Caro Tito, la ricchezza è immorale? … e la povertà?… è forse immorale la ricchezza per chi l’accumula e per chi la impone?… se ne discute da millenni senza venirne a capo, nel concreto, poiché “da che mondo è mondo” nulla è cambiato sotto questo cielo! Espressione sociale della ricchezza e della povertà sono, in particolare, le città. Più le nazioni e le città sono ricche ed opulenti, potenti e insuperbite … più cercano di farlo vedere al mondo attraverso le loro architetture, i loro modi di vivere, il lusso ed altre ostentazioni, altri “status symbol”. Solitamente il modo più appariscente è quello di esibire i grattacieli. Ma non tutte le città possono permettersi i grandi monumenti, soltanto le Capitali (politiche o finanziarie).
Visitando come turista numerose città del mondo, ho notato che le guide che portano in giro i gruppi tendono a magnificare i luoghi senza quasi mai accennare alle disparità sociali che produce l’opulenza esibita e descritta né a quanto sangue e a quanti sacrifici siano costate tutte quelle opere, alcune delle quali del tutto inutili. Così, città dopo città, nazione dopo nazione, mi sono andato convincendo che ci vorrebbe una “guida etica” per i turisti … una guida che spieghi il costo umano, sociale delle città specialmente rispetto al resto del territorio e al resto della popolazione. In particolare, bisognerebbe soffermarsi su “quanto vale la vita” di un essere umano, di un cittadino che abita in città (con, ad esempio, tanti servizi socio-sanitari a portata di mano) e “quanto vale la vita” di un essere umano, di un cittadino che abita nelle periferie. Non è considerazione da poco, pure perché ogni lettore può riflettere sulla propria “situazione di rischio” topografica e geografica.
Sappiamo che le emergenze sanitarie più delicate e decisive sono soprattutto gli infarti cardiaci e gli ictus cerebrali (a parte i traumi serissimi da incidente stradale o sul lavoro). Se si interviene sanitariamente e in modo appropriato entro un’ora è più probabile che la persona colpita da tali patologie improvvise si possa salvare. Altrimenti, morte o conseguenze assai serie, permanenti ed invalidanti ne saranno i dolorosi risultati.
A parte le disparità socio-economiche, sono le disparità sanitarie (cioè quelle tra la vita e la morte, specialmente) il principale e nuovo parametro di riferimento delle società odierne.
E in tal senso una società può risultare più o meno “immorale”…. soprattutto dal punto di vista sanitario. Purtroppo, “la legge non è eguale per tutti”!… ognuno di noi ne può sapere qualcosa… i ricchi muoiono lo stesso ma, in un certo senso, possono comprarsi più degli altri una migliore e più lunga qualità della vita.
Quante persone povere o periferiche, in confronto e con le medesime situazioni patologiche e ambientali, si sarebbero potute salvare?!…
Estendendo le considerazioni, possiamo verificare quanto costa in termini di vite umane e di sofferenze permanenti e quotidiane avere una città opulenta con le sue nuove torri di Babele e i suoi grattacieli che svettano e sfidano le nubi piuttosto che avere meglio distribuite socialmente tutte le risorse umane ed economiche che ci sono volute per realizzare quelle opere utili unicamente all’orgoglio (e alla superbia) di chi le ha elevate, infischiandosi di tutto il resto del mondo!
Caro Tito, hai già capito: sono del parere che è meglio avere città più modeste e frugali (anche se egualmente assai funzionali e belle) ma, nello stesso tempo, avere periferie che offrano le medesime garanzie di vivibilità (economiche, sanitarie, culturali, ecc.). Ritengo che anche i nostri lettori abbiano compreso bene quale è il valore e lo spirito di questa mia lettera. Perciò non mi dilungo, augurando che una maggiore e migliore consapevolezza di ognuno ci possa dare città e territori più vivibili per tutti indistintamente, dal momento che c’è sempre in gioco la vita individuale e collettiva. E con la vita umana non bisogna scherzare, assolutamente! Altrimenti si è … immorali!
Buona salute a tutti! Cordialità. Domenico Lanciano (venerdì 08 maggio 2015 ore 12,12)