Caro Tito, sembrerà strano, ma il discorso su quanto vale la nostra vita specialmente nel contesto del servizio di emergenza-urgenza 118 (SET – servizio emergenza territoriale) è coinciso (constatati pure i precedenti miei interventi sul diritto alla salute pubblicati recentemente dalla tua sempre più ricca www.CostaJonicaWeb.it) con questa lettera che ha il medesimo numero 118.
Quanto vale, allora, la nostra vita? … o, meglio, lo Stato italiano (specialmente con il Sistema Sanitario Nazionale) … o meglio ancora … la nostra Regione (in particolare con il Sistema Sanitario Regionale) … che valore attribuiscono alla nostra vita (soprattutto in presenza di crisi economica e di tagli alla sanità)?… E’ una domanda che, probabilmente, non ci siamo mai o ancora fatta o alla quale, comunque, non abbiamo dato forse il giusto peso. Per esteso, quanto vale la nostra vita oltre i nostri confini nazionali, in Europa come in Africa, nelle Americhe come in Asia o nelle Australie?…
Forse non abbiamo riflettuto abbastanza sul fatto, assai concreto, che la vita non è uguale per tutti e, quindi, la legge e il diritto alla salute non sono uguali per tutti, anche se l’enunciazione ufficiale afferma (nella nostra Costituzione, in linea puramente teorica) che diritti e doveri sociali e civili sono uguali per tutti. Ma, purtroppo, sappiamo che non è così. Tale diseguaglianza dipende da parecchi fattori quotidiani: (ad esempio) ceto sociale, ignoranza e istruzione, ricchezza e povertà, mentalità e stima di se stessi, appartenenza e territorialità specialmente. Per i più fatalisti un ruolo determinante pare che abbia il cosiddetto “destino” (“inutile farsi maestro candeliere se sei destinato a morire al buio” recita un antico proverbio, oppure “è arrivata la sua ora” … “era destino che gli dovesse succedere” … “non abbiamo che fare” ecc.)
In qualsiasi modo ognuno di noi la possa pensare, quando si tratta di sentirsi male e di chiamare il 118 non è scontato che tale pronto intervento abbia il successo sperato (e questo indipendentemente dalla bravura di medici, infermieri, autisti, piloti, ecc.). Si dice che bisogna essere fortunati anche nel sentirsi male … nel senso che un buon soccorso dipende da tanti fattori: tipo e gravità di malore o di infortunio, il luogo dove ci si trova (montagna impervia, alto mare, posto poco raggiungibile dai mezzi e dal personale di soccorso), se siamo da soli o in compagnia, tempi di percorrenza verso l’ospedale e via dicendo.
E a proposito dei tempi di percorrenza è doveroso fare cenno ai tantissimi luoghi (persino paesi e città) che rischiano di non essere più in grado di assicurare (attraverso il servizio emergenza-urgenza del 118) il necessario “pronto soccorso” e forse nemmeno un adeguato “primo soccorso” specialmente con la chiusura o il ridimensionamento degli ospedali zonali (come ad esempio quello interregionale di Agnone o il Piemonte di Messina e di tante altre situazioni simili).
Nel contesto di un nuovo “Contratto Sociale” tra Governi e Cittadini, forse è il caso di contemplare “l’omicidio sanitario” o “l’omicidio amministrativo” nel caso in cui, per mancato e inadeguato soccorso, una o più persone muoiano o riportino lesioni gravi o permanenti. Infatti (sempre indipendentemente dalla bravura di medici e di altri operatori del 118) a chi attribuire decessi e disabilità conseguenti alla cattiva amministrazione, in cui rientrano la chiusura di strutture sanitarie in grado di garantire gli interventi “salva-vita” sotto ogni loro aspetto?… Se si tratta di atto amministrativo si dovrebbe configurare l’accusa di “omicidio amministrativo” oppure “omicidio sanitario” se l’omissione o la negligenza sia dovuta a cause ed operatori sanitari.
