La Cultura, oltre ad essere un potente attrattore turistico (e, quindi, socio-economico) è anche e soprattutto una componente essenziale ed insostituibile dell’anima e della identità di un popolo e di un territorio; ed è il mezzo migliore per dialogare con gli altri popoli. Ma quale è lo stato di salute della “Cultura calabrese”?…
Risponde Domenico Lanciano, giornalista e scrittore originario di Badolato ma esule in Molise, noto ai più per la vicenda del “paese in vendita” (1986) per salvare dallo spopolamento il natìo borgo antico e, quindi, tutti i territori euro-mediterranei a rischio desertificazione: “Chi come me segue da decenni, pure come parte attiva, la cultura regionale, non può che essere pessimista. Sebbene all’apparenza si accavallino una infinità di iniziative, a volte pure originali, di buona volontà promozionale, nella sostanza la cultura calabrese soffre di un grande disorientamento interno ed esterno.
Interno perché si sta impoverendo di contenuti ed anche perché le strutture istituzionali e private (come archivi, biblioteche, musei, ecc.) soffrono grandemente e alcune, addirittura, stentano (come la Biblioteca Calabrese di Soriano) o sono chiuse. All’esterno la Calabria non riesce a farsi conoscere per come dovrebbe, poiché la maggior parte degli italiani (per non dire dei cittadini esteri) identificano la Calabria con mafia e ‘ndrangheta e altri luoghi comuni negativi, anche se tutti riconoscono che ha un bel mare e tante potenzialità. Tutto qui”.
L’Università delle Generazioni fa quindi appello alle istituzioni e alla società civile affinché ci sia una vera e propria mobilitazione etica ed organizzativa allo scopo di dare slancio e consistenza ad un’azione rigenerativa della “Cultura calabrese” per superare le sfide presenti e future che l’attendono. Bisogna destinare risorse umane ed economiche-finanziarie (pure tratte dal PNRR) per convocare gli “Stati generali” della Cultura regionale (e nazionale) per varare un piano serio di valori ed iniziative, partendo dai giacimenti culturali ancora non utilizzati ma che stanno alla base della civiltà italiana, europea ed occidentale come la “Calabria prima Italia”.