Caro Tito, ti vado descrivendo il terzo volume della mia tesi di laurea, tutto dedicato alla narrazione fotografica-sociologica del mio paese, Badolato, negli ultimi 80 anni (cioè dal 1898 fino alla primavera del 1977).
Così scrivevo nella “Premessa” a tale terzo volume: “Vasta è la bibliografia, vasti i consensi che riguardano, nel mondo contemporaneo, la fotografia come utile mezzo di informazione, analisi e riproduzione e come dato sociologico. Nelle foto che seguono ha cercato di visualizzare il rapporto tra l’ambiente e gli uomini che ci vivono con numerosi rapporti nello spazio e nel tempo. Il seguente schema, con cui ho cercato di suddividere questa antologia tratta dalle 3846 foto raccolte su Badolato, vuole essere d’ausilio al testo scritto dei due precedenti volumi”.
Ti ricordo, caro Tito, che il tema della tesi era “Evoluzioni delle caratteristiche socio-economiche di Badolato nel dopoguerra” (praticamente dal settembre 1943 fino alla primavera del 1977 come racconto storico- sociologico e dal 1944 al 1974 come resoconto statistico); che il relatore era il prof. Gianni Statera (1943-1999) e il correlatore l’antropologo prof. Alberto Mario Cirese (1921-2011), figlio di Eugenio (molisano di Fossalto 1884 – Rieti 1955) grande ricercatore delle tradizioni popolari. La mia matricola era K-12699, la cattedra quella di Sociologia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma (oggi Roma 1 “La Sapienza”), Città Universitaria (oggi Piazzale Aldo Moro 1) vicino la stazione FS Termini.
Come ti ho altre volte accennato, nel 1975 ho pensato fosse stato meglio far autenticare le foto mie e di altri autori su Badolato, proprio per dare alla Commissione d’esame di laurea un documento attestante la veridicità dei contenuti del terzo volume. Così ho portato al Comune di Badolato le foto realizzate o raccolte dall’estate 1973 fino al 22 novembre 1975. Il funzionario comunale Vincenzo Serrao (sempre gentile e disponibile con i cittadini) si è presa la pazienza di timbrare sul retro di ogni foto (con lo stemma del Comune) tutte le 3.846 immagini ed ha redatto il seguente “Attestato”, firmato poi dal sindaco Antonio Larocca lo stesso giorno. Eccone il testo completo.
“Comune di Badolato – Provincia di Catanzaro. Il sindaco attesta che le fotografie presentate in visione dal sig. Lanciano Domenico, nato a Badolato il 4.3.1950, si riferiscono a luoghi, fatti e cittadini di questo Comune; che dette fotografie, di vari autori, comprendono un periodo di tempo che va dal 1898 ad oggi; che esse sono state, a tergo, debitamente timbrate con il bollo di questo Comune e numerate progressivamente dal numero uno al numero tremilaottocentoquarantesei. Che varie sono le dimensioni delle suddette fotografie, di cui 365 sono a colori e 3481 in bianco e nero. Si rilascia a richiesta del signor Lanciano Domenico per uso della sua tesi di laurea “Evoluzioni delle caratteristiche socio-economiche di Badolato nel dopoguerra”. Badolato, lì 22 novembre 1975 – Il sindaco Antonio Larocca”
Caro Tito, Il terzo volume di compone di 231 pagine, contenenti 428 fotografie. L’ho suddiviso in due parti: la “Struttura” urbana e territoriale del Comune di Badolato e la “Società”. Come “Struttura” ho presentato 86 foto per descrivere il centro urbano di Badolato Superiore (detto pure “borgo medievale”) e il centro urbano di Badolato Marina. Ho usato due foto aeree (dalle montagne al mare) avute in concessione dall’Istituto Geografico Militare di Firenze e databili al 1955.
Ben 54 foto ho utilizzato per far capire come siano cambiati, nel corso degli anni, alcuni luoghi (specialmente di Badolato Marina) e alcune persone (come l’arciprete Antonio Peronace). In pratica, ho realizzato una foto, rifacendo la medesima inquadratura di una foto precedente, per dimostrare come e quanto le stesse vedute (dei luoghi) si siano evolute o involute dagli anni cinquanta agli anni settanta. Per tale confronto mi sono state utili le foto di Giocondo Rudi, Antonio Loprete e Vittorio Conidi. Per questo motivo ho intitolato “Ieri & Oggi” la sezione dei raffronti.
