Caro Tito, considero che nella mia formazione giovanile l’intera città di Roma mi sia stata umanamente e socialmente più utile addirittura della stessa frequenza dell’Università nell’aiutarmi a districarmi nella giungla esistenziale. Un esempio tra tutti. Appena giunto a Roma nel novembre 1970, ho abitato vicino alla stazione ferroviaria di Roma Termini (considerata allora quella centrale per la Capitale), che era poi poco distante dalla stessa Città Universitaria. Per un motivo o per un altro (arrivi e partenze di parenti ed amici o per un semplice attraversamento) almeno una volta alla settimana mi ritrovavo tra biglietteria e binari.
Il primo anno, si sa, serve pure a prendere dimestichezza con la città, cercando di scoprire cosa offre e come orientarsi. Diciamo, perciò, che il primo vero “studio” è stato almeno quello del centro storico più propriamente detto. Nello studiare la Stazione Termini, mi sono imbattuto in una sorta di “leggìo” su cui (incatenato alla sua colonnina in metallo) c’era un grosso volume: GUIDA MONACI – ANNUARIO GENERALE ITALIANO. Un pozzo di informazioni! Per dare un’idea era allora (con le dovute proporzioni) ciò che è adesso internet come “motore di ricerca” (limitato, però, alla sola Italia con qualche digressione estera).
In tale librone, scritte minuscole ma con le indicazioni principali in neretto, c’erano elencate milioni di “voci” … ad esempio, i nomi e gli indirizzi dei personaggi più importanti in Italia, aziende e associazioni grandi e piccole (che avevano voluto inserirsi in tale elenco nazionale), l’indice della località e tantissime altre informazioni per potersi destreggiare nella ricerca di ciò che avrebbe potuto interessare chi “navigava” nell’oceano della vita sociale e produttiva. Poi, ovviamente, c’erano pure le consuete pubblicità che troviamo dappertutto (sui giornali, in televisione, sui muri e ovunque ci sia uno spazio utile ad evidenziarsi e comunicare).
L’inserzione della propria presenza sociale era gratuita e veniva aggiornata periodicamente a cura della Società editrice. Ad esempio, ho fatto inserire l’esistenza della “mia” ASSOCIAZIONE DI EROTOLOGIA (Erotology World Association) fondata in Agnone nel 1984 con le caratteristiche scientifiche-culturali, con tutti i nomi del direttivo, gli indirizzi postali, i numeri di telefono. Il successo era tale di anno in anno che la GUIDA MONACI (fondata nel 1870 da Tito Monaci nella Roma appena appena post-papalina) si è dovuta sdoppiare e moltiplicare varie volte con volumi settoriali (come l’ANNUARIO SANITARIO).
Consultavo spesso tale GUIDA, specialmente per le mie frequenti iniziative. Mi è stata utilissima, per cui questo capitolo a lei dedicato vale pure come atto di riconoscenza e di gratitudine. La gratuità della consultazione è stata un dono immenso, come lo è (in pratica) oggi internet, pure per la possibilità di spaziare in un mondo sempre più in evoluzione ed ampliamento che tale GUIDA seguiva e aggiornava con prontezza. Da qui, specialmente, il suo successo.
Ma voglio cogliere questa occasione per ringraziare tutte le GUIDE finora usate, sempre utilissime e senza le quali, a volte si perde tanto tempo e tanto denaro. Un particolare pensiero voglio dedicare alla GUIDA VERDE MICHELIN che mi agevolato tantissimo il mio giro della Sicilia nell’agosto di 40 anni fa, 1977, la mia prima vacanza dopo la laurea, fatta pure per riposarmi e distrarmi (in modo assolutamente interessante) a sèguito del grande sforzo universitario finale. Un viaggio favoloso, che adesso sto ripetendo e approfondendo a zone. La prossima tappa, spero, a San Vito Lo Capo e dintorni per la Festa del Cous Cous 2017 (edizione n. 20).
