Caro Tito, fra qualche settimana le vacanze ed il ferragosto saranno un ricordo e tutti, inesorabilmente, saremo costretti a rientrare nei ranghi sociali, nei più controllati ritmi esistenziali, nel tran-tran quotidiano. Un motivo in più per tornare pure alla cruda realtà, a quella più concreta che esige lungimiranza ed accortezza. E allora quale realtà migliore dell’amore?! Quindi, proviamo a parlare d’amore, di vero amore … quello che lo Stato dovrebbe avere verso i propri cittadini … quello che i genitori dovrebbero avere verso i propri figli. Che io sappia, non è mai esistito uno Stato il quale (tramite i vari Governi e le diverse classi dirigenti che si succedono nella vita di un popolo) abbia dimostrato, nel concreto, di voler il bene di tutti indistintamente i propri concittadini … né è scontato che tutti i genitori vogliano il bene lungimirante dei propri figli (nonostante l’indubbio amore naturale ed istintivo). L’esperienza quotidiana e storica ha ampi e convincenti esempi negativi a tale proposito.
Allora come fare per difendere il proprio presente e il proprio futuro, visto e considerato che molti di noi sono in balìa di situazioni, di autorità e di persone che non sempre ci aprono gli occhi su ciò che è bene per noi, sulla lungimiranza della nostra vita?… Faccio esempi concreti e semplici, tratti dalla quotidianità soprattutto attuale (tralasciando fatti simili del più recente o remoto passato che pure hanno ingannato e destabilizzato intere generazioni).
Conosco, ad esempio, una coppia di genitori (lui infermiere, lei parrucchiera) con tre figli di 24 – 22 e 19 anni. Tutti e tre diplomati e inoccupati. Sia lui che lei hanno dei terreni (in parte coltivati, in parte no) e c’è chi ne trae per loro qualche beneficio. Una casa in città e una in campagna. Lui fuma come un turco, beve ed ha comprato sempre le belle automobili (quelle che costano tra i 40 e i 50 mila euro, tanto per intenderci), lei ha una utilitaria. Non comprano libri, non vanno a cinema né al ristorante, non vestono in modo piuttosto semplice … Diciamo che hanno una vita comoda ma sobria e misurata (sono assai tirchi, per dirla tutta). Ogni tanto acquistano un immobile (per il futuro dei figli, dicono).
Ma quale è il futuro dei figli?… quello immediato (probabile agognato matrimonio, per il quale bisogna fare le cose costose e superflue, dettate dalla tradizione e dalla bella figura) e/o quello remoto (la pensione di anzianità, per la quale bisognerebbe versare i contributi)?… Al momento, mancando di un lavoro, i tre figli sono ovviamente privi di qualsiasi contributo pensionistico. Senza entrare nel merito di una strategia familiare (tutta da rispettare, comunque), ma restando all’esterno (con tutti i rischi di sbagliare), vorrei fare con te, che sei genitore, una riflessione … la più vicina alla realtà, nuda e cruda, che ci troviamo ad affrontare per una famiglia-esempio che ne vale tante.
Mi chiedo: potrebbe il papà di questi tre ragazzi rinunciare al “bolide” e utilizzare un’automobile nuova ma un po’ più piccola e di metà prezzo, investendo nel futuro dei figli quanto risparmiato, sottoscrivendo loro una pensione integrativa o un’assicurazione sulla vita (che vale pure come gruzzolo pensionistico)?… Potrebbero entrambi i genitori far figurare questi tre figli inoccupati come lavoratori dei terreni di loro amici o lontani parenti per avere contributi minimi e anni di lavoro pensionabili?… Tutto ciò in attesa che giunga un’occupazione vera e propria. Potrebbero (ispirati dall’amore per il miglior futuro remoto dei propri figli) escogitare qualcosa di altro per aiutarli ad avere una vecchiaia più decente?….Infatti, la pensione di vecchiaia comincia a 18 anni, perché è già dall’età di 18 anni (all’ingresso legale nella maggiore età) che bisogna almeno pensarci (se non prima per alcuni). Infatti, un mio collega di lavoro è potuto andare in pensione anticipatamente poiché suo padre gli aveva versati i contributi agricoli quando lui era ancora studente!
