Nota stampa LabDem Sicilia: <<Leggiamo quotidianamente di nefandezze incredibili che coinvolgono politici, docenti universitari, funzionari e dirigenti pubblici e responsabili di enti ed associazioni. Ma siamo al primo posto in assoluto anche per le pratica di una sorta di trasformismo che ha sublimato l’antico concetto del salto della quaglia. È un fenomeno che non risparmia nessun partito o movimento.
La fine dei partiti politici organizzati pone tutti noi di fronte a nuove aggregazioni e partiti che nascono nel corso di una cena e scompaiono con una telefonata. Piccoli gruppi di deputati si costituiscono tra di loro per condizionare la politica ma, soprattutto, i governi. Che durano mediamente 10 mesi e che hanno visto alla ribalta finora ben 40 assessori, con una media di uno al mese.
I risultati di tutto ciò sono sotto i nostri occhi. I protagonisti di questa frenetica transumanza politica che si nutre di clientele, immaginano di poter trasferire tutti nelle proprie peregrinazioni da destra a sinistra e viceversa. L’esperienza e i sondaggi ci dicono che le cordate clientelari si spezzano dinnanzi alle tante gravi inadempienze della politica e alle mancate risposte.
Sbaglia di grosso l’on. Faraone se pensa (confortato in ciò dal vicesegretario Guerini) che il Partito Democratico, che nei propri organi dirigenti regionali appare opaco e insufficiente e senza una proposta politica compiuta percepibile e credibile per l’Isola, possa recuperare il proprio dato elettorale arruolando tutto e il contrario di tutto e facendo apparire il PD ai tanti che in fila stazionano dietro la sua porta, come il dispensatore di una sorta di tessera per il pane.
Il consenso elettorale si acquisisce sulla base di linee politiche chiare e non attraverso somme algebriche elettorali. E mentre i rappresentanti degli smunti partiti e movimenti in Sicilia da mesi, o meglio, da tre anni si affannano a comporre e scomporre attraverso l’ennesimo rimpasto un altro governo, l’Isola si dibatte tra sprechi e povertà. Mentre il Paese corregge al rialzo la propria stima di crescita, il Meridione è fermo allo 0,1 e la Sicilia ancora meno. Grazie ai primi 3 governi Crocetta, dal 2013 ad oggi l’Isola è sempre l’ultima in tutte le graduatorie sia dal punto di vista economico che per la qualità della vita.
Contestualmente, in questi anni non si è vista traccia di ipotesi di sviluppo, di politiche occupazionali o di efficienza amministrativa. Questo, nonostante migliaia di dipendenti e lo scandalo di 1800 dirigenti regionali, mentre l’immoralità pubblica ha raggiunto livelli impensabili fino all’esplosione di intrecci inverecondi tra tanti personaggi della cosiddetta antimafia militante.
Oggi la politica siciliana si accinge a formare il quarto governo Crocetta con le solite stucchevoli alchimie politiche e non si legge una parola sulle scelte per lo sviluppo, sulle politiche turistiche per il nostro enorme patrimonio culturale e architettonico, sulla nostra agricoltura, sulle politiche industriali e artigianali, sulla pesca, sulle politiche per il lavoro. Cioè su tutto ciò che rappresenta le nostre potenzialità e che potrebbero consentire di fare cambiare verso alla nostra regione.
Invece, con una improntitudine degna di miglior causa, dopo oltre 2 mesi dalle dimissioni di Lucia Borsellino i nostri eroi politici siciliani sono chiusi nei retrottega per misurare con il bilancino il rilancio della politica regionale. Rispetto a tutto ciò l’unica cosa apprezzabile, e apprezzata da noi di LabDem Sicilia, sono le dimissioni di Fabrizio Ferrandelli per “sopravvenuta intolleranza”. Raciti, Cracolici, Lupo, Lumia, Faraone e Cardinale pensano veramente che alleandosi anche con l’UDC e simili, si possa scongiurare il timore del Movimento 5 Stelle? Noi di LabDem pensiamo proprio di no.
Rispetto alle attese tradite è prevedibile che i siciliani saranno portati, rispetto a quanti hanno (s)governato, a fare solo sottrazioni di consenso e non somme. Quanto agli sprechi, possiamo dire che rispetto a 6 miliardi di disponibilità dei fondi comunitari, in 7 anni la Sicilia ne ha persi la metà.
A partire dagli 800 milioni di Fondi PAC già persi (dei quali avrebbero beneficiato 8.150 giovani tra i 15 e i 35 anni per iniziative imprenditoriali, lavoro autonomo, tirocini per apprendistato nelle aziende o per giovani professionisti iscritti agli albi professionali), che il governo ha ritirato riassegnando le somme non spese alle regioni virtuose. E ancora: nell’Agenda 2007-2013 erano previsti fondi destinati a interventi relativi al dissesto idrogeologico e all’ammodernamento delle reti idriche siciliane, ma non è stato impegnato nemmeno un euro e ha ragione Renzi quando dice “vergogna” riferendosi alla crisi idrica di Messina.
Altre somme saranno perdute da qui al 31 dicembre perché la Regione Sicilia non ha alcun progetto in corso. C’è una considerazione politica finale che mi sembra opportuno rilevare. Da tempo all’ARS la politica è stata annullata e sostituita da irresponsabili, miserevoli logiche gestionali, a fronte peraltro di un bilancio deficitario e di un debito insostenibile.
I 90 (ma diventeranno 70 ) deputati, in questa frenetica tragica fine legislatura e in un quadro politico nel quale le maggioranze sono sempre più provvisorie o liquide, non sono interessati a definire linee politiche e scelte conseguenti, ma guardano esclusivamente al proprio riposizionamento, in un contesto in cui si è consumata la più grande e invereconda transumanza politica della storia repubblicana. Alcuni addurittura riscoprono la specialità dello Statuto e se ne fanno interpreti. Ironia della sorte o frutto della malapolitica?
Abbiamo sentito qualcuno di questi nostri eroi regionali dire che per il quarto governo, ovviamente solo per il bene della Sicilia, avrebbero schierato le migliori energie, le cosiddette prime linee. Speriamo che non siano chiamate a “sparare ad altezza d’uomo sulle donne sugli uomini e sui bambini siciliani”.>>