Caro Tito, le annuali e ravvicinate commemorazioni sociali e religiose dei nostri defunti sono appena trascorse. La giornata del 2 novembre è stata dedicata ai morti civili e quella del 4 novembre ai militari caduti in tutte le guerre. Sono stati ricordati pure i “morti del Mediterraneo” (i migranti di oggi e di sempre inghiottiti dal “mare nostrum”), specialmente quelli dei più recenti, colpevoli e tragici naufragi. Tali eventi sono stati per noi una utile occasione per riflettere meglio e di più sul nostro ultimo destino che è indistintamente uguale per tutti: ricordi ‘A livella di Totò?! Personalmente ho cercato di rendere permanente (o almeno più frequente o più ricorrente) la riflessione sulla morte e sul morire. Infatti, dopo aver ideato e promosso in Agnone del Molise nel 1984-85 l’EWA (associazione mondiale di erotologia), ho proposto e fondato in Badolato Marina nella primavera del 1988 assieme ad altri cari amici (nel contesto del già citato binomio della grecità classica di “Amore e Morte”) l’ISTAN ovvero l’Istituto di Tanatologia con il motto-slogan “Studiare la morte per amare di più la vita”.
Ho pensato alla “tanatologia” (cioè, studio della morte e del morire) anche come discorso escatologico poiché ci impone di riflettere sul vero senso e sul fine ultimo della vita. Ed ho pensato alla “tanatologia” non soltanto per completare il suddetto binomio, ma anche per cercare di essere utile a me stesso e ad altri, visto e considerato che tale traguardo ci tocca, prima o poi, indistintamente e inevitabilmente tutti, sotto tutti i cieli di questo nostro mondo. Come ho accennato riguardo l’erotologia, pure il tema della morte mi è nato fin da bambino nell’osservare il fenomeno “defunti” in famiglia e in società, come si reagiva ai lutti più in generale, specialmente alle perdite di persone troppo o particolarmente care. L’evento che mi ha fatto decidere a dare vita all’ISTAN è stata la vicenda di “Badolato paese in vendita” che avevo promosso il 7 ottobre 1986 per tentare di salvare il borgo antico dal forte spopolamento in atto (allora erano rimasti soltanto 800 abitanti effettivi dei quasi cinquemila residenti del 1948 mentre oggi come oggi non arrivano nemmeno a 300). Senza interventi drastici e terapie d’urto, il mio paese (che già cominciava a sgretolarsi pure fisicamente) rischiava una inesorabile morte!… Ero addoloratissimo nel vedere l’agonia di quel magnifico grappolo di case-chiese-palazzi, rimasto fiorente per quasi mille anni (nonostante le tante calamità naturali, sociali e storiche). Per salvare da morte sicura Badolato Superiore (paese d’arte, prototipo ed emblema di tutti gli innumerevoli borghi spopolati d’Italia, d’Europa e del mondo) mi ero recato persino in Vaticano, dove, però, un monsignore mi ha liquidato sentenziando “Anche i paesi muoiono!”. Per fortuna, quella mia “provocazione” e altri successivi utili eventi stanno piano piano rivitalizzando quel borgo degno ancora di notevoli altre attenzioni perché sia davvero “fuori pericolo” estinzione!
La prima attività del nostro gruppo di soci fondatori ISTAN fu, già nel 1988, quella di metterci in contatto con altri gruppi che, più o meno, avevano i medesimi interessi, partecipando a incontri, convegni e studi anche a livello nazionale. Ma pure l’Istan ha organizzato convegni e portato avanti alcune iniziative di cui qui di seguito elenco le principali, riservandomi di dedicare a qualcuna più importante una lettera a se stante. Il convegno che ha avuto più clamore è stato quello del “Corso di preparazione alla morte” la cui inaugurazione ha avuto luogo proprio il 2 novembre 1996 e proprio nei locali di un’agenzia di pompe funebri in Agnone del Molise con la partecipazione di parecchie persone assai attente agli interventi di un sacerdote cattolico, di un esponente islamico, di un notaio, di un medico, di un sociologo e di altre figure che solitamente hanno un ruolo nella gestione del fenomeno “morte”. Il clamore mediatico è stato nazionale e qualche eco si è avuta pure all’estero. Annessa al corso c’erano alcune belle e significative sculture di un giovane e bravo artista agnonese e una attinente e pedagogica mostra fotografica di vari autori su tale tema.
L’Istan mantiene accesa ancora oggi la campagna per la “cremazione” e per la “dolce morte” (cioè il “fine-vita” senza accanimento terapeutico e la “eutanasia” consapevole e volontaria). Io stesso sono iscritto alla Società Italiana per la Cremazione (sezione di San Benedetto del Tronto) ed ho affidato ai miei congiunti ed al mio curatore testamentario la chiara e inamovibile volontà di non patire alcun accanimento terapeutico e di volere, se necessaria, l’eutanasia (da eseguirsi persino all’estero se non possibile in Italia). L’Istan ha sùbito avviato una raccolta di firme per la realizzazione di un forno crematorio in Alto Molise e cerca ancora di sensibilizzare le persone alle tematiche tanatologiche per meglio affrontare la propria morte (che definiamo “soglia serena”) nel modo più tranquillo e compiuto possibile, per meglio elaborare e superare i vari lutti che ci sono imposti dalle vicende della vita. Pure per questo l’Istan ha realizzato un’utile esperienza di “Scuola di conforto”.
