Caro Tito, nei quasi 35 anni che frequento il Molise, ho incontrato parecchi molisani che hanno avuto esperienze calabresi, sia come lavoro che come matrimoni misti, meno come vacanza poiché loro sono solitamente attratti da varie località del centro nord (essendo dissuasi dalla pessima fama della ‘ndrangheta e dalle strade malconce più che dalla distanza, però chi ci viene resta incantato).
Uno di questi molisani che in gioventù hanno lavorato in Calabria è il poeta Umberto Di Benedetto di Carovilli (provincia di Isernia), nel cui Comune da oltre 30 anni è ufficiale d’anagrafe e di stato civile. Infatti, l’amico Umberto, essendo perito elettrotecnico, ha avuto occasione di lavorare come capo-cantiere in vari posti della Calabria, dipendente della ditta abruzzese CIE, subappaltatrice dell’ENEL nella palificazione e nella elettrificazione. Dall’ottobre 1977 (all’età di 24 anni) fino al giugno 1978 ha eseguito lavori a Rosarno, Palmi, Gioia Tauro, Magisano e dintorni e persino a Badolato Marina (mio paese natìo) dove ha esteso e completato la pubblica illuminazione (il cui primo lotto fu realizzato nell’agosto 1960 proprio in coincidenza del passaggio della fiaccola olimpica nel suo percorso Olimpia – Roma).
Quattro anni fa, nell’agosto 2010, Umberto è tornato in Calabria, a Siderno, ma questa volta non per lavoro, bensì per conoscere la famiglia di Giampiero, il fidanzato della figlia Annalisa. Questa giovanissima coppia si è incontrata all’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma dove frequentavano il medesimo corso di laurea. Adesso Giampiero e Annalisa sono impegnati nel medesimo dottorato di ricerca in “Statistiche sociologiche” nello stesso Ateneo. Questo è uno dei tanti esempi di come parecchi matrimoni misti interregionali italiani (compreso il mio) sono favoriti dall’incontro delle persone all’Università oppure nei luoghi di emigrazione (anche estera) e di lavoro.
Umberto è poi ritornato ancora una volta a Siderno ed ha visitato i dintorni, assai colpito dalla bellezza ambientale (mare e montagna) e da suggestivi borghi storici come Gerace. I genitori di Giampiero sono venuti due volte in Carovilli ed hanno visitato anche il resto dell’Alto Molise, ricco di amenità ambientali, storiche, artistiche ed archeologiche oltre che gastronomiche.
Caro Tito, penso che non ci sia paese al mondo che non abbia un proprio poeta. Ed anche quando un paese ha più poeti c’è sempre quello più radicato nelle pietre delle sue case, nelle sue vie, negli angoli, nel respiro e nei sospiri della terra. Solitamente il “poeta radicato” nel paese è una figura-simbolo, è la persona che più di tutte sta dentro al popolo anche per via del proprio lavoro o della missione vocazionale al servizio della gente e che la gente conosce bene. Così è il nostro amico Umberto Di Benedetto il quale – come ti ho già detto – da oltre 30 anni è “ufficiale di anagrafe e di stato civile” nel palazzo comunale del suo assai lindo paese, Carovilli … ed anche per questo conosce tutti i suoi concittadini, uno per uno. E’ un po’ una figura-simbolo come il sindaco, il parroco, il medico, il farmacista, il maresciallo dei carabinieri che (celebrati personaggi anche cinematografici e letterari di un qualsiasi borgo) sanno tutto di tutti e, pure per questo, a tutti sono cordialmente vicini ed entrano nell’anima individuale e collettiva del popolo che rappresentano e sostengono. Fortunati, quindi, quei paesi che hanno uno o più poeti che ne cantino (specialmente se nella più efficace lingua dialettale familiare e locale) aspetti intimistici e sociali, tradizionali ed emblematici.
L’amico Umberto (che mi onora della sua amicizia da almeno 22 anni) è sì “poeta di paese” ma è conosciuto pure fuori Molise per il suo partecipare a rassegne, concorsi ed incontri letterari. E, comunque, se è vero che “tutto il mondo è paese” è anche vero che amare un paese (meglio se il proprio paese) è un pretesto per amare tutto il mondo … perché, così facendo, si diventa “universali” nel modo più naturale, gioioso, logico e consequenziale. Tale è il poeta Umberto Di Benedetto … poeta universale e di forte carattere proprio perché radicato pienamente nel paese, nel suo paese!
Adesso, dopo 40 anni che verseggia in lingua e in dialetto, si è deciso a pubblicare un esempio del suo poetare. E’ così nata l’Opera-prima “Il brusìo della sera” appena fresca di stampa, curata dalla “Volturnia Edizioni” dei coniugi Ida Di Ianni (che ne ha scritto l’Introduzione) e Tobia Paolone (editing e impaginazione), attivi in Cerro al Volturno (Isernia). La copertina del volumetto di 80 pagine è bellamente illustrata a colori dal sempre bravo maestro Ugo Martino di Castelverrino (uno dei più piccoli borghi d’Italia, sempre in provincia di Isernia) … raffigura la piazza principale di Carovilli (antistante la chiesa parrocchiale ed il comune) animata da donne in serena conversazione tra loro (mancano però gli uomini!) mentre alcuni bimbi giocano placidamente … idillio intimistico e verace di una comunità che ancora non è stata sconvolta da nuovi miti e da estranei stili di vita oppure “foto-ricordo” che sottintende sottili inquietudini?…
Questa prima raccolta presenta 56 poesie scritte dal 1973 (nel pieno dei suoi venti anni) in poi, suddivise in due sezioni: 42 in lingua italiana sotto il titolo “Si fa buio” e 14 in dialetto sotto il titolo “L’utema sfera d’sol” (L’ultima sfera di sole). In tale volumetto compaiono alcune poesie scritte durante il suo “soggiorno di lavoro” in Calabria: “La vecchia casa” (pagina 14), “L’ulivo” (pagina 19), “Insonnia malinconica” (pagina 20) ed una in dialetto “Viern alla candina” (Inverno alla cantina, pagina 64).
Purtroppo, i versi in dialetto non sono stati “tradotti” o “adattati” in italiano (come solitamente si fa per i testi originali in una lingua straniera) … questo è un limite generalizzato e assi diffuso non soltanto negli Autori ma anche negli Editori ed è un’antica pecca italiana che non permette ad un lettore di Bolzano o di Palermo (ma anche estero che capisca l’italiano) di poter intendere e gustare pure i versi dialettali, che spesso hanno una valenza fin troppo importante per entrare nell’anima di un autore e di un paese. Io stesso, che ascolto quotidianamente il dialetto altomolisano, non ho capito quasi niente leggendo i versi dialettali carovillesi di Umberto, ma non li capirebbero nemmeno altri molisani come ho ben constatato e come è ben cosciente lui stesso.
A parte questa pecca (che andrebbe risolta una volta metodologicamente per tutte in Italia), saluto personalmente e come Università delle Generazioni (che ha già curato la diffusione della notizia del volumetto sui maggiori giornali molisani) con grande favore e fervore l’Opera-prima del nostro stimatissimo poeta Umberto Di Benedetto. Buona Poesia a Umberto! Infiniti auguri ai fidanzati calabro-molisani Giampiero e Annalisa! Evviva Siderno e Carovilli! Evviva Calabria e Molise! Saluti e baci, Domenico Lanciano
(martedì 11 novembre 2014 ore 18,00)