World Humanitarian DayCaro Tito, ti sarà capitato (come a quasi tutti noi) di sentirti dire: “Ma chi ti ha dato la patente?!” (quando, sulla strada, hai azzardato con la moto o l’automobile qualche manovra che ha dato fastidio o messo in pericolo qualcuno). E sì, la patente è una cosa seria, in pratica, come la vita stessa! Non soltanto quella automobilistica. Infatti, sappiamo molto bene che, oggi come oggi, è necessario conseguire una “patente” per essere abilitati all’uso o all’esercizio di determinate attività che comportino responsabilità sociali … come per guidare un qualsiasi mezzo di trasporto (persone e merci: automobili, camion, autobus, barche e navi, treni, aerei, ecc.) o di lavoro (trattori, ruspe, gru, escavatori, ecc.). Ma bisogna sostenere esami pure per conseguire innumerevoli altri permessi e patentini (come per fare il meccanico, per raccogliere funghi o per andare a caccia, per pescare o per aprire un ristorante o un qualsiasi altra attività produttiva). Da un po’ di tempo in qua è necessario conseguire persino una “patente europea” per adoperare alcuni tipi di computer! E fra poco (notizia proprio di questi giorni) ci vorrà (per legge) una patente speciale per fare persino il pizzaiolo!

Appare chiaro che “patente” significhi ovviamente avere la migliore preparazione per affrontare una qualsiasi situazione attinente al settore o al mezzo meccanico o elettronico che s’intende usare. E’ necessario avere una speciale “abilitazione “ (patente) per insegnare (nelle scuole, nelle università o altrove) oppure per esercitare una professione (avvocato, medico, commercialista, ecc.) e persino per appartenere ad una qualsiasi disciplina artigianale o sportiva. Persino la nostra “carta d’identità” o il nostro “passaporto” possono essere paragonabili a una “patente” di persona e di cittadino che, raggiunta la maggiore età (oggi, 18 anni), sia in grado di autogestirsi ed agire proficuamente ed autonomamente per stare nel mondo e in società nel migliore dei modi possibili. Forse soltanto i politici e gli amministratori pubblici non hanno ancora una vera patente … infatti non basta essere eletti per potersi dire preparati bene a gestire un Comune o uno Stato!

10 dicembre 1948 giorno dei diritti umani - dichiarazione ONUMa come e dove si consegue quella che potremmo chiamare o definire la “PATENTE UMANA” … quella che ci aiuta a capire come agire al meglio e come stare al mondo e in società senza correre troppi rischi?… Una patente umana che ci faccia, prima di tutto, conoscere il nostro corpo o come funzionano i sentimenti e, naturalmente, come funziona la natura e la società. Una patente umana che permetta di poterci difendere dalle insidie e che ci dia la lungimiranza vitale necessaria.

Purtroppo, non esiste una “patente umana” vera e propria, né cartacea né elettronica, per dimostrare di essere maturi ed abili a vivere, in modo libero ma responsabile, senza alcuna tutela genitoriale o para-genitoriale. La scuola permette di ritenerci “maturi” dopo aver conseguito il diploma di studi superiori o il diploma di laurea. Ma tale “maturità” è soltanto scolastica o universitaria e non garantisce che sia avvenuta pure la “maturità umana e sociale”. Altrimenti, non sarebbero da considerarsi “maturi” coloro i quali si fermano (a 13-14 anni) alla scuola dell’obbligo (oggi, diploma di scuola media)! Invece, paradossalmente, forse sono più maturi alla vita sociale proprio coloro che non hanno studiato e si sono misurati con le vere difficoltà della vita!… Infatti, c’è un adagio che afferma: “A volte, si è primi tra i banchi di scuola e ultimi nella vita reale”.

