Vittorio Labanca - luglio 2015Il riconoscimento è stato consegnato dal presidente Antonio Lupo. Il ruolo anche storico dei giornalisti nelle aree disagiate come l’Alto Molise. Da qualche tempo, l’Ordine dei Giornalisti del Molise intende sottolineare le grandi tappe dei suoi associati assegnando riconoscimenti di anzianità a coloro i quali hanno raggiunto, come nei matrimoni, i traguardi classici, come ha fatto ad esempio giorni fa per i 25 anni di iscrizione all’Albo ovvero per “le nozze d’argento con la stampa” di Vittorio Labanca, agnonese di antico e glorioso lignaggio giornalistico. Meglio di niente, si dirà, quando invece da molto tempo (quando ancora non c’era l’Ordine regionale molisano, poiché agganciato a quello del Lazio) da più parti si proponeva di dare riconoscimenti per il lavoro ed il ruolo dei giornalisti piuttosto che per l’anzianità ufficiale specialmente in zone disagiate come l’Alto Molise.

In particolare, durante la prima edizione della “Festa del Libro Molisano e della Comunicazione Sociale” (Agnone 16 – 30 dicembre 1989), veniva proposto di considerare il ruolo anche storico (oltre che sociale) dei giornalisti, badando soprattutto ad effettuare una più puntuale raccolta dei loro articoli come testimonianza di memoria territoriale poiché i cronisti sono coloro che poi (a distanza di decenni) offrono un orientamento agli storici e alle generazioni future per la conoscenza del passato del proprio Paese.

Quanto a premi e a riconoscimenti, quella stessa Festa agnonese della cultura sociale aveva indicato (nel progetto pubblicato dal mensile “L’Eco dell’Alto Molise” nell’edizione straordinaria del 30 novembre 1989) che fossero le Istituzioni locali ad assegnare a tutte le categorie e a singoli cittadini almeno un pensiero di gratitudine per ruoli speciali o particolari di utilità collettiva. E per i giornalisti veniva raccomandato non soltanto un “Premio Agnone di Giornalismo” (dai molteplici effetti ed affetti benefici) ma una valorizzazione a tutto campo dei protagonisti della stampa locale, affinché un territorio disagiato come le nostre montagne potesse avere maggiore e migliore visibilità ma anche una più spiccata vocazione promozionale.

L’Università delle Generazioni, che da sempre si batte per un ruolo più avanzato dei giornalisti nel contesto territoriale, saluta perciò con gioia il fatto che vengano assegnati riconoscimenti (seppure di anzianità) ai corrispondenti locali, come ad esempio Vittorio Labanca, la cui attività giornalistica supera di molto i 25 anni di iscrizione all’Ordine. Inoltre, è assai prezioso il suo archivio fotografico che, traendo spunto dalla vocazione di cronista, racchiude come in uno scrigno la storia iconografica del nostro territorio e della nostra gente. Particolare valore assume il lavoro quotidiano di chi, come Vittorio Labanca, deve assicurare la cura di una intera pagina comprensoriale per il proprio giornale; un’attività che richiede disciplina e costanza, bravura e spirito di servizio per la comunità. Così facendo, un tale cronista locale, scrive e pubblica una mole di articoli che spesso raggiunge, mediamente, il numero di 1500 l’anno e si può ben capire che tutto ciò costituisce la principale memoria storica di un popolo, merito non da poco che andrebbe meglio riconosciuto, valorizzato, usufruito e rispettato socialmente e istituzionalmente.

Congratulazioni, quindi, a Vittorio Labanca per il traguardo dei 25 anni di giornalismo ufficiali raggiunti nel maggio 2015 e auguri per altri più importanti successi a lui e a tutti coloro che hanno l’impegno ed il merito di far significare, maggiormente e nel migliore dei modi, i nostri territori disagiati. E, proprio perché disagiati e sofferenti, questi territori sembra che ricevano ogni mattina il saluto e la carezza di questi amici giornalisti attraverso i loro articoli, sempre più spesso accorati e preoccupati. Poiché ogni articolo è da considerarsi pure come un piccolo balsamo fisico e spirituale, senza il quale le nostre comunità vivrebbero con meno luce e meno orizzonti di affetto e di speranza.

 

 

Redatto da Domenico Lanciano

 

 

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