Immagino che in altre Nazioni ci fossero sicuramente ed ovviamente altre GUIDE simili per l’orientamento industriale, commerciale, scientifico, culturale, turistico, ecc. così necessario in un mondo in veloce crescita ed espansione (mi ricordo che allora c’era proprio la rivista ESPANSIONE a caratterizzare il clima di quei tempi). Ma, oltre alla GUIDA MONACI, c’erano le guide più settoriali e particolareggiate, come, ad esempio, quella nostra dei giornalisti. Un ingrandimento di ciò che, comunque, c’era nella GUIDA MONACI.
Era possibile trovare e consultare la GUIDA MONACI (parliamo sempre quella cartacea, prima che diventasse digitale www.guidamonaci.it e www.guidamonaci.info) nelle più importanti sedi istituzionali e in tutti i principali uffici dove c’era un maggiore via vai di gente. Ragione per cui, trovandomi in tali luoghi, la mia consultazione sostituiva quella della Stazione Termini.
Poiché (come al solito non tengo mai nulla solo per me ma cerco sempre di partecipare tutto ad altri e condividere il più possibile) ho insegnato a sfogliare la GUIDA MONACI a parecchi amici che potevano essere interessati. In particolare, negli anni che sono stato a Roma, ho fatto io stesso da guida alle nuove matricole universitarie (che provenivano da Badolato e dalla nostra zona jonica) per far loro conoscere la Capitale e cosa poteva loro offrire. Ed ovviamente il primo appuntamento era la GUIDA MONACI, oltre ai centralini che avevano tutti gli elenchi telefonici d’Italia (Stazione Termini, Piazza San Silvestro, ecc.).
Mi ricordo, in particolare, che ad un giovane amico che stava per iniziare gli studi di farmacia, ho fatto sfogliare la GUIDA MONACI della Stazione Termini, specialmente nelle pagine che interessavano la sua formazione di modo che avrebbe potuto già integrare gli studi universitari con la conoscenza più diretta della vastità operativa e produttiva del suo settore. Vedevo nei suoi occhi e sul suo volto lo stupore non solo di essere a Roma (città immensa per chi vi approda per la prima volta dalla provincia) ma di scoprire le tante possibilità che può offrire la società ad una persona che con intelligenza, passione e volontà voglia cercare di inserirsi nel miglior modo possibile.
Caro Tito, ti ho detto più volte che spesso le idee ancora adesso mi svegliano di notte. Questo pure per dimostrare che per cercare di essere utile alla mia comunità mi arrovellavo sempre il cervello per trovare qualche soluzione la quale, per quanto parziale, potesse contribuire a far progredire ed elevare specialmente il mio paese natìo e la sua interzona. Paese ed interzona che consideravo il mio “metro quadrato di deserto da fecondare” (come ho scritto in una poesia presente in “Gemme di Giovinezza” del 1967 – Silloge “Una notte in Certosa”).
A riprova che ero sicuramente “idealista, sognatore, utopista” poiché (come tutti i giovani della mia generazione) volevo “un mondo migliore” e pure per tale scopo lavoravo nel mio piccolo … ma ero pure assai concreto, realista e circostanziato … a riprova e a dimostrazione di ciò, vi è proprio l’indicazione che avevo circoscritto il “metro quadrato da fecondare” proprio limitatamente al mio paese e alla mia interzona … ovvero nei luoghi più amati della mia vita!… Non avevo velleitarie ambizioni di salvare il mondo … ma solamente l’ambizione e l’onore di essere utile (per quanto possibile) ai luoghi che amavo e dove avrei bramato vivere! Questo era il principale scopo della mia esistenza. E, a ben vedere, è uno scopo di amore e di egoismo insieme!
Scopo di amore, perché quando ami vorresti il meglio del meglio per la persona o il luogo amato. Scopo di egoismo, perché se stanno bene gli altri del nostro ambiente pure noi possiamo usufruire di tale benessere. Altrimenti se i nostri vicini stanno male, questo male si ripercuote inevitabilmente pure su noi e le nostre famiglie. Prova ne è l’attuale dramma delle migrazioni … se tantissimi abitanti dell’Africa e del Medio ed Estremo Oriente stessero bene non avrebbero bisogno di venire qui, dopo tanti indegni rischi e peripezie, a “romperci le scatole” (come si lamentano alcuni) e a scombussolare tutto il nostro sistema di vita. Ti pare, Tito?… Ma ancora abbiamo visto poco o niente!