interno classe scolastica

Dunque, i vari tipi di scuola, gli studi tradizionali non offrono garanzie di maturità e di “patente umana” (infatti, la scuola istruisce, non sempre educa alla realtà della vita). E fin troppo spesso tali garanzie non sono offerte nemmeno dall’educazione familiare o religiosa. Più probabilmente, l’appartenenza ai gruppi dei “boy-scout” (il cui stemma esorta “Be prepared” – Siate sempre pronti e preparati con il motto “imparare facendo”) o ai vari corpi militari e di polizia può contribuire a rinvigorire l’individuo e a stabilizzarlo nel carattere (specialmente nel prezioso autocontrollo), nello spirito di sacrificio e nell’impegno serio e tenace. Ma non tutti possono fare gli “scout” o indossare una qualsiasi divisa identificativa. Dunque?… E’ necessaria una speciale scuola (dentro o fuori le normali istituzioni scolastiche attuali) per conseguire quella “PATENTE UMANA” o “PATENTE SOCIALE” allo scopo di potersi districare bene nelle molteplici ed onnipresenti insidie quotidiane ed esistenziali. Una scuola preventiva che faccia guadagnare vita ed economia agli individui come allo Stato. Un investimento assolutamente necessario per tutti!…

A tale “scuola speciale” sto pensando, in pratica, fin dalla mia prima adolescenza, avendo constatato che la scuola normale o altre stazioni educative (famiglia, parrocchia, sport, ecc.) non mi fornivano il necessario per il mio benessere psico-fisico. Così, nel 1967 (all’età di 17 anni) ho cominciato a pensare che fosse necessaria conformarsi ad una “vita etica” (personale e sociale ricca di ideali da raggiungere ed attuare) con lo slogan “W la Wita” (scrivendo la parola “vita” con la W rafforzativa) e nell’aprile 1974 ho tenuto la conferenza “81 enunciati sui principali problemi sociali contemporanei” proprio per individuare le tematiche più urgenti su cui intervenire.

boy-scouts in marcia

Nell’estate 1983, scrivendo il romanzo (ancora inedito) “Ragazza in fuga (18 anni)”, ho riflettuto proprio sulle problematiche della “maturità umana” (partendo dalla mia esperienza personale) ed ho redatto il “Manifesto dei Diciottenni” che, per primo, è stato apprezzato dal giornalista milanese Pietro Pacchioni il quale ne ha scritto, con lusinghiera evidenza, sul maggiore quotidiano italiano “Corriere della Sera” nell’ottobre dello stesso anno, quando, per propagandare meglio i contenuti di tale “Manifesto” avevo già proposto alla Biblioteca Comunale di Agnone (direttore prof. Antonio Arduino) di realizzare la “Prima Festa dei Diciottenni” per dare il “benvenuto!” più consapevole e convinto nella maggiore età a tutti i nati nell’anno 1965 in città e dintorni.

Tale proposta è stata ripresa dall’agenzia stampa nazionale AGI e, poi, da alcuni quotidiani italiani. Quindi, vista la novità di tale progetto e il clamore avuto nella stampa cartacea, mi chiamò il giornalista Leandro Palestini (Pescara 1953) della redazione della popolare rubrica televisiva di Rai Uno “Italia Sera” condotta dall’attrice Enrica Bonaccorti e dal giornalista Mino Damato. Così, mercoledì 18 novembre 1983 poco dopo le ore 18, l’allora sindaco di Agnone, il deputato Bruno Vecchiarelli, con due diciottenni (in rappresentanza di tutti gli altri festeggiati) ed io fummo ospiti nel salotto di tale trasmissione per illustrare in diretta il significato e lo svolgimento di quella che può ancora adesso essere considerata la prima festa nazionale dei 18 anni. Piacque tanto l’idea di festeggiare i diciottenni, pure perché spiegava loro (attraverso la conferenza di varie autorità di campi sociali ed esistenziali diversi) la complessa realtà di entrare nella maggiore età acquisendo le notevoli responsabilità penali e civili per le quali era necessario prepararsi davvero molto bene.

