La storia della Sicilia si può celebrare passando anche per la moda a sottolineare come l’isola, meta di conquista di tanti popoli euro-mediterranei, sia stata artefice di quel sincretismo culturale, che ha influenzato anche l’abbigliamento nel corso dei millenni. Attuale testimone eminente in grado di evocare antiche manifatture, interpretate con particolare originalità è il giovanissimo stilista Salvatore Impollino, il quale in occasione dell’apertura della sua sede creativa nella città del Longano ha voluto rievocare quelle realizzazioni “made in Sicily” come il pizzo, il macramè, l’uncinetto, lo sfilato siculo, ecc. rivisitati e riadattati nella couture del terzo millennio.
La denominazione “Matilde”, richiamando alla memoria Matilde d’Altavilla, prima contessa di Barcellona P.G. dopo la conquista normanna della Sicilia, nota alle cronache storiche per la sua raffinata cultura ed eleganza nel portamento, racchiude allegoricamente la nascita della sua attività nella Trinacria: infatti nella chiesa sconsacrata di San Vito, dove fra le navate si è svolta la sfilata, è stato allestito un contesto contrassegnato da pupi siciliani, vasi raffiguranti teste di moro, piante di fichi d’India ed alberelli di agrumi, che si armonizzava con gli abiti presentati da Impollino secondo uno stile lussuoso, ispirato a quelle tendenze in voga fra gli anni ‘20 e gli anni ’60, da cui, come ha sottolineato lo stesso designer, si deve soltanto apprendere.
La linea di abbigliamento, comprendente in totale settantacinque capi, indossabili da donne di tutte le età, ha mostrato al numeroso pubblico quanta maestria e passione ci sia dietro la loro creazione. Con l’apporto professionale della fotografa Josephine Caruso le modelle hanno messo in risalto tutta l’originalità di Salvatore Impollino, il quale non ha lesinato di sbalordire gli astanti con l’apposizione nelle sue lavorazioni dai cromatismi nero, bianco, tiffany, bordeaux, al cui si è accompagnata la sfumatura burgundi, di ricami nonché di gemme e pietre variegate fino al termine dell’evento riservando la presentazione di un abito da sposa di colore interamente nero indossato sublimemente dalla bellissima Gaia Chiofalo, la quale per di più recava fra le sue mani un bouquet di calle neri. «Il nero è ritenuto da me un colore non colore, che mi infonde molta tranquillità. – così ha chiosato Impollino – Nel mio quotidiano esso è sinonimo di eleganza, di finezza, oltre ad avere una funzione snellente, e soprattutto rende molto lo stile siciliano. L’abito da sposa ha rappresentato una novità nel taglio del corpetto molto sensuale e seducente per esaltare la bellezza delle donne mediterranee». Il suo genio ha radici profonde, poiché dopo il diploma all’Istituto d’Arte si è trasferito a Milano a lavorare per stilisti più o meno noti fino ad approdare alla prestigiosa maison “Dolce & Gabbana”, dove è stato assegnato all’ufficio stile alta moda. La collaborazione per due anni con Domenico Dolce, il quale con umiltà e professionalità studiava i capi da realizzare, gli ha trasmesso tantissimo amore per la Sicilia, un’esperienza di cui egli ha fatto tesoro quotidiano. Tante sono st
ate inoltre le riviste di settore interessatesi delle sue manifatture (Vogue, Harpness Bazar, ecc.), così come importante il supporto dell’attrice Sabina Negri che indossa i suoi abiti in manifestazioni autorevoli, quale ultimamente la “Prima alla Scala di Milano”, e di altre attrici partecipanti al “Festival del Cinema” a Venezia. Nonostante tanta popolarità in Italia ed in Europa, Salvatore Impollino ama definirsi un “patriota siciliano” a testimoniare non soltanto l’amore verso la propria terra, ma volere asserire con lo slogan “A Barcellona si può” che in siffatto contesto ci sono tutti i presupposti per affermarsi personalmente e professionalmente senza la necessità di emigrare altrove.
Foti Rodrigo