In pratica, se a Badolato e dintorni avessimo, tutti insieme o in maggioranza, creato condizioni di vita accettabili, ritengo che una buona parte di persone emigrate sarebbe rimasta sullo Jonio, senza bisogno di andare a cercarsi il pane in altre nazioni! Ognuno a casa sua sta sicuramente meglio che altrove. Certo, ci sono coloro che vogliono cambiare volontariamente luoghi di vita, ma di certo non sarebbero così tanti come nelle passate e nelle attuali epocali migrazioni bibliche. Quindi, per amore o per egoismo, avremmo dovuto fare sì che non si creassero le condizioni per sobillare il mondo e farci stare tutti male!
Caro Tito,
la GUIDA MONACI è, poi, anche la “metafora”- la “similitudine” – l’analogia (come diceva Massimo Troisi al seguito di Pablo Neruda nel film IL POSTINO) per la “ricchezza” di denaro, del successo e di benessere. Mi spiego. L’altro giorno al mercato ho acquistato della frutta. Nel restituirmi il resto, alla signora della bancarella è sfuggita una piccola moneta da un centesimo che si era andata a ficcare sotto una cassetta di uva. Si è chinata e si dannava per riprendere quel centesimo ed io a dirgli “Signora non ne vale la pena … è un centesimo … adesso avete altre persone cui essere utile!”… E lei, rivolgendosi pure a coloro che aspettavano davanti al banco, esclamò: “La ricchezza si fa con i centesimi!… Se io non avessi badato al centesimo non avrei fatto diventare tutti i figli laureati e professionisti e non avrei dato loro pure una casa e un sontuoso matrimonio!”. Tutti zitti. Tiremm innanz!
Ovviamente non era la prima volta che sentivo questa “predica” (consueta cantilena pure dei miei genitori e di tante altre persone). Ma aveva fin troppa ragione la signora (così come tutti coloro che ogni tanto ce lo ricordano). Però, in quella particolare situazione, avevo detto di lasciare perdere il centesimo (che comunque avrebbe ritrovato allo smantellamento della bancarella) poiché sapevo che la signora, troppo anziana e malandata, soffriva da tempo di mal di schiena e piegarsi così tanto fino al selciato avrebbe potuto procurarle un qualche fastidio. Fiat voluntas sua!
Quale la metafora?… La GUIDA MONACI è diventata grande e ricercata proprio perché ci trovi davvero di tutto. Pazientemente, la redazione della GUIDA raccoglie tutte le informazioni (anche le più minute) cioè tutti i centesimi (come la signora del banco della frutta) di cui si compone. Deve a questa paziente e tenace e disciplinata raccolta il suo successo che a sua volta produce benessere all’editore e ai suoi dipendenti ma anche tanta utilità a tutti coloro che la consultano. Il tutto contribuisce a “produrre” il progresso di una società. Una “banca dati” (database) d’inestimabile e strategico valore sociale! O, come si dice adesso, un network per “Business & Marketing Intelligence”! Questi sono davvero grandi meriti, grandi imprese!
Così io. A furia di proporre piccole iniziative (come i centesimi della signora della frutta) per dotare il mio paese di strutture e organizzazione efficiente, Badolato avrebbe avuto (realizzandone almeno alcune tra le tantissime) una comunità locale ed interzonale più attrezzata ed equipaggiata per se stessa e per coloro che “ambivano” venire a stare o a soggiornare. Perché Soverato (tanto per stare in zona) attrae turisti sulla sua spiaggia e clienti nei suoi negozi e produce lavoro e ricchezza con le sue molteplici attività?… Perché, anno dopo anno, iniziativa dopo iniziativa (centesimo dopo centesimo) è diventata quella che è … luogo di bellezza, di attrazione e di ricchezza!… Ed ha sorpassato tutti gli altri ambiziosi paesi diventando da borgo marinaro a città-capoluogo di un vasto territorio sub-provinciale. Badolato avrebbe potuto e dovuto farlo a suo tempo e non l’ha fatto, perdendo persino il suo tradizionale ed antico ruolo “leader” della sua interzona! A volte i treni e le occasioni storiche passano una sola volta!