patente automobilistica italiana

Tre mesi dopo, nel febbraio 1984, sempre a “Italia Sera” – Rai ho consegnato ad Edward Irving Koch (1924-2013), allora sindaco di New York, la “Campana dei Diciottenni” (vedi foto del vibonese Giuseppe De Pietro, qui allegata), fusa appositamente dalla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone proprio in occasione del 10 dicembre 1983 che, oltre alla Festa dei Diciottenni, era stato pure il 35° anniversario della Dichiarazione Universale ONU dei Diritti Umani (Parigi 10 dicembre 1948). Una coincidenza assai significativa, pure in previsione del “1985 anno internazionale della gioventù” per come dedicato dalla stessa ONU. E, proprio per indicare ai giovani i principali valori cui tendere nella vita, ho tenuto per due anni (1984-1985) una apposita rubrica (ragionata e concreta sui maggiori temi e problemi giovanili) sul mensile “L’Eco dell’Alto Molise”, sotto il logo-simbolo ONU del “1985 International Youth Year” (tre teste di ragazzi circondate da due rami di alloro).

Conclusa tale rubrica, il 20 marzo 1989 ho iniziato la scrittura a puntate numerate delle “Lettere al Futuro” che continuo a portare avanti pure adesso, specialmente per le nuove generazioni. E, a proposito di generazioni, nell’ottobre 1993 ho promosso l’associazione culturale “Università delle Generazioni” proprio per il “travaso” di informazioni e di valori tra le diverse età e generazioni. Tale “Università delle Generazioni” è ancora attiva e abbastanza efficace, nel suo piccolissimo. Lo scopo principale di questa (come di tante altre mie iniziative sociali) è prepararsi (per i giovani) o il perfezionarsi (per gli adulti) nello stare al mondo, affrontando il più possibile indenni le troppe insidie che lo stesso mondo presenta immancabilmente. E, possibilmente, di … “fare bene il bene”!

RAI UNO - Italia Sera - febbraio 1984 Campana Diciottenni

Ovviamente, faccio tutto questo non con lo spirito del “maestrino” (Dio me ne scansi e liberi!!!) bensì dell’eterno alunno, partendo dal fatto che a me adolescente sono mancate alcune “dritte” (informazioni, avvisi, insegnamenti esistenziali, ecc.), nonostante che nella mia famiglia, a scuola, in parrocchia, nei multimedia e altrove abbia riscontrato tanta buona volontà, ma non sufficiente a prepararmi ad un mondo che si apriva assai velocemente. Capisco che la mia comunità di appartenenza non aveva essa stessa gli strumenti culturali, sentimentali e cognitivi per stare al passo con i tempi sempre più vorticosi … Passavamo rapidamente dal mondo chiuso (quasi medievale) all’universo infinito … ed io avevo troppa fame e sete di sapere … tanto che infastidivo gli adulti (a scuola come in parrocchia o nelle associazioni) perché li sollecitavo a farmi capire ciò che ci stava accadendo attorno (specialmente con le molteplici problematiche che ci portavano il cinema e la televisione ma anche i giornali che invadevano i nostri piccoli paesi ancora fin troppo semplici, rurali e remotamente periferici per poter reggere bene il nuovo impatto multimediale egemonizzato dai grandi centri di un potere socio-economico-politico e culturale, delle città e delle metropoli, soprattutto estere. Per la mia generazione non è stato affatto facile destreggiarsi tra troppo forti novità, nuovi adattamenti, contrastanti valori e beffarde ideologie (spesso assai tendenziose ed ingannevoli). La mia generazione, poi, aveva scoperto la sessualità più di ogni altra generazione prima … ma in pratica, in mancanza di veri e sinceri maestri, la mia generazione ha brancolato nel buio ed è andata a tentoni, facendosi da sé un’esperienza che poi ha cercato, in vari modi, di trasmettere alla generazione seguente, che adesso appare più libera e consapevole.

