4 luglio 1986,Torre Annunziata, i killer della camorra uccidono il simbolo dell’antiracket, Luigi Staino. Studente calabrese: “Ci ha insegnato a non sottometterci mai davanti a ciò che non è giusto per noi e per la collettività”
Torre Annunziata, il 4 luglio 1986, è teatro di un orrendo omicidio camorristico. Il giovane imprenditore edile Luigi Staino, personaggio di spicco nella lotta al racket, viene ucciso mentre si reca dal fruttivendolo. Luigi è una persona molto scomoda; è il primo imprenditore che ha osato opporsi alla richiesta di estorsione. Una simile disobbedienza non poteva essere lasciata impunita. Il potere camorristico, in quegli anni, era tentacolare; Torre Annunziata era un territorio dilaniato dalle contese tra i clan (Cutoliani e non) e le prevaricazioni ai danni di imprenditori e commercianti erano all’ordine del giorno.
Lo studente Pasquale Manfreda, della classe III sez. C, del Liceo scientifico Filolao di Crotone ne be commemora l’integrità e coraggio:
“Nella calda mattinata del 4 luglio del 1986 un giovane imprenditore edile di Torre Annunziata, Luigi Staiano, si trovò faccia a faccia con un gruppo di malavitosi, venuti sul suo posto di lavoro per ucciderlo.
Luigi era un umile imprenditore che, dopo le continue minacce provenienti dai clan mafiosi, decise di ribellarsi al sistema corrotto imposto dalla camorra. Iniziò col non pagare più le ingenti somme di denaro, imposte dall’organizzazione del luogo, che lo avrebbero “protetto” e gli avrebbero dato una maggiore tranquillità sul campo lavorativo. Questo gesto sorprendente scatenò subito l’ira dei criminali che decisero di ucciderlo immediatamente, facendolo così pentire della scelta presa. Dopo aver portato a termine l’omicidio, architettato nei minimi dettagli, se ne andarono il prima possibile, lasciando alle spalle il corpo del giovane innocente disteso in una pozza di sangue. Il cadavere fu trovato alcuni minuti dopo e, fin da subito, sembrò a tutti che quel terribile gesto fosse un avvertimento rivolto agli altri imprenditori qualora, come il loro collega, avessero avuto l’intenzione di contraddire le parole dei mafiosi.
Luigi, che non si sarebbe mai immaginato una fine di questo genere, con il suo coraggio ci ha insegnato a credere sempre nei nostri ideali e a non sottometterci mai davanti a ciò che non è giusto per noi e per la collettività. La sua morte ha dimostrato che bisogna lottare sempre anche a costo della propria vita.
Luigi Staiano lasciò una giovane moglie e una tenera figlia di soli tre anni, le quali negli anni successivi hanno tenuto vivo il suo ricordo e il suo grande gesto di cambiare il Mondo.”
A raccogliere l’eredità di Luigi sono tutte le persone oneste che si riconoscono nelle belle parole della moglie Angela e della figlia Fabiola le quali sottolineano come la cura per una società “malata” sono le persone stesse, che hanno la possibilità di cambiare sé stesse e la realtà circostante: “Dobbiamo lottare insieme e appoggiare gli imprenditori che hanno denunciato e denunciano il racket, perché loro sono l’esempio, loro sono la cura”.
Anche e soprattutto nelle aule scolastiche si può realizzare il cambiamento insegnando il valore della legalità e combattendo la dispersione scolastica.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
Prof. Romano Pesavento – Presidente CNDDU