Nella seconda parte (intitolata “Società”) ho descritto: il lavoro (79 foto) – le lotte per il lavoro (13) – l’alluvione del 1951 (15) – le visite di Stato (18 del principe ereditario Umberto di Savoia, del Presidente della Repubblica Einaudi, del Capo del Governo Alcide De Gasperi e del Capo del Governo Amintore Fanfani) – Servizi sociali ed Istituzioni (18) – il Consiglio Comunale (6) – Attività politica (33) – Le religioni (22) – Tradizioni e tempo libero (30) – la Scuola (8) – alla stazione ferroviaria (10) – la “corriera” (4) – la nettezza urbana (8) – al mare (8) – persone ed ambienti (36) – la morte (22) – continuità di generazioni (4) .
Inoltre ho utilizzato 8 foto nelle “Premessa” del primo volume (totale 344 pagine), ma non ne ho utilizzate nel secondo volume, prettamente tecnico-sociologico (432 pagine). Complessivamente, i tre volumi hanno ben 1.006 pagine. Il 18 settembre 1978 ho donato una copia dei primi due volumi al Sindaco di Badolato (rag. Giuseppe Nicola Parretta) con la seguente dedica: “Al Sindaco, al Consiglio Comunale, ai Cittadini di Badolato in dono questa copia dattiloscritta (in due volumi) della mia tesi di laurea su questa Comunità. Sono grato a quanti, leggendo queste pagine, vorranno integrarle con precisazioni od altri contributi per una migliore conoscenza comune. Ringrazio per la cura e l’attenzione che verranno prestate a questo mio lavoro, testimonianza dell’amore avuto per il paese della mia gente. Con umiltà, domenico lanciano”.
Sì, dal 1967 (quando ho pubblicato il primo opuscolo di poesie) ho sempre firmato (e continuo a firmare) con le iniziali in minuscolo del mio nome e cognome. Mi tocca evidenziare, inoltre, che i due volumi da me donati sono risultati introvabili (smarriti?) … forse non avendo il Comune una Biblioteca o un Archivio dove custodirli e metterli a disposizione dei cittadini e dei vari amministratori che si sarebbero succeduti. Nel novembre 1981 (quando sono stato incaricato come bibliotecario per avviare una Biblioteca civica, prima a voce e poi da aprile-dicembre 1982 con delibera) non ho trovato i due volumi della mia tesi né tanti altri libri e fascicoli che aveva mandato la Regione Calabria, ma soltanto i volumi (circa mille) acquistati ad una svendita dai nuovi amministratori della lista civica “Aratro” (1980-1985) alternativa al PCI locale.
Mi tocca, altresì, evidenziare e riproporre l’ultima frase: “Ringrazio per la cura e l’attenzione che verranno prestate a questo mio lavoro, TESTIMONIANZA DELL’AMORE AVUTO PER IL PAESE DELLA MIA GENTE” !!!
Come puoi notare, caro Tito, tutto ciò che ho fatto in Badolato e per Badolato l’ho fatto unicamente per Amore e con grande Amore … AMORE PER IL PAESE DELLA MIA GENTE, come d’altra parte sto cercando di raccontarti (e di dimostrare) con dovizia di particolari e come spero di poter continuare a raccontarti con le lettere che seguiranno.
Ho voluto dedicare i tre volumi della mia tesi di laurea ai miei Genitori (Bruno Lanciano e Maria Giuseppa Menniti), i quali hanno creduto nel mio Amore per Badolato (che era il loro stesso Amore) e, quindi, mi hanno aiutato in tutti i modi possibili ed inimmaginabili per portare a termine non soltanto tale molto impegnativo e costoso lavoro sul nostro paese … ma mi hanno sostenuto pure per portare a termine tutto il corso dei miei studi universitari che (proprio a causa di una ricerca sul campo così lunga e faticosa, ma anche entusiasmante) ha visto dilatare di ben tre anni i tempi di conclusione.
Prima curiosità. Il sindaco Antonio Larocca si è molto stupito (quel 22 novembre 1975, negli uffici della Delegazione Municipale di Badolato Marina) quando (davanti all’Ufficiale di Anagrafe Vincenzo Serrao) ha visto tutte quelle fotografie (3846). Ha esclamato: “Lanciano hai speso un patrimonio!… Allora il Comune deve contribuire a questo grande sforzo della tua famiglia. Vedrò se possiamo donarti 40mila lire”. Ho ringraziato per tale buona intenzione del Sindaco, ma non ci contavo per niente. Infatti, il contributo di 40.000 lire non è mai arrivato. Vorrei ricordarti che il viaggio in treno Badolato-Roma nel 1975 costava 5.100 lire … quindi il contributo era pari a poco meno di due viaggi andata e ritorno per la Capitale. Troppo poco a fronte di parecchi milioni di lire spese dalla mia famiglia per realizzare quello studio di cui poteva beneficiare tutta la comunità. Comunque è da apprezzare almeno la buona e significativa intenzione.