Personalmente ricordo come era Soverato fin dai primi anni cinquanta. Non c’è proprio paragone con oggi, più grande e più bella, più utile a se stessa e al suo Comprensorio. Addirittura vicino al passaggio a livello c’era un piccolo rione, negli anni cinquanta, con famiglie che abitavano in vere e proprie casette precarie e persino in baracche di legno!… Ci fu un tempo, dicevano gli anziani del nostro paese, riferendosi all’attivismo dei badolatesi nel loro insieme (borghesi e popolo) prima della seconda guerra mondiale, che Badolato aveva da offrire, nei commerci e in altre attività, molto più di Soverato. Perché, allora, non ha continuato e non ha proseguito in tale “trend”?… Potrebbe essere un illuminante tema per un’altra tesi di laurea sociologica. Avanti chi può e vuole!
Purtroppo, c’erano allora pure quelli che remavano contro e non hanno permesso di realizzare (giusto per citare uno dei tantissimi esempi di regresso) nemmeno la strada che ci portava ad un utilissimo scambio civile e commerciale con le Serre … vedi a tal proposito il progetto del re di Napoli Giacchino Murat (1767-1815) dei primi dell’800 e quello (90 anni dopo) del più volte ministro del Regno d’Italia, senatore Bruno Chimirri (1842-1917) nativo proprio di Serra San Bruno, suo collegio elettorale. E quanti e quali sono quelli che hanno remato e continuano a remare contro pure adesso, soprattutto da 70 anni a questa parte?!…
Il risultato è sotto gli occhi di tutti!
Caro Tito, mi vado sempre più convincendo che non è questione di partito o di colore politico ma di PERSONE nel sapere e voler realizzare le cose utili, nell’avere prospettive e lungimiranze. Me ne sono convinto con la mia personale drammatica esperienza sul campo per decenni, ma ne ero già convinto pure prima (in modo teorico ma veritiero) per gli studi filosofici e letterari sulla natura dell’uomo e della società. Pure per questo sono altresì convinto che soltanto la “Cultura” può rendere meno rozza e malvagia la persona. Lo vedo da me stesso. Mi sono “dirozzato” anche io! Infatti, benché nato in una umile famiglia operaia-contadina, ho accresciuto la mia sensibilità sociale sicuramente per motivi genetici-valoriali di sangue, di educazione e di esempio genitoriale ma anche per motivi di “dirozzamento” culturale in senso lato (studi, religione, viaggi, confronti, ecc. ecc.), tanta buona volontà e “tensione morale e civile”!!! Amore.
Spesso dico, in qualche dialogo o conferenza, che tutti i cittadini dovrebbero essere “laureati”… è soltanto un modo per dire che dovremmo puntare ad essere tutti consapevoli, responsabili, buoni e bravi, utili a sé stessi e agli altri. Si può essere buoni e bravi anche senza aver studiato (ho conosciuto tante persone sagge e analfabete che non si sono mai sedute ai banchi di scuola, a cominciare da mia madre!). Così come si può essere malvagi, perfidi e nocivi anche avendo studiato migliaia di volumi (potrei citare qualche eloquente esempio). Bisogna vedere con quale propensione umana e sociale uno ha impostato la propria vita e quanto male e bene abbia ricevuto durante l’infanzia (che solitamente indirizza gli istinti umani per benessere o traumi ricevuti). Ecco, quindi, l’importanza di avere bambini “sani” in senso generale. Saranno i futuri attori sociali, da cui un giorno non lontano dipenderemo in tutto e per tutto! La ruota gira!