E a proposito di genitori previdenti … conosco un’altra coppia di coniugi che ha ugualmente tre figli, di cui due all’università e uno che non ha avuto alcuna voglia di proseguire dopo il diploma. Per non vederlo inoccupato, senza fare niente in casa (quasi sempre davanti al computer) o di rischiare di prendere vizi al bar o con fuorivianti compagnie, questi genitori “pagano” un artigiano (scelto dallo stesso ragazzo) perché lo tenga con sé ad insegnargli qualcosa e a pagargli mini-stipendio e contributi. Che cosa non si fa per il buon avvenire dei figli!… Così gli costruiscono il futuro e lo distolgono da azzardate distrazioni, perché quando la sera si torna a casa stanchi di lavoro non sempre si ha voglia di distrarsi (spesso pericolosamente) e ci si prepara alla vera vita.
Ovviamente e molto umilmente parlo da profano, da uomo comune che non sa bene quali e quanti regolamenti e leggi possano permettere ai giovani di oggi di ottenere quei presupposti utili agli anni pensionabili e ai relativi massimali retributivi. E mi chiedo cosa ci fanno i sindacati e i loro patronati se non aprono pure gli occhi alla gente, a tutta la gente (non soltanto a coloro che vanno a bussare alla loro porta), informandola capillarmente su modi e i tempi per avere una pensione decente ai giovani di oggi che in Italia sono quasi tutti in forte difficoltà in tale settore, rischiando di avere una vecchiaia senza risorse economiche o con pochissima, inadeguata retribuzione…
Caro Tito, non pensi che le leggi e i regolamenti pensionistici dovrebbero essere spiegati ai giovani già sui banchi di scuola?… E’ giusto insegnare tante materie, persino il buon comportamento stradale!… ma sarebbe un grande atto di amore e di rispetto verso le nuove generazioni insegnare o almeno indicare loro (e ai rispettivi genitori) su cosa fare e come comportarsi per avere una vecchiaia più tranquilla e anche sana … Infatti, la salute della vecchiaia si costruisce almeno fin dalla prima gioventù. La pensione e la salute vanno di pari passo e bisogna pensarci fin da giovanissimi. In questo agosto 2015 le cronache sono piene di ragazzi che muoiono dentro e fuori le discoteche per abuso di alcol e droghe (e quelli che non muoiono destabilizzano sicuramente il loro stato di salute, complicando gli anni da adulti). In entrambi i casi (pensione e salute), la prevenzione e la lungimiranza sono fattori di garanzia e di miglior benessere nell’età avanzata e nella vecchiaia.
Sono sempre più convinto che su tante cose utili (ma soprattutto su pensione e salute psico-fisica) debbano aprire gli occhi alle persone – specialmente ai giovani – persino le parrocchie, ma principalmente i sindacati, i partiti, qualsiasi altro tipo presenza che sia aggregatrice di gente (ad esempio anche le TV e altri multimedia). Lavoro, salute e pensione sono gli assi portanti della dignità delle persone e dei popoli … su questa triade “sacra” dovrebbe concentrarsi prioritariamente l’attenzione di tutti gli attori sociali, piccoli e grandi, altrimenti ogni attività rischia di diventare una vera e propria “distrazione di massa” invece che necessaria ed utile “pedagogia sociale”! Lavoro, salute e pensione sono le grandi “prove d’amore” verso i giovani non soltanto da parte dello Stato ma anche da parte di tutti noi e, in particolare, di coloro che (famiglia, scuola, sindacati, club, ecc. ecc.) sono impegnati (istituzionalmente o vocazionalmente) nella promozione personale e sociale dei cittadini. Così mi esprimevo nel 1983 (giusto 32 anni fa) quando ho scritto e pubblicato il “Manifesto dei Maggiorenni” cioè di coloro che a 18 anni entrano (con pieni diritti e doveri) nella maggiore età legale. Tale Manifesto e questi concetti furono ripresi ed amplificati dal quotidiano “Corriere della Sera” e da altri giornali nazionali ma soprattutto dalla popolare trasmissione televisiva di Rai Uno “Italia Sera” con Enrica Bonaccorti e Mino Damato mercoledì 18 novembre 1983 ore 18 alla quale il 10 dicembre (nel 35° anniversario della proclamazione O.N.U. della Dichiarazione universale dei diritti umani, Parigi 1948) è seguita la prima solenne “Festa dei Maggiorenni” in Agnone del Molise a cura del Comune su mia proposta.
