Nell’aula magna dell’Istituto Comprensivo “Stefano D’Arrigo”, guidato dalla professoressa Laura Cappuccio, si è svolta dinanzi ad un nutrito pubblico la presentazione del libro, realizzato da Celestina Sindoni e Tina Giorgianni, dal titolo “Antichi Sapori di Vita Paesana – Usi e costumi del territorio venetichese”, moderata dalla professoressa Nella Trimarchi. Dopo i saluti della vicepreside, professoressa Antonietta Giardina, e dell’Assessore alla Cultura, ingegnere Salvatore Mezzatesta, di particolare rilievo sono stati gli interventi dei relatori, figure eminenti nell’ambito dei beni culturali, i quali hanno posto in risalto l’importanza del recupero e della valorizzazione di certe competenze e forme d’aggregazione, che rischiano di essere completamente travolte dalla società tecnologica.
Il professor Mario Sarica, il dottor Sergio Todesco, già autore dell’introduzione del volume, e il dottor Franco Cassata hanno apprezzato il lavoro delle due maestre in pensione, poiché, lontano dal presentarsi come un malinconico sguardo verso un tempo passato, ha l’ambizione di descriverne i valori, il messaggio etico e la vitalità per proiettarlo nel futuro come elemento foriero di princìpi, di laboriosità e bellezza. Presenti anche gli autori rispettivamente della prefazione e della postfazione, il professor Gaetano Gagliano, intervenuto al momento dei saluti, al quale il libro rappresenta un’autentica testimonianza di valore storico e raggiunge l’obiettivo di dare un volto ed una voce ad un’immensa moltitudine, di farla uscire dal buio e dal silenzio in cui, per lo più, è condannata dalla storiografia ufficiale, e la dottoressa Rosanna Gangemi, per la quale nella formazione dei giovani non possono e non devono mancare sia l’educazione al sentimento, che la formazione della coscienza storica. Particolarmente apprezzata la presenza dell’Associazione “Venetico per tutti” e del Club “Soroptimist” Spadafora Gallo-Niceto. Suscitano particolare interesse il capitolo quarto, in cui nella descrizione di scene quotidiane presenti nella vita paesana i rapporti umani sono intessuti all’insegna della solidarietà e della condivisione in antitesi al solipsismo dettato dalle mode dei social media, ed i capitoli successivi nei quali si tramanda l’arte della panificazione secondo standard familiari nonché del bucato e della stiratura in grado di fare tornare come nuovi capi di abbigliamento sgualciti.
Il calendario agricolo ha costituito nondimeno un punto di riferimento per molti contadini, ma lo potrebbe essere a tutti gli individui per cogliere la felicità nella genuinità delle cose attraverso lo scandire del tempo, mentre gli antichi corteggiamenti palesano l’importanza del sentimento eterno dell’amore contro il prevalere attuale di comportamenti adulteri e lussuriosi, che minano l’integrità fisica e morale di molte giovani famiglie. Non è dunque azzardato dire che il presente si nutre del passato ed ancor meglio si può affermare che, guardando al passato, si può costruire un futuro migliore, realizzabile solo se con l’aiuto di associazioni, istituzioni e delle molteplici forme di cittadinanza attiva, secondo gli auspici delle due autrici, cioè il Museo Permanente di Civiltà Contadina, le cui sinergie possano concretizzarsi in percorsi naturalistici con relative mappe guida, nella rivalutazione gastronomica dei piatti tipici gustati nei locali riadattati, in fattorie didattiche, nell’istituire una Scuola di Agraria e con i ruderi del Castello riportati all’antico splendore i bei sogni trovino riuscita in una florida e felice realtà.
Foti Rodrigo