L’Amministrazione Accorinti condivide il severo giudizio espresso da alcune forze politiche circa i lavori del Comitato Tecnico della “Conferenza Interregionale” per l’Area dello Stretto. A differenza da quanto argomentato, tuttavia, il problema non è politico o di presunta sudditanza rispetto alla sponda calabrese, ma istituzionale e di coerenza con obiettivi di legge. Il comitato tecnico, che dovrebbe elaborare analisi e valutazioni per la Conferenza Interregionale per la programmazione dell’area dello Stretto, trova origine nella normativa regionale siciliana sulle Città Metropolitane, che ne ha espressamente previsto la definizione.
La sua istituzione ha senso nell’ottica, ripetutamente affermata e concretamente attivata dall’Amministrazione, della conurbazione metropolitana, che ha ovviamente due principali (se non unici legittimi) attori: le Città Metropolitane e i Comuni Capoluogo di Messina e Reggio Calabria. È fuori luogo, è politicamente impensabile ed è, sotto il profilo istituzionale, un errore grave, il solo ipotizzare che questo organismo sussista senza coinvolgere in maniera protagonistica le Città Metropolitane e i Comuni Capoluogo. È come pensare che a definire le strategie di fusione o collaborazione tra Fiat e Crysler possano essere state non le aziende con concerto sindacale, ma le Confederazioni industriali di Italia e Stati Uniti, senza coinvolgere le due imprese interessate. Cosa direbbero i Presidenti delle Assemblee Regionali siciliana e calabrese se a definire un percorso di integrazione tra le due Regioni fosse una strana “Conferenza”, supportata da un fantomatico “Comitato” di nomina ministeriale, senza ruolo o partecipazione delle Regioni stesse? È evidente l’inciampo istituzionale in cui incorrono Conferenza e Comitato.
Al Prof. Fera, che rivendica la tecnicità del comitato, sfugge che questo è di nomina politica e che tale nomina ha avuto luogo entro un percorso istituzionalmente monco, mutilato. Il problema non è tanto chi componga il comitato, ma principalmente chi ha indicato e nominato il comitato; ossia: con quale mandato e a beneficio di chi opera il comitato. Per azioni che abbiano una reale finalità istituzionale occorre che le istituzioni interessate siano pienamente coinvolte. È un fatto di cultura istituzionale e costituzionale. La riforma del Titolo V della Costituzione (l’unica ratificata dal voto popolare) ha introdotto il principio di sussidiarietà come ispirativo dell’attribuzione dei poteri alle autonomie locali, e l’istituzione delle Città Metropolitane ha introdotto principi inediti di autogoverno delle comunità locali; questi non possono essere contraddetti da un’attuazione bizzarra della prevista “Conferenza”, dove l’aggettivo “Interregionale” deve essere inteso (per coerenza con l’ordinamento costituzionale e normativo) in senso territoriale (ossia: che riguarda più di una regione) e non istituzionale (ossia: che possa essere gestito da organi Regionali, saltando le Città Metropolitane e i Comuni Capoluogo).
Intanto, ricordiamo che le Città Metropolitane e i Comuni Capoluogo sono all’opera per la costruzione dell’Area Metropolitana dello Stretto di Messina, con azioni concrete e condivisione di progetti. Ricordiamo che le Città Metropolitane e i Comuni Capoluogo hanno ispirato il “C7” che, dopo essersi riunito a Messina per condividere le linee-guida per la definizione della strategia di sviluppo del Mezzogiorno, torneranno a incontrarsi sul tema fondamentale dei trasporti e della relativa infrastrutturazione. Ricordiamo che, a valere sui fondi dell’Agenda Urbana, Messina e Reggio Calabria hanno cofinanziato progetti investendo 26 milioni (13 a città per il rinnovo della mobilità tra le due sponde). Perché l’Area Metropolitana dello Stretto si costruisce coi fatti e con gli investimenti. Commissioni o comitati che pretendano di agire senza il vaglio e l’indirizzo delle Città Metropolitane e dei Comuni Capoluogo sono destinati a produrre documenti di indirizzo, magari di pregio, ma sganciati da conducenti e finalizzati percorsi istituzionali.