Di tutte queste problematiche inerenti adolescenti e giovani ti posso essere io stesso testimone. Infatti, prima e dopo la laurea, ho collaborato (in base ad impegni scritti ed orali) con datori di lavoro (privati ed istituzionali) sedicenti comunisti, socialisti, democristiani, cattolici, predicatori di destra e di sinistra, laici e religiosi. Ebbene, nessuno di questi mi ha parlato (in buona o cattiva fede) di contributi previdenziali (fermo restando che la retribuzione era comunque in forte difetto rispetto ai parametri legali). Una volta per tutte, con onestà intellettuale e sincerità, è meglio tenere sempre conto di questa triste realtà: l’Italia, in gran parte, è un Paese diffusamente corrotto, sfruttatore e profondamente illegale, potremmo dire persino assai razzista verso i più deboli ed indifesi. Ricordo il noto adagio giornalistico “Uno Stato debole coi forti e forte con i deboli”! … E’ necessario uscire prima possibile da retoriche, demagogie e populismi. La realtà concreta è peggiore di ciò che appare e ciò che appare (specie dalle cronache) è già di per se stesso pessimo e dannosissimo… tanto è che spesso mi chiedo come fa il popolo italiano (quello veramente onesto e paziente, il popolo-bue) a sopravvivere dovendo combattere quotidianamente con un’infinità di “nemici” (interi ed esterni, sospettabili ed insospettabili).
E, per esperienza di altri ma anche mia, penso che bisogna tenere gli occhi bene aperti, le orecchie sempre tese e l’intelligenza costantemente attenta anche avendo un lavoro sicuro, poiché (in buona o cattiva fede) potrebbero capitare – paradossalmente – errori e disguidi con i nostri stessi contributi assicurativi-previdenziali, rischiando di andare in pensione con meno anni e meno versamenti utili. Come è possibile fidarsi di uno Stato che espropria i propri cittadini dei loro diritti già acquisiti (vedasi pensioni, contratti nazionali di lavoro, ecc. ecc.) ???!!!… E non ci farebbe male passare dall’INPS di tanto intanto e verificare come stanno effettivamente le cose, per evitare brutte sorprese! Alla prova dei fatti, tra tante negatività, lo Stato non agevola nemmeno la qualità retributiva e sanitaria dei pensionati. Faccio alcuni esempi pratici:
1) – Per il riscatto degli anni di laurea l’INPS (Istituto Nazionale delle Previdenza Sociale che eroga le pensioni normali) chiede delle cifre esorbitanti e molti aventi diritto ci rinunciano, perdendo così anni di lavoro effettuati e una fetta di retribuzione pensionistica. Così facendo, lo Stato (tramite l’INPS) ritiene che gli anni di studio universitario non siano anni di lavoro. Ma, per coerenza istituzionale, devono essere considerati anni di lavoro (tipo apprendistato) anche gli anni di studio fatti dopo la scuola dell’obbligo della scuola media, cioè i 5 anni della scuola media superiore. E mi sembra ingiusto calcolare (come si sta facendo adesso) “scuola dell’obbligo” pure gli anni (solitamente 5) che portano al diploma superiore. E’ una penalizzazione forte per i giovani e le loro famiglie. Perché non si legifera che pure gli studi universitari debbano rientrare nella scuola dell’obbligo?… Sarebbe meglio per tutti!… Personalmente lo dico da decenni che giungere ad una laurea è un sacrosanto diritto per tutti indistintamente (tutti coloro che lo vogliano, sia chiaro). Ne guadagnerebbe l’intera Italia far giungere tutti i cittadini (o la maggior parte) ad una cultura e ad una professionalità universitaria!… Lo dice pure la Costituzione che il cittadino meritevole può e deve essere aiutato a raggiungere il massimo dell’istruzione e degli studi previsti dalla legge!
2)- Si dice e si scrive che i giovani di oggi avranno pensioni misere, a causa della troppo lunga inoccupazione o disoccupazione ed anche perché lavori precari o lavori sottopagati non potranno fornire quel numero e quella qualità di contributi tali da far ottenere una pensione di vecchiaia decente. Non riesco ad immaginare, da qui a 30-40-50 anni, come vivranno le presenti generazioni, come trattamento pensionistico e come assistenza sanitaria! Spero e mi auguro che, quando andranno al governo, queste generazioni possa votarsi leggi tali da rimediare agli errori dei precedenti governi che le hanno condannate al precariato a vita, pur in presenza di una ricchezza nazionale accumulata (nonostante le grandi e finte crisi) in 70 e più lungi anni di economia di pace.