Si può ben capire che, a parte il misero ma lodevole contributo mai arrivato, un Sindaco qualsiasi avrebbe dovuto propormi di realizzare (con il contributo del Comune e di sponsor, anche vicini al PCI) almeno una mostra di qualche centinaio di fotografie (tra le più rappresentative). Tanto più che molte di tutte queste foto erano dedicate alle lotte promosse e guidate venti anni prima proprio da lui personalmente e dal Partito Comunista badolatese e questo PCI avrebbe dovuto mostrarle ai protagonisti di quelle lotte (in gran parte ancora vivi) e alle nuove generazioni. E sì che pure avevo intervistato fonograficamente per prima tale Sindaco e poi avevo continuamente sollecitato il PCI locale a mettere insieme e pubblicare la Storia delle lotte badolatesi, che tanto stupore e ammirazione avevano suscitato anche fuori della Calabria. Ricordi la “Roccaforte rossa”?…
Resto ancora adesso fin troppo meravigliato del fatto che il PCI non abbia voluto usare tutto il mio lavoro (anche per qualche sua Festa dell’Unità) che avevo offerto su un vassoio d’argento! … La mia offerta era già stata fatta almeno un anno prima del mio impegno (ripeto, sociologico) per la Terza Lista. Forse, emarginandomi, l’orgoglio non permetteva ai comunisti di utilizzare il mio lavoro quantunque a loro dedicato, in gran parte perché erano stati loro a caratterizzare la vista sociale badolatese!… Quando poi il PCI o altri hanno voluto fare qualche mostra con quelle foto dello stesso periodo, non hanno chiesto a me le foto, ma hanno preferito andare dal fotografo Giocondo Rudi a farne delle copie. A me è rimasta la soddisfazione (intima) di sapere che avevo scoperto un giacimento storico-culturale molto importante (poi reso pubblico), anche se non mi è stato riconosciuto da alcuno.
Prima curiosità. Purtroppo e troppo spesso è un difetto dei partiti quello di non accettare idee da altri. Come se ragionassero “o noi o nessuno” mentre invece una comunità è fatta anche degli altri i quali, pur non essendo comunisti, dimostrano a proprie spese di voler contribuire per la comunità stessa. Da notare che pochi badolatesi mi hanno chiesto i volumi della tesi per leggerli. E la lettura era del tutto gratis! E, queste che ti sto donando adesso, sono ulteriori notizie sociologiche. Perché tanta indifferenza?… era per non darmi soddisfazione?… Vedendo una simile freddezza dei miei concittadini, ho voluto poi nel 1987 andare casa per casa a vendere le copie della prima STORIA DI BADOLATO scritta e pubblicata da Antonio GESUALDO!!!
Seconda curiosità. Appena laureato, ho mandato alla casa editrice Feltrinelli di Milano una copia della mia tesi per proporne la pubblicazione. Mi ha risposto che, così com’era troppo voluminosa, non andava bene ma che bisognava ridurla. Per tale operazione avrei dovuto recarmi nella loro sede di Via Andegari 6 (vicino al Teatro alla Scala) per concordare il da farsi. Quando dopo qualche giorno sono andato a Milano, chi aveva firmato quella lettera, mi ha detto che, purtroppo, la casa editrice era in crisi e che non poteva affrontare le spese del mio eventuale libro!… Non voglio commentare.
Terza curiosità – Sono andato a proporre la pubblicazione della tesi (o un riassunto di essa) ad una piccola casa editrice di Roma, nota per il suo impegno sociale. La guidava un giovane aitante e sicuro di sé che ha apprezzato così tanto il mio lavoro da chiamare al telefono addirittura Cesare Zavattini (famoso scrittore e collaboratore di grandi registi come Fellini, De Sica, ecc.). Zavattini (Luzzara di Reggio Emilia 1902 – Roma 1989) era un mito e nel 1977 aveva appena pubblicato un libro fotografico sulla sua città natale. L’editore romano gli aveva chiesto di curare l’edizione di un’antologia della mie fotografie. Così sono andato a casa sua (al piano terra del palazzo sito in Via Angela Merisi 2 sulla Nomentana) con due valige stracolme di foto da cui trarre quelle per il libro. Zavattini era sempre troppo impegnato e quindi, aperte le due valige, si è spaventato (mi ha detto la moglie ridendo quando sono andato a ritirarle) di tutto quel materiale fotografico, per cui ha rinunciato all’incarico, avendo capito dall’editore che il libro era pronto in bozze non ancora in una fase così tanto embrionale. Così è sfumata pure la possibilità di un libro fotografico su Badolato. Sfiduciato, non ho chiesto più a nessuno di pubblicare in tutto o in parte quel lavoro. Non ho continuato a cercare pure perché mi tornavano in mente le parole del mio relatore, prof. Gianni Statera.
