Caro Tito, sei felice?… con questo interrogativo (indirizzato ai lettori) inizio i sette volumi del “Libro-Monumento per i miei Genitori”. Infatti, scrivendo la vita dei miei genitori, Bruno Lanciano e Maria Giuseppa Menniti, mi sono accorto che, man mano e inconsapelvolmente, stavo facendo un discorso attorno alla felicità e questi sette volumi ne possono essere indicazione ed itinerario. Eppure i miei genitori hanno avuto una vita più che sacrificata, assai tribolata e spesso molto dolorosa … ma erano profondamente felici. Analizzando e considerando la loro vita mi sono reso conto, in estrema sintesi, che i miei genitori avevano quella che si chiama “la felicità degli onesti”… cioè base essenziale per una felicità stabile e permanente, non temporanea, è l’essere onesti con se stessi e con gli altri. Se poi all’onestà si aggiungono la generosità, l’altruismo, il dono, la solidarietà e tanti altri valori attinenti (come hanno fatto i miei genitori) … allora la felicità è più completa, maggiore e migliore. Il fatto stesso di dire che la felicità può essere più completa significa che ci sono vari gradi e molteplici sfumature di felicità. Ma questa forse è solo una mia opinione.
E, ovviamente, tante possono essere e sono le opinioni sulla felicità quante sono le persone a questo mondo. Ognuno di noi ha una propria opinione sulla felicità come per altre realtà della vita. Tuttavia, c’è chi studia le varie realtà della vita in modo più approfondito, sistematico e possibilmente più scientifico. Tale studio porta alla cosiddetta “Scienza”. E, dentro le cosiddette “Scienze umane”, c’è la “Scienza della felicità” caratterizzata da studiosi e specialisti che, a riguardo, formano una comunità internazionale convergente. Tra gli studiosi più prestigiosi c’è anche la professoressa Fulvia de Luise, docente di “Storia della Filosofia Antica” all’Università di Trento. Assieme al prof. Giuseppe Farinetti ha pubblicato alcuni libri, tra cui “Storia della felicità” (Einaudi, Torino 2001) e recentemente, in due volumi per un totale di 917 pagine, “I filosofi parlano di felicità” (Einaudi, 2014). Appena ho cominciato la lettura del primo volume dedicato a “Le radici del discorso” ho trovato assai esaltante i contenuti … tanto esaltanti che posso dire di vivere ore veramente felici ogni volta che m’intrattengo con quelle pagine che consiglierei a tutti.
La professoressa Fulvia de Luise è