Una norma da abolire immediatamente sarebbe quella che non permette agli “inoccupati” (cioè a coloro che non hanno mai lavorato, mentre dicasi “disoccupato” chi ha lavorato e adesso si trova senza lavoro) di avere l’esenzione sanitaria … cioè l’inoccupato (chi non ha mai lavorato!) deve pagare i ticket delle medicine e delle visite ambulatoriali. Una vera ingiustizia (paradossalmente persino di fronte agli stessi immigrati – clandestini e rifugiati – che hanno accesso gratuito al sistema sanitario nazionale pur non essendo cittadini italiani). E gli “inoccupati” in Italia sono davvero un gran numero. Tutto ciò, ribadisco fino alla noia, grava come una ulteriore forte e ingiusta tassa sulle famiglie (che poi sono quasi sempre quelle più umili).
Caro Tito,
come ti scrivevo in altre lettere, ritengo ancora e sempre (fin dalla prima “Antifesta del lavoro del 30 aprile 1989) che sarebbe utile e necessario dare la possibilità di costituire un fondo nazionale per i giovani inoccupati e disoccupati (per un salario di cittadinanza, per creare nuovi posti di lavoro, per i contributi previdenziali, ecc.) e che tale fondo speciale possa attingere all’otto per mille dell’IRPEF. Non vedo perché soltanto le “Religioni organizzate” (cattolici, islamici, valdesi, ebrei, ecc.) debbano avere tale possibilità, come ho scritto anche nell’articolo intitolato proprio “Disoccupati, diamogli l’8 per mille” e pubblicato sabato 23 marzo 2013 nella pagina di Agnone da “Il Quotidiano del Molise” … giornale che due anni prima (domenica 12 giugno 2011) mi aveva pubblicato un altro intervento a favore delle nuove generazioni con il titolo “Giovani, i disoccupati vanno risarciti”. Ti unisco questi due articoli perché chi voglia leggerli possa aprirli e/o scaricarli.
Adesso, in questa lettera potrei aver scritto fin qui qualche inesattezza … se è così chiedo scusa e spero che qualcuno mi corregga nei “commenti” (anzi, spero che si crei un ampio dibattito a riguardo) … però penso che si possa capire la grande preoccupazione e l’inquietudine (che sento e condivido con milioni famiglie) per il destino incerto dei nostri giovani. Ritengo, altresì, che si possa comprendere la sostanza di questo mio discorso che non ha tutti i torti di denuncia di un sistema che penalizza i giovani, specialmente quelli delle classi umili. Il recente rapporto dello SVIMEZ (associazione per lo sviluppo dell’industria nel mezzogiorno, italiano) dipinge a maggiori tinte fosche (più di tantissime altre volte) la condizione attuale e quella in prospettiva dei giovani del nostro Sud che sprofonda sempre di più velocemente senza che alcuno (partiti, sindacati, governi ma pure noi stessi meridionali) riesca a porre rimedio ad una desertificazione tanto disastrosa da rasentare la soglia del non ritorno. Come sai già, dal 1977, in sede di tesi di laurea, affermavo che è in atto il “Suicidio del Sud” in assenza di una sana e pacifica ribellione di massa di tutto il popolo italiano sul continuo depauperamento delle regioni meridionali. Ma tocca soprattutto a noi, nati nel Sud (anche se residenti altrove), effettuare finalmente e definitivamente una efficace “rivoluzione meridionale” (prima culturale e poi politica) che riequilibri le sorti quell’Italia povera e spremuta (che c’è anche in alcune parti del centro-nord), in particolare quella Italia degradata da più di 150 anni di mala-unità. Questo è il peccato originale, da cui dipendono tutte le nostre disgrazie che, adesso più che mai, schiacciano le nuove generazioni. Ci sarà mai una sana e decisiva rivolta socio-politica-culturale che riscatti il Sud e gli altri umili popolazioni?
Buona pensione e buona salute geriatrica a tutti!
Domenico Lanciano
(Agnone del Molise, giovedì 03 agosto 2015 ore 16,16)