Così, riguardo la sessualità (vista in tutte le sue componenti positive e negative), personalmente nell’estate 1984 ho cercato di dare alla mia comunità di appartenenza alcuni strumenti cognitivi attraverso la costituzione di un gruppo di persone serie ed attinenti, l’EWA – Erotology World Association (associazione mondiale di erotologia) chiamando medici, sessuologi, sociologi, psicologi, sacerdoti (di ogni religione), antropologi, scrittori, ecc. italiani ed esteri a dire la loro in un convegno internazionale di tre giorni (Agnone 4-5-6 ottobre 1985) su “Amore e Religione” che ha avuto un clamore anche internazionale.

scuola - edificio verde

Poi, nell’aprile 1988, dopo l’Eros (Amore) era giunta l’ora di dedicarmi all’altra faccia della medaglia esistenziale … a Thànatos (Morte) fondando l’Istituto di Tanatologia con il chiaro slogan “Studiare la morte per amare di più la vita” … Con l’Istituto di Tanatologia sono giunto ad interessarmi dei tanto delicati ma non meno importanti ed attualissimi temi etici e bio-etici, come l’accanimento terapeutico, il testamento biologico, l’eutanasia, ma anche la preparazione alla morte in sé e per sé, al lutto sotto ogni sua forma, alle sconfitte, alle negatività sociali, ecc. ecc.

Nonostante tutto questo lungo lavoro (individuale e sociale, etico e pedagogico), avevo bisogno di trovare una sintesi comunicativa e programmatica, una specie di contenitore, un indirizzo efficace ed una identità tematica onnicomprensiva ed unica, dove far convergere tutti questi miei tentativi di una pedagogia sociale che privilegiasse le nuove generazioni e coloro che volevano fortificarsi nell’affrontare nel miglior modo la vita presente e futura, personale e sociale. Ho, quindi, pensato proprio al fatto che ci vuole una patente, un diploma, un attestato, un’abilitazione, una specializzazione, pure per affrontare al meglio una qualunque situazione umana e sociale. Così, mi è nata in mente la definizione di una simbolica ma concreta “PATENTE UMANA” per un progetto informativo-educativo-preventivo alla vita quotidiana e sociale, con lo scopo di ridurre al minimo i pericoli, le difficoltà, i rischi, gli incidenti esistenziali … e non soltanto per le nuove generazioni.

logo I NTERNATIONAL YOUTH YEAR azzurroNel 2013, per sperimentare la validità di tale metodo denominato, appunto, “Patente umana” … ho proposto alla stimatissima amica dottoressa Tonina Camperchioli, dirigente scolastica di Agnone (che nel 1998 aveva collaborato in modo esaltante con alcuni suoi alunni alla mia proposta di “Riforma della scrittura della lingua italiana”), di cominciare a realizzare con i suoi studenti qualche esperimento del corso volontario per conseguire la “Patente umana” a punti. Nonostante la sempre gentile e cordiale dottoressa Camperchioli mi avesse dato la sua disponibilità, non ho poi avuto io modo e tempo (assillato da altri più urgenti impegni esistenziali) di dedicarmi alla realizzazione della prima parte di tale progetto sulla “Patente umana”.

Dopo, invitato dal Istituto Magistrale di Isernia a tenere una breve conferenza sulla Giornata Mondiale dell’Alimentazione il 16 ottobre 2014, ho conosciuto la prof.ssa Annamaria Pelle, dirigente scolastica di quella Scuola, persona ed educatrice assai sensibile e carismatica. Due anni dopo, nell’autunno 2016, ho avuto modo di parlare con lei del progetto della “Patente umana” e si è detta disponibile a tentare un primo esperimento nell’ampio Istituto Comprensivo “Amatuzio – Pallotta” di Bojano (in provincia di Campobasso), dove era stata, nel frattempo, trasferita.

Ovviamente, a parte la gentilissima preside Pelle, se c’è un dirigente scolastico, un docente o un genitore interessato a sperimentare con i propri studenti o figli il progetto-proposta della “Patente umana” può contattarmi per mail mimmolanciano@gmail.com o per telefono (casa 0865-79034, preferibilmente nelle ore serali). Lo potremo perfezionare e portare avanti insieme!

la-patente-nautica

Caro Tito, prima di unire a questa lettera 169 una sintesi del progetto-prototipo (per una sola annualità) condiviso dalla valentissima preside Pelle, voglio accennarti al più recente libro dato alle stampe dal noto ed importante giornalista cartaceo, radiofonico e televisivo Oliviero Beha, pubblicato dalla Casa editrice www.chiarelettere.it (lo scorso novembre 2016) con il titolo “Mio nipote nella giungla – Tutto ciò che lo attende (nel caso fosse onesto)”. Ebbene, riporta la quarta di copertina: “Tra racconto, confessione e pamphlet, in uno stile accattivante, il libro più crudo e più chiaro di un critico feroce dei nostri giorni alle prese con il futuro da inventare di nipoti, figli, fratellini, sorelline … Un manuale appassionato di sopravvivenza pratica e intellettuale che non nasconde i pericoli senza consegnarsi alla rassegnazione”.

lettere_al_futuro-copertina-1990-Domenico-Lanciano_pg_-300x213Te ne scriverò con maggiore descrizione e migliori dettali nella prossima lettera n. 170. Per il momento, ti dico soltanto che il contenuto di tale libro di Beha è assai attinente al progetto sulla “Patente umana” quanto scrive al neonato nipotino sul futuro che l’aspetta in questa Italia e in questo mondo, entrambi assai difficili e tormentati. Perciò, tale interessantissimo pro-memoria esistenziale di “nonno” Beha potrebbe costituire uno dei testi per conseguire la “Patente umana”.

Grazie!… Alla prossima e tanta cordialità!

Domenico Lanciano Mare del Vasto (Abruzzo) domenica 05 marzo 2017 ore 12,12

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PROGETTO per un percorso didattico riservato ad adolescenti delle scuole superiori per conseguire LA PATENTE UMANA

Premessa

logo-stemma dello scoutismo mondiale SIATE PREPARATI

Il 18 novembre 1983 alle ore 18,10 ho presentato (in prima assoluta e in diretta televisiva nazionale su RAI UNO durante la popolare trasmissione “Italia Sera” condotta da Enrica Bonaccorti e Mino Damato) il progetto della “Festa dei Maggiorenni” ovvero un evento riservato a tutti i ragazzi che (nati allora nel 1965) avevano appena compiuto o si avviavano a compiere entro lo stesso anno 1983 i 18 anni, l’età in cui si era cominciato a diventare maggiorenni. La festa-evento si è poi realizzata in modo pedagogico e solenne nella Biblioteca Comunale di Agnone, a cura di quell’Amministrazione, il 10 dicembre 1983 pomeriggio e sera, con significativa eco nazionale.

Ero arrivato a tale progetto-evento considerando il fatto che a quel tempo non c’era una adeguata preparazione (umana e sociale ma anche e soprattutto legale) per chi, raggiunta la maggiore età, doveva affrontare tutta una serie di adempimenti assai importanti e a volte persino rischiosi se non valutati bene. Ancora oggi, i ragazzi e le famiglie sono più portati a fare una festa ludica ma senza passare attraverso una preparazione su cosa vuol dire effettivamente “entrare nella maggiore età” (come i “corsi di preparazione al matrimonio” o alla patente auto, web, ecc.).

Principale scopo della “patente umana”

Con questo nuovo progetto per conseguire la cosiddetta PATENTE UMANA intendo proporre il superamento volontario di alcune prove esistenziali assai importanti per il migliore modo di “stare al mondo” (oltre alla maggiore conoscenza umana e legale per affrontare più efficacemente diritti e doveri della raggiunta “maggiore età”). Principale scopo dell’iniziativa è quello di ottenere una preparazione che nessuno (né Stato né Chiesa né Famiglia né Scuola e altri) attualmente fornisce ai giovani, specie a coloro i quali stanno per conseguire la maggiore età e/o la maturità scolastica.

Svolgimento Progetto in una Scuola Superiore

Per prima cosa, i destinatari dovranno appartenere alle ultime tre classi di una Scuola Superiore e dovranno essere tutti volontari, con il convinto concorso delle rispettive famiglie, dei propri insegnanti ed anche di altre stazioni educative (Forze dell’Ordine, 3° Settore, Multimedia, ecc.).

Per seconda cosa, le prove da superare (oltre ad essere facoltative) possono essere interrotte in qualsiasi momento e, come quelle portate a termine, dovranno essere comunque relazionate.

Per terza cosa, ogni prova avrà un punteggio progressivo da uno a 100. Alla fine del percorso preparatorio ed esplicativo, lo studente potrà accumulare un determinato punteggio su una o più prove affrontate, cosicché la “Patente Umana” conseguita avrà un grado da uno a 10 per il primo anno di corso su un elenco di prove sempre più impegnative, qualificate e qualificanti.

ELENCO DELLE PROVE – PRIMO ANNO

Per il percorso del primo anno, le prove da superare potrebbero essere le seguenti:

01- Trascorrere un giorno (ad esempio, soltanto la domenica) o altri giorni (anche lavorativi) in cui il soggetto dovrebbe essere “non vedente” per capire cosa significa essere cieco.

02- Trascorrere un giorno o più giorni con un arto (inferiore e/o superiore) ingessato o immobile e tale da dare difficoltà d’azione e dover dipendere necessariamente da altri.

03- Trascorrere un giorno o più giorni da ricoverato (o facsimile) in un ospedale.

04- Trascorrere un giorno o più giorni in una vera cella, per capire la sofferenza del carcere.

05- Trascorrere un giorno o più senza mangiare nulla per capire la fame e la sete.

06- Trascorrere un giorno o più senza computer, telefonino o altro mezzo multimediale.

07- Trascorrere un giorno o più a leggere giornali quotidiani o riviste e altro più impegnativo.

08- Trascorrere un giorno o più come volontario della Protezione Civile, Vigili del Fuoco, ecc.

09- Trascorrere un giorno o più in una mensa e/o in un dormitorio della Caritas.

10- Trascorrere un giorno o più in un centro di accoglienza e “gestione” immigrati (Sprar)

ALTRE POSSIBILITA’

Le suddette dieci prove possono essere integrate e/o sostituite da prove proposte o desiderate dello stesso studente che vuol misurarsi con altri tipi di esperienza, di traguardi e di valori.

L’importante è che la propria esperienza (qualsiasi essa sia) possa essere condivisa in classe o all’interno del gruppo che ha scelto le prove. E’ altresì importante che le relazioni scritte da chi ha sperimentato la prova possa essere diffusa all’esterno della scuola e archiviata nel fascicolo del protagonista, come base per altre prove che aumentino il punteggio della PATENTE UMANA.

Infine, può essere importante iniziare comunque per realizzare concretamente un nuovo modo di intendere e attuare la pedagogia sociale che formi maggiormente e rafforzi il carattere del giovane per conquistare e perseguire stadi di autoformazione e di traguardi che, poi, la vita reale potrà presentare nel corso degli anni futuri (anche in modo assai pesante e doloroso).

Se il primo esperimento avrà ottenuto risultati incoraggianti, si potrà proseguire e, magari, proporre al Ministero della Pubblica Istruzione lo svolgimento di un programma sperimentale prima e, quindi, un protocollo nazionale di formazione parallela a quella scolastica.

Nota Bene – Se c’è qualche Scuola italiana o estera (elementare, media, superiore) e anche qualche Università disposta a sperimentare il progetto “Patente umana”, può contattarmi all’indirizzo mail mimmolanciano@gmail.com o può telefonarmi al numero di casa 0865-79034. Ma tale progetto potrebbe essere sperimentato pure da Associazioni varie, Parrocchie e da altri gruppi di sana e lungimirante aggregazione. Grazie!

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