Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia – con un comunicato diffuso stamani rende noto che <<Si è conclusa alle prime luci dell’alba di oggi l’operazione dei Carabinieri del Gruppo di Locri denominata “€uro-Scuola”, che ha portato all’esecuzione di 15 provvedimenti restrittivi della libertà personale tra i comuni di Locri (RC) e Roma, nonché al sequestro preventivo di ingenti beni mobili ed immobili anche per equivalente finalizzati alla confisca.
Oltre centocinquanta militari del Gruppo Carabinieri di Locri, con l’ausilio dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di “Calabria”, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta di questa Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 15 soggetti (1 posto in custodia cautelare in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 10 colpiti congiuntamente dalle misure dell’obbligo di dimora e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso di persone nei reati di truffa aggravata e continuata, abuso d’ufficio e frode nelle pubbliche forniture, delitti tutti aggravati dalla circostanza dell’agevolazione mafiosa della ‘ndrina “CORDÌ” operante in Locri e territori limitrofi.
Nella circostanza sono state, altresì, effettuate numerosissime perquisizioni personali e domiciliari anche nei confronti degli stessi indagati.
L’attività investigativa è stata denominata “€uro-Scuola” proprio perché ha visto concentrarsi l’impegno investigativo dei militari del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Locri, negli appalti – di svariati milioni di euro – per la costruzione di un immobile totalmente abusivo, di circa 5.000 mq in c.da Gnuramomma di Locri, sede dell’Istituto Statale d’Arte “Panetta”, nonché l’individuazione di un immobile da acquisire in locazione e da destinare a sede dell’Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato (I.P.S.I.A.), sito in Locri alla Via Marconi.
L’operazione odierna può considerarsi la prosecuzione delle attività investigative poste in essere dall’Arma dei Carabinieri nel territorio locrideo, dopo la cosiddetta pax mafiosa tra le cosche “CORDÌ” e “CATALDO”, che si sono dapprima scontrate in una faida ultratrentennale (tra gli anni 1969 e 2005) per la supremazia nel territorio di pertinenza e scandita da innumerevoli fatti di sangue, poi, raggiunta la riappacificazione tra il 2008 ed il 2010, nell’accordo per la spartizione del territorio al fine di insinuarsi nell’appetibile tessuto economico che lo contraddistingueva ed infiltrarsi nei meandri della Pubblica Amministrazione.
In particolare, dalle investigazioni effettuate, è emerso come proprio i contrasti generati dai forti interessi delle due consorterie nell’ “affare” dell’edilizia scolastica avessero rappresentato, tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005, una delle scintille che aveva fatto riaccendere già dal febbraio del 2005 la guerra di mafia a Locri (con l’uccisione di CATALDO Giuseppe cl. 69).
Nell’ordinanza di custodia cautelare sono richiamate numerose captazioni anche tra presenti, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, riscontri di polizia giudiziaria, ordinanze di custodia cautelare, sentenze di primo e secondo grado emesse dagli organi giudicanti di questo distretto, molte delle quali hanno già conseguito l’autorità del giudicato ed il cui fine evidente è stato quello di dimostrare la capacità delle cosche di ‘ndrangheta dei CATALDO e dei CORDI’ di insinuarsi e di controllare l’imprenditoria operante nei territori di pertinenza anche nel caso di appalti e lavori banditi dalla Pubblica Amministrazione come nel caso di specie.
Anche le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, OPPEDISANO Domenico e NOVELLA Domenico, hanno evidenziato l’acclarato interessamento delle ‘ndrine di Locri riguardo lo svolgimento di lavori pubblici tra cui quelli che l’odierna operazione ha consentito di disvelare “…nella scuola d’arte…”.