Quarta curiosità – Infatti, il prof. Statera, vedendo che ero un gran lavoratore e che mi impegnavo sempre con gioia e passione nelle cose da fare, ha cominciato a prepararsi il terreno in vista dell’invito ad entrare nel PSI di cui era un grosso esponente. Cosa ha fatto ?… (l’ho capito dopo) … Mi ha dato da leggere e studiare, per l’ultimo esame in sociologia, tutti libri che dimostravano come i giovani italiani, dopo aver conseguito la laurea umanistica, riuscivano a trovare un lavoro soltanto dopo parecchi anni (ma non sempre l’impiego era in linea con la loro laurea, in pratica si dovevano accontentare). Cosa che allora (e ancora di più oggi) è verità, purtroppo. Così, mi fece andare a casa sua per la firma della tesi da presentare alla Commissione di laurea. Partendo dalla difficile realtà lavorativa (dimostrata da quei libri) mi chiese che prospettive avessi. Nulla, ovviamente, anche se il sogno sarebbe stato lavorare per la cultura e il turismo del mio paese natìo. Però, non essendo di nessun partito, tanto meno comunista (il tipo di amministrazione che c’era al Comune) ero sicuro di non avere alcuna possibilità (pure perché ero entrato in contrasto con il PCI per via della già ricordata Terza Lista nel 1975). Ecco il punto, mi ha detto. Oggi in Italia non si va da nessuna parte senza la protezione o l’appartenenza ad un partito (sentirò questa canzone da lì a poco dal Presidente dei Giornalisti della Lombardia). Perciò, se vuoi, io ti posso aiutare con il PSI, però ti devi tesserare e fare vita di partito in una delle sezioni romane almeno per un po’ di tempo, fin tanbto che non otterrai il lavoro. L’offerta era assai interessante, ma io non potei accettare, perché mi ero ripromesso fin da ragazzo di fare una vita “etica” e in questa visione delle cose non erano previste né tessere di partito né tessere di associazioni o altro. Ciò accadeva a metà luglio del 1977. Poi ho saputo che ha fatto entrare in RAI una delle sue assistenti volontarie dopo qualche anno di gavetta universitaria gratuita.
Quinta curiosità. Nell’autunno 1977 partecipai ad un concorso per 500 posti di praticante giornalista, bandito dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Dopo qualche giorno dall’arrivo della raccomandata (certificata dalla ricevuta di ritorno) mi giunge una lettera in cui si diceva che io non avevo superato la “pre-selezione” con tutta la copiosa documentazione presentata. Come?… proprio io, dopo una laurea e ben 12 anni di attività giornalistica ufficiale e dimostrabile, non avevo nemmeno superato una “pre-selezione”?????… Non potei non telefonare al Presidente dei Giornalisti Lombardi. Mi ha detto: Domani sarò a Roma, ne parleremo a voce alle ore 16 nel salotto d’ingresso dell’Hotel tal dei tali in Via Veneto”. Ok. Mi accolse gentilmente in un salotto appartato dell’ingresso. Lo ringraziai per l’incontro. Mi disse (scrivo a memoria): Caro giovane, ho visto la sua documentazione. Così come è il suo “curriculum” lei potrebbe entrare in un giornale senza corsi e senza esami. Però la realtà è questa. Per fare questa piccola scuola di giornalismo a Milano abbiamo avuto bisogno di grossi finanziamenti. I nostri finanziatori (banche, fondazioni, istituzioni, ecc.) hanno preteso, come è normale in questi casi, una lottizzazione dei posti. Quindi, a frequentare tale scuola saranno coloro che sono segnalati dai nostri sponsor. Tutto qui. Così oggi va il mondo. Deve sapere che io per avere la tessera di giornalista professionista mi sono dovuto piegare alla Democrazia Cristiana che mi ha dato un posto al suo quotidiano, Il Popolo. Lei, caro il mio aspirante giornalista professionista, si rivolga ad uno qualsiasi dei partiti presenti in Parlamento e vedrà che qualcosa otterrà … e poi non è detto che lei debba stare sempre con il partito che l’avrà aiutata, così come poi ho fatto io, lasciando la Democrazia Cristiana, libero di scegliere chi volevo e se volevo, una volta affermatomi come professionista!”. Capito mi hai, Tito?…
