale, i genitori potranno sapere dalla fine del primo trimestre (12 o 13 settimane di gestazione) se il feto ha dei difetti cromosomici o genetici e quindi, ad esempio, se necessita di particolari accortezze dietetiche.
Il Salvagente