Una iniziativa che ha dato molta soddisfazione all’Istituto di Tanatologia è stata la promozione nel 2007 del Premio nazionale “Fiori Viola” per i cimiteri meglio tenuti, più decorosi e più funzionali. Tale mia idea è stata portata avanti per alcuni anni dalla Sefit (società per i servizi funerari italiani, aderente alla Federutility – ConfServizi) ed ha avuto un buon riscontro mediatico nazionale. Altro interesse nazionale aveva destato nel 2004 l’iniziativa che, appoggiata mediaticamente dall’Istan, ha avuto per protagonista l’associazione culturale “La Radice” di Badolato la quale, in collaborazione con gli ideatori Vincenzo Piperissa (direttore del locale ufficio postale) e di Giuseppe Caporale (informatico e webmaster), ha realizzato un sito internet attraverso cui era possibile soffermarsi a pregare davanti alla tomba del proprio caro da ogni parte del mondo (un “cimitero on line” come è stato definito dalla stampa). Nel 2012 l’Istan ha proposto di ricordare più espressamente nella giornata dei defunti, ogni 2 novembre, le “Mimose di Dio” cioè quelle donne che muoiono di violenza maschile (fenomeno che è stato definito “femminicidio”).
Una attenzione accorata ho dedicato a quei genitori che hanno avuto l’immane disgrazia di perdere un figlio, specialmente se troppo giovane. Fin dall’infanzia ho notato la disperazione in questo particolare e inconsolabile tipo di lutto. La morte di un figlio appare ed è “innaturale” poiché, secondo la legge di natura, i figli dovrebbero sopravvivere ai genitori. Invece, molto spesso accade di assistere all’annientamento genitoriale (ed anche familiare, in alcuni casi più tremendi) per la morte molto prematura di un figlio. Nel 2004 ho dato alle stampe l’opuscolo “Ricordi badolatesi” scritto da Antonio Loprete, mio compare di cresima e per lunghissimi anni capostazione FS di Badolato di cui è stato pure vicesindaco dal 1980 e al 1985. Alla pagina 15 si può leggere la poesia scritta da Loprete “In ricordo di mio figlio Pasquale” (morto assai prematuramente in Milano a seguito di un’operazione chirurgica). Nel preparare tale edizione mi è venuta in mente l’idea di realizzare un’apposita iniziativa a favore dei tanti genitori che hanno subìto o subiscono una così incolmabile perdita. Ho pensato ad una “A.G.O. – Associazione Genitori Orfani” … sì, orfani … perché noi normalmente pensiamo che siano “orfani” soltanto i figli che pèrdono uno o entrambi i genitori … invece, a pensarci bene, pure i genitori possono rimanere “orfani” di uno o più figli!
Non ho avuto, però, sufficienti energie fisiche, psicologiche, economiche e di tempo per avviare adeguatamente una simile iniziativa che ritengo fondamentale per sorreggere quei genitori che sono alle prese con una simile situazione … situazione che segna tutta una vita e tutta una vita dura e perdura. Mi accorgo sempre di più che c’è proprio tanto ma tanto tanto da lavorare e da attivarsi per venire incontro alle molteplici necessità della gente, in particolare nel sostenere le persone le quali subiscono un gravissimo lutto che le rende veramente “invalide”. Mi accorgo altresì che la nostra società (forse per paura o superstizione, forse per esorcizzare la sofferenza) non si prepara affatto o in modo sufficiente al dolore, alle perdite, alla elaborazione dei lutti (che sono tutti grandi e devastanti) e ad affrontare i veri bisogni dell’esistenza. La nostra è una società che, per vari motivi spesso anche colpevoli, preferisce l’indifferenza ed il disimpegno … salvo poi a dover patire di più quando la vita ci impone le sue sventure … allora ci accorgiamo che ci gioverebbe un po’ di fattiva solidarietà … però tale solidarietà non può essere soltanto emotiva e spontaneista ma va organizzata e si costruisce nel concreto con impegno reciproco e tenacia lungimirante. La nostra società dimostra di essere ancora troppo ludica e assai distratta dal mercantilismo che si disvela e ci distrae in infinite e subdole forme. E’ necessario “rientrare in noi stessi” e badare ai problemi più veri e più essenziali dell’esistenza, specialmente a quelli che colpiscono tutti, indistintamente tutti – prima o poi – come la malattia (e quindi bisogna lottare per una servizio sanitario pubblico capillare ed efficiente, per un ambiente il meno inquinato possibile, cibi più sani, miglior salute mentale e comportamentale, ecc. ecc.) … oppure come la giovinezza e la vecchiaia (entrambe le età soffrono di carenze economiche ed affettive), come i lutti che possono cogliere a qualsiasi età, come mille altre situazioni che ci espongono a drammi e tragedie, se non affrontate adeguatamente.
Anche con l’Istituto di Tanatologia cerco di lavorare per un mondo migliore, per una società più saggia e pienamente cosciente dei troppi, ma proprio troppi problemi da risolvere. Sono talmente tanti i problemi che perdere un solo minuto risulta essere un vero peccato, una omissione ingiusta e dannosa per se stessi e per l’intero universo-mondo. Sempre, ovunque e comunque, ogni minuto perso deve essere ed è un gran rimorso! Saluti e baci, Domenico Lanciano