Sesta curiosità – Nel terzo volume della tesi (quello fotografico) ci sono numerose fotografie, realizzate prima della seconda guerra mondiale e prima che il compianto maestro Giocondo Rudi documentasse con le sue intelligenti fotografie la vita sociale di Badolato nel dopoguerra, specialmente dal 1950 al 1960 (quando è emigrato in Svizzera). Queste e tante altre fotografie ante-Rudi (è il caso di dire) mi sono state donate spontaneamente da famiglie che mi vedevano in giro a fotografare e a cercare notizie sul nostro paese. Non voglio perdere la preziosa occasione di ringraziarle pure qui e lodare il loro civismo e l’amore condiviso per Badolato. Grazie!… Queste famiglie erano sicure che le avrei partecipate anche ai non badolatesi. Infatti, ad esempio, la foto di don Peppino Sgrò (intitolata “Badolato – Aprile 1940 – Ricordo delle missioni”) l’ho più volte pubblicata in vari tempi e modi e una ventina di copie originali del 1940 ho donato ad Istituzioni, Biblioteche pubbliche (come Agnone del Molise) e ai Sindaci che hanno partecipato alla prima riunione per i rapporti tra Badolato e i Comuni delle Serre Jonice, nella primavera del 1982. Voglio ripetere e riconoscere anche qui che circa 25 copie di tale foto di don Peppino Sgrò mi sono state donate dal mio condòmino all’Ina-Casa, Vincenzo Spagnolo (già rappresentante delle macchine da cucire Singer e commerciante di elettrodomestici, poi ritiratosi da anziano a Reggio Calabria, città della moglie).
Settima ed ultima curiosità – Unico vero conforto riguardo la tesi di laurea, in particolare per le foto, è giunto dal direttore della rivista FOTOGRAFARE (la prima e la più prestigiosa tuttora in Italia, fondata nel 1967). Mi ha scritto una lettera in cui si congratula con me per aver avuto l’idea di far “autenticare” le foto, cosa che – secondo lui – costituisce davvero un originale ed utile “precedente”. Forse potrei pure annoverare tra le soddisfazioni il fatto che alcune associazioni (tra il 2000 e il 2010) hanno cercato di fare mostre di fotografie e tentato persino di organizzare delle raccolte di fotografie storiche. Si sono addirittura rivolte pure a me … proprio a me che non ho fatto altro che esortare ripetutamente (per decenni) queste stesse associazioni (e in particolare le loro influenti guide) affinché si organizzasse in sede pubblica e comunale (fruibile per tutti) la raccolta e la valorizzazione di quanto più patrimonio storico-documentario possibile, compresa una fototeca storica!!!… Dopo giusto 40 anni dalla definizione della mia tesi di laurea, Badolato-Comune non ha ancora una vera Biblioteca, un Archivio storico documentario, una Fototeca, una Pinacoteca, un deposito archeologico e quanto altro da me tentato vanamente. Forse, nonostante gran parte della mia vita dedicata a Badolato, questo mio paese non ha saputo (più probabilmente non ha voluto) nemmeno avere la capacità di ricevere interi patrimoni e collezioni culturali come la mia e, specialmente, quella di don Peppino Sgrò (di immenso valore) costituita fototeca ed emeroteca d’epoca, riviste, libri antichi (ben 600 titoli) e quant’altro sarebbe stato utile per ricostruire la cultura e la vita sociale di Badolato prima dell’arrivo della partitocrazia, in particolare del comunismo che a tutto ha pensato fuorché ad un serio discorso organizzativo della cultura locale e nemmeno alla sua stessa storia!. Devo dire di più o basta questo per capire lo “stato dell’arte” a Badolato in questi ultimi 50 anni?…
Caro Tito, so che tu sei un grande maestro fotografo, quindi puoi capire meglio di altri l’importanza sociale di queste mie 3.846 foto per la tesi. Ma poi a queste (dal 22 novembre 1975 fino al 25 luglio 1977 giorno della laurea) si sono aggiunte altre migliaia di foto non autenticate ma comunque preziose per la comunità badolatese, la quale però non ha fatto nulla per assicurarsele! Un vero grande peccato!
Alla prossima “Lettera su Badolato n. 36” e, sempre con riconoscenza e gratitudine, ti saluto!
Domenico Lanciano Azzurro Infinito, mercoledì 20 settembre 2017 ore 21,52