Penso che per poter giungere a monitorare in fase preventiva o a misurare nelle contestazioni il servizio emergenza-urgenza del 118 (o di altro servizio d’intervento “salva-vita”) si debba giungere alla realizzazione di quelle che potremmo chiamare “Mappe catastali di rischio sanitario” (MCRS). Infatti, come dicevo prima, il nostro territorio non gode delle medesime potenzialità di soccorso sanitario, per cui è necessario che il cittadino sappia che se si inerpica su una montagna scoscesa o se va troppo al largo in mare sarà poi più difficile intervenire a prestare efficace soccorso, in caso di incidente, di infortunio o di malore. Così le persone devono essere consapevoli delle situazioni di maggior rischio allontanandosi (senza necessità) da zone di migliore possibilità di intervento delle squadre di soccorso. Le zone di maggiore rischio potrebbero essere segnalate, codificate (con un numero di gravità progressiva) utilizzando, come le particelle catastali, le mappe territoriali gradualizzando (con numeri o colorazioni) i pericoli. Sarà, ovviamente, necessario educare tutti i cittadini in modo intensivo, attraverso le scuole, le associazioni, i mass-media e quant’altro (dotazione, ad esempio, dei telefonini di applicazione delle “mappe catastali di rischio sanitario”). E conviene al cittadino tenersi informato dei rischi sanitari che riserva il territorio, in particolare quando è in vacanza, in viaggio o per lavoro in zone sconosciute.
Ritengo, altresì, che sia necessaria una “Magistratura Sanitaria” per la gestione civile e penale di un settore così strategico e insostituibile per la salute non soltanto delle persone e della società ma anche del territorio, di ciò che si coltiva e di ciò che mangiamo, di ciò che esportiamo e di ciò che importiamo. La posta in gioco è troppo alta per fare a meno di questo tipo di Magistratura. In gioco c’è la salute e la stessa vita di ognuno di noi. E i lodevoli NAS ed altri pur utili accorgimenti non bastano proprio più. La prevenzione della salute va potenziata, crisi o non crisi, e le risorse vanno ricercate nell’evasione-elusione fiscale, nelle confische, nella corruzione, negli sprechi, nei privilegi, e in altri settori (enti inutili, usi impropri, ecc.). Ma è pur vero che se vogliamo una migliore qualità dei servizi (specie sanitari) dobbiamo lavorare meglio e di più e produrre più economia ed efficienza per sostenere le maggiori spese, poiché la qualità e la sicurezza hanno un costo proporzionato.
Insomma, dare maggiore e migliore valore alla nostra vita dipende pure da noi, ovviamente, in sinergia con chi ci amministra e ci governa (onestamente, bisogna pretendere, tolleranza zero). Pure qui “prevenire è meglio che dover intervenire e curare”. Purtroppo, solitamente, diamo più attenzione alle cose materiali e ludiche piuttosto che alla nostra salute. Dovremmo invertire tante tendenze, forse troppe, e tanti stili di vita. Ma sarà necessario farlo, poiché ci sono sempre più componenti interni ed esterni alla nostra società che mettono in pericolo la nostra vita e, quindi, ogni giorno di più ci dobbiamo attrezzarci per difenderci nel migliore dei modi.
Infine, voglio esprimere sentimenti di ammirazione e gratitudine per gli operatori del pronto intervento (sanitari, militari, vigili del fuoco, volontari, ecc.) specialmente di quelli del 118, che agiscono con grande professionalità e spirito di sacrificio per salvare quotidianamente vite umane, spesso in condizioni generali difficili quando non proibitive. Migliorare il loro servizio e metterli in condizioni di maggiore operatività ed efficacia è un dovere di tutti noi, specialmente di chi ha responsabilità governative ed amministrative.
Buona vita a tutti! Cordialità. Domenico Lanciano
(Agnone, mercoledì 20 maggio 2015 ore 12,49)