Poi per il lavoro bisognerebbe, a mio modesto parere, selezionare le persone per i talenti che hanno, per ciò che sognano di realizzare, per le inclinazioni e le tendenze naturali, poiché altrimenti con l’approssimazione, l’inadeguatezza ed il precariato si distrugge la persona e tanta parte della società. Mi sono spesso chiesto come mai lo Stato italiano abbia usato esami e test attitudinali per selezionare i militari nei vari settori delle Forze Armate, mentre al contrario nei tanti anni scolastici fatti passare nelle aule ai giovani, lo stesso Stato non abbia voluto mai tentare di capire che cosa vorrebbero fare da grandi questi suoi preziosi cittadini! Segreto di Stato!?…
Avremmo sicuramente una società davvero migliore se, ascoltando le persone, si desse loro la possibilità di realizzare i loro desideri professionali, aiutandoli anche economicamente (come fanno alcuni Stati più progrediti e, pure per questo, più potenti). Decenni fa, tra le mie tantissime proposte, avevo ipotizzato un apposito “Ministero dell’Ascolto” … proprio per ascoltare ogni singolo cittadino e, aiutandolo, renderlo più adatto ed efficace per contribuire a realizzare una società più produttiva ed organizzata. Sicuramente più gradevole e funzionale!
Ecco, la GUIDA MONACI deve la sua esistenza ad un uomo, Tito Monaci, che in tempi culturali non sospetti e molto difficili quasi impossibili politicamente (anno 1870 trapasso di poteri tra Papato e Regno d’Italia) ha pensato in grande per dotare la giovane nazione italiana di uno strumento di vera utilità e di vero progresso. E’ un’opera, la sua, classificabile come “bene immateriale” (dal momento che non è una casa, una infrastruttura fisica o un ufficio) però aiuta a crescere e a muovere meglio la casa, la fabbrica, l’ufficio.
Dovremmo credere di più nei cosiddetti “beni immateriali” socialmente più condivisibili (specialmente culturali ed aggregativi) invece di legarci al collo la pietra di troppi beni materiali che potrebbero sprofondarci nell’oceano dell’inconcludenza e della solitudine autodistruttiva (aumentando irrimediabili egoismi malvagi). Si veda il bene immateriale dell’ambiente e del clima, distrutti i quali, per noi è veramente finita! Amen!
Caro Tito, scusa se mi sono dilungato (spero utilmente), senza dirti che c’entra la GUIDA MONACI con il mio grande Amore per Badolato. Come ti dicevo prima, le idee spesso mi svegliano di notte. Così un’idea “folgorante” mi ha svegliato mentre ero a Roma verso i primi di novembre 1975. Realizzare a Badolato una “Università Popolare”. Ne avevo sentito parlare qualche giorno prima in una trasmissione televisiva, ma lì per lì non ci avevo fatto caso. Poi la solita “illuminazione” che diventa immediatamente “progetto-proposta”.
Per prima cosa avrei dovuto capire come fosse organizzata una “Università Popolare” che (diceva il servizio televisivo) era nata nel centro-nord Europa (specialmente in Danimarca, Svezia e Inghilterra) ad opera del movimento operaio (in particolare socialisti e sindacati) con lo scopo di avvicinare alla Cultura i ceti sociali più umili ed emarginati, senza però mai contrapporsi alle Università degli Studi che allora appartenevano esclusivamente alle classi di potere, abbienti e dirigenti.
Ero esultante, specialmente perché – mi dicevo – “questa volta i comunisti badolatesi non boicotteranno una simile iniziativa, ideata appunto dai loro stessi progenitori socialisti e sindacalisti quasi un secolo fa, così come hanno cercato di fare con il Centro Culturale di Badolato Marina nel 1974”. M’illudevo. Ma ti racconterò tutto, minuziosamente, nella prossima “Lettera su Badolato n. 36”.
Un grande abbraccio a te e ai nostri lettori!
Domenico Lanciano Azzurro Infinito, mercoledì 13 settembre 2017 ore 21,34