I provvedimenti eseguiti oggi sono stati emessi a seguito dell’attività condotta dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Locri negli anni a cavallo tra il 2015 ed il 2017. L’indagine, attraverso attività dinamiche e tecniche di intercettazione con conseguente attività di riscontro, le escussioni testimoniali di vari soggetti, le relazioni di un consulente nominato ad hoc, ha consentito di accertare la disponibilità da parte di una serie di imprese, tra i cui soci figurano gli odierni indagati, riconducibili ad ambienti contigui alla ‘ndrina CORDÌ, di immobili destinati, appunto, alle predette scuole che non potevano essere destinati ad uso scolastico, per:
- la violazione delle indicazioni del piano regolatore e alle norme tecniche di attuazione del Comune di Locri: gli immobili sede dell’Istituto Statale d’Arte “P. Panetta” e dell’I.P.S.I.A., non sono conformi allo strumento urbanistico vigente ed alle norme tecniche di attuazione del Comune di Locri, poiché le particella ove ricadono i citati fabbricati sono nella zona “B1 “ di completamento, dove non è consentita la realizzazione di immobili ad uso scuola;
- la violazione del D.P.R. 380/01 artt. 44 e 36, in relazione alle opere abusivamente effettuate prima dell’emanazione di qualsiasi titolo concessorio e che sarebbero dovute pertanto essere sanate ma non è stato fatto;
- l’illegittimità del titolo concessorio rilasciato dal Comune di Locri rispetto allo strumento urbanistico vigente e alle norme tecniche di attuazione dello stesso Comune relativamente alla particella ove ricadono le due scuole in questione è illegittimo ed emesso in violazione del D.P.R. 380/01 art. 12 comma 1 in quanto la destinazione d’uso indicata nei relativi atti, non è compatibile con le disposizioni urbanistiche designate nel piano regolatore comunale e nelle norme tecnico attuative del Comune di Locri, rispetto alle particelle ove insistono le costruzioni, poiché le stesse ricadono nella zona “B1“ di completamento, dove non è consentita la realizzazione di immobili ad uso Uffici e, tanto meno, ad uso “Uffici aperti al pubblico” o ad uso “scuola”;
- la violazione dell’art. 20 comma 7 D.P.R. 380/01: il Permesso di Costruire non risulta pubblicato presso l’Albo Pretorio comunale;
- la difformità delle opere rispetto ai progetti consentiti;
- l’irregolarità del Certificato di “Collaudo delle strutture in c.a. e metalliche” con riferimento al mancato collaudo delle strutture in acciaio, tra cui le scale;
- la difformità dell’accatastamento avvenuto presso l’Ufficio Provinciale di Reggio Calabria – Agenzia del Territorio (oggi Agenzia delle Entrate) rispetto agli elaborati grafici presentati ai fini dell’accatastamento e rispetto allo stato di fatto dell’opera utilizzata come scuola;
- l’illegittimità del Certificato di Agibilità rilasciato nonostante il richiedente non abbia prodotto l’atto di “Dichiarazione di conformità dell’opera rispetto al progetto approvato”;
- la presenza di gravi difformità tra le “parti strutturali” depositate a progetto e i relativi elaborati del progetto architettonico perché le Tavole di “Carpenteria ed esecutivi” del progetto strutturale, non sono congruenti con le tavole relative al progetto architettonico, che invece dovevano essere uguali;
- la presenza di gravi difformità tra i Calcoli Statici e i Certificati delle prove sui materiali di calcestruzzo, perché dalla verifica dei Certificati della prove sui materiali di calcestruzzo risulta un valore del calcestruzzo identificabile in RCK250 kgf/cmq per tutte le travi ai vari piani, ed un valore del calcestruzzo identificabile in RCK300 kgf/cmq per tutti i pilastri;
- l’assenza dei Certificati di Prevenzione Incendi obbligatorio per le scuole di ogni ordine e grado con oltre 100 persone presenti e conseguente assenza del “nulla osta” all’esercizio dell’attività ai fini della sicurezza antincendio, attestante le condizioni di sicurezza previste dalla normativa.
Altre condotte illecite sono:
- l’omessa acquisizione di un nuovo parere della Prefettura di Reggio Calabria a seguito di “modifica di patti di società in accomandita semplice” relativa alla Società CIRCOSTA Pietro & s.a.s.;
- l’elusione della normativa recante disposizioni relative l’interdittiva antimafia attraverso la comunicazione alla Provincia di Reggio Calabria di atti con i quali il CIRCOSTA Antonio, socio accomandatario, comunicava la modifica della compagine sociale, rappresentando falsamente la fuoriuscita dalla società “CIRCOSTA Pietro & C. s.a.s.” dei soci, odierni indagati: MAIORANA Antonio, MAIORANA Rocco, MAIORANA Cosimina, MAIORANA Lucia, che di fatto, invece, rimanevano comunque soci della società;
- l’accordo che consentiva al MACRÌ nella qualità di responsabile dell’Area Urbanistica del Comune di Locri, in violazione della legge e nell’esercizio delle sue funzioni, di commettere reato di abuso di ufficio attraverso illegittimo rilascio del Permesso di Costruire n. 11/2012 emesso in data 19.03.2012 dal Comune di Locri in palese violazione delle disposizioni di legge in materia ed in particolare dell’art. 12 comma I del D.P.R. 380/01 (Testo Unico in materia edilizia), così intenzionalmente procurando un ingiusto vantaggio patrimoniale ai soci della “CARACCIOLO Sergio & C. s.a.s., consistito nella possibilità di vendere l’immobile in questione (I.P.S.I.A.) alla Provincia di Reggio Calabria e consentendo, altresì, a questi ultimi di consumare il reato di truffa aggravata.
- Quanto sopra ha anche consentito, a soggetti vicini alla cosca CORDÌ, di percepire indebitamente, in relazione alla locazione di detti immobili da parte della Provincia di Reggio Calabria, un canone di locazione assolutamente incongruo perché calcolato in difformità alle previsioni sul calcolo delle superfici.
Non può essere trascurata, altresì, la condotta che permetteva ai sodali di commettere frode nell’esecuzione dei contratti di locazione e compravendita dell’immobile adibito a Scuola d’Arte, stipulato con la Provincia di Reggio Calabria, con “l’aggravante di aver commesso il fatto con modalità mafiose – in relazione alle indebite pressioni esercitate con modalità mafiose sull’Architetto TALLARIDA già Responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Locri in vista della concessione dei permessi e delle certificazioni necessari alla costruzione dell’immobile”.
- I fatti delittuosi oggetto di indagine sono risultati contraddistinti da un medesimo modus operandi, e dal protagonismo del nucleo familiare dei CIRCOSTA e, in particolare dalla “regia” di Pietro CIRCOSTA e dell’Avvocato Luca MAIO, quest’ultimo già nella sua qualità di Consigliere della Provincia di Reggio Calabria.
In tale veste l’Avv. MAIO si interessava ad entrambi gli iter amministrativi relativi agli immobili oggetto di indagine e comunque quale “…socio di fatto, cointeressato, beneficiario delle vicende delle società dei CIRCOSTA sin dalla loro costituzione”. Invero, “del tutto preoccupante è la messa a disposizione da parte dell’Avv. Luca Maio della sua professionalità, anche nella intrapresa carriera politica, per perseguire senza pudore alcuno, interessi illeciti in danno della cosa pubblica ed a vantaggio di una cosca di ‘ndrangheta”.
Le condotte illecite contestate dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria sono state perpetrate sicuramente grazie alla collusione di soggetti appartenenti a varie amministrazioni pubbliche, che “…non hanno avuto alcuna remora a realizzare tali condotte senza neanche curarsi dei conseguenti potenziali rischi per la sicurezza e l’incolumità degli studenti…”, con persone che rappresentavano gli interessi della criminalità organizzata locrese – cosca CORDÌ – quali i fratelli MAIORANA Antonio e MAIORANA Rocco, soggetti già emersi nell’ambito dell’operazione di polizia denominata convenzionalmente “Primavera” (eseguita sempre dai Carabinieri di Locri alla fine degli anni ‘90) quali persone vicine al defunto CORDÌ Cosimo e con accertate frequentazioni con appartenenti alla ‘ndrina CORDÌ e fratelli di MAIORANA Franco, condannato nell’ambito dell’operazione “Sharks” (eseguita nel 2009 dai Carabinieri) che ha colpito il clan CORDÌ per un giro di usura nel territorio del comprensorio locrideo.
- I capi di imputazione degli odierni indagati – per lo più incensurati e liberi professionisti (Avvocati, Ingegneri, Architetti, Geometri ecc…) – sono la prova di tale scellerato connubio.
Dallo spaccato emerso dalla copiosa ordinanza si denota, purtroppo, ancora una volta, una posizione per lo meno da definire ambigua ricoperta da molti imprenditori della locride: pare che gli stessi, in tal senso, abbiano concretamente contribuito – pur senza farne formalmente parte – “…al rafforzamento, alla conservazione e alla realizzazione degli scopi dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria, sul territorio nazionale e all’estero, costituita da molte decine di locali, articolate in tre mandamenti e con organo di vertice denominato “Provincia”; associazione che si avvale della forza d’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, allo scopo – tra l’altro – di acquisire direttamente e indirettamente la gestione e/o controllo di attività economiche, in particolare nel settore edilizio, movimento terra, ristorazione; acquisire appalti pubblici e privati; ostacolare il libero esercizio del voto, procurare a sé e ad altri voti in occasione di competizioni elettorali, convogliando in tal modo le preferenze su candidati a loro vicini in cambio di future utilità; conseguire per sé e per altri vantaggi ingiusti”.
Quanto accertato dai Carabinieri di Locri con l’operazione odierna, sviluppata anche grazie ad una complessa ed articolata attività di indagine ed all’analisi di migliaia di atti e documenti amministrativi, ha appalesato un danno di diversi milioni di euro per la Provincia di Reggio Calabria (versati in totale, dal 2003 al 2016 alle ditte vicine alla ‘ndrina CORDÌ).
Nel medesimo contesto sono stati sottoposti a sequestro preventivo (ex art. 321 c.p.p.) i due istituti scolastici in questione per un valore complessivo di circa cinque milioni di euro nonché, sono in corso per undici indagati, sequestri finalizzati alla confisca per equivalente di beni per un valore complessivo di oltre sette milioni di euro (tra beni immobili, autovetture, polizze assicurative, somme di denaro depositate presso istituti di credito, finanziarie, o rimesse presso Case da Gioco, in Italia e all’estero).