Di seguito la nota diffusa dalla Consigliera Comunale CMdB Ivana Risitano: << In merito alla seduta di Sesta Commissione Consiliare che si terrà mercoledì 17 febbraio, avente per oggetto le problematiche relative al vincolo di compartecipazione in misura del 36% dei servizi a domanda individuale, durante la quale saranno auditi l’Assessore al Bilancio, il Ragioniere Generale, l’Assessora e il Dirigente ai Servizi sociali, il Direttore Generale e i Revisori dei Conti, la Consigliera Risitano e Cambiamo Messina dal basso intendono fare presente la propria posizione politica, da tempo dibattuta in seno al movimento e con gli assessori ed il Sindaco. Diversi e complementari sono i livelli di analisi della questione.
Da una parte riteniamo necessario, infatti, che l’Amministrazione Accorinti si faccia carico di una battaglia politica, da (ri)portare in seno all’ANCI e nella relazione col Governo, perchè sia messa in discussione la normativa che impone il recupero del 36% su servizi aventi quasi tutti una natura sociale, e venga restituita ai singoli enti locali l’autonomia politica che consenta di scegliere quali servizi coprire interamente e quali vincolare al contributo degli utenti.
Nel contempo, però, stante l’attuale normativa, occorre far chiarezza su un principio: il raggiungimento del 36% non riguarda il singolo servizio, ma la media di tutti i servizi sottoposti a questo vincolo; l’amministrazione può dunque scegliere come distribuire le percentuali del recupero, spostando risorse dai servizi più redditizi (i mercati, ad esempio, o la concessione degli stadi per eventi musicali) a quelli dove il recupero risulta pressochè impossibile (asili nido, mense scolastiche, campi sportivi popolari) a meno che non si alzino le tariffe ad un livello difficilmente sostenibile da molte delle fasce di popolazione a cui questi servizi sono destinati. In tal senso, ci preoccupa la delibera predisposta dall’Assessore al Bilancio con la quale è chiesto a ciascun dirigente di garantire il recupero del 36% sui singoli servizi: riteniamo piuttosto che, in accordo con la normativa nazionale (36% come risultato della sommatoria degli introiti di tutti i servizi sottoposti al vincolo), l’Amministrazione debba fare una profonda riflessione politica alla luce della quale proporre una distribuzione delle percentuali sui singoli servizi, e revocare la delibera del 29 dicembre 2015 o predisporre una circolare che metta i dirigenti in condizione di predisporre tariffe più basse, soprattutto per le fasce più svantaggiate, senza il timore di farsi responsabili di un danno erariale.
Non si tratta, è evidente, di una mera operazione contabile: la scelta della distribuzione delle percentuali è fortemente politica, e richiede un dibattito partecipato e scelte coraggiose e condivise.>>