La riorganizzazione dell’Amam approdata in Consiglio Comunale attraverso la variazione dello statuto della società partecipata. Una riorganizzazione dei servizi sulla quale la Cisl e la Femca Cisl esprimono dubbi sulla limitazione del raggio d’azione territoriale dell’azienda tanto che il segretario generale Tonino Genovese e il segretario provinciale della Federazione, Stefano Trimboli, hanno scritto al sindaco Renato Accorinti, all’Assessore responsabile dei rapporti con le società partecipate, Guido Signorino, al Presidente del Consiglio Comunale, Emilia Barrile, al Consiglio d’Amministrazione e al Direttore Generale di Amam.
«Avendo avuto l’opportunità di fare alcune valutazioni sulla bozza circolante, come organizzazione sindacale non possiamo esimerci dal porre l’attenzione su alcuni punti fondamentali che riteniamo debbano essere ben valutati da chi esiterà il documento definitivo e da chi poi lo voterà in aula consiliare», è la premessa di Genovese e Trimboli.
«Accanto alle variazioni che concernono l’inquadramento dei servizi che il nuovo corso dell’Amam andrà a svolgere – sottolineano i due rappresentanti della Cisl – assai “bizzarra” ci appare quella parte di bozza dove si limita, secondo noi, la possibilità che Amam possa divenire gestore unico nell’ambito territoriale del servizio idrico integrato come oggi previsto dalla legislazione regionale che recepisce la regolamentazione normativa statale e comunitaria».
Il motivo è presto spiegato: «Nel vincolare la futura attività dell’Amam al solo territorio comunale – spiegano Tonino Genovese e Stefano Trimboli – oltre all’assunzione di una posizione in aperto contrasto con la cornice legislativa, riteniamo sia evidente anche una forte penalizzazione economica per l’azienda e, quindi, per il socio unico che è il Comune di Messina».
La Cisl e la Femca evidenziano, infatti, come sia ormai consolidato su tutto il territorio nazionale che le aziende acquedottistiche, con l’allargamento del loro bacino di utenza e la conseguente riduzione del numero di gestori per singolo territorio, realizzano sul medio-lungo periodo una maggiore efficienza e una più alta qualità del servizio reso ai cittadini contribuenti.
Ma il sindacato esprime anche un parere positivo per quella parte di Statuto che introduce spazi interessanti rispetto alla possibilità di sperimentare nuove forme di Democrazia Economica volte a favorire l’apporto attivo dei lavoratori nell’ambito delle decisioni aziendali che abbiano ricadute dirette o indirette sulla qualità e sulla quantità dei servizi offerti alla collettività, «e che – affermano – siamo certi potranno contribuire a garantire livelli ottimali dei servizi resi attraverso la valorizzazione dell’esperienza e della professionalità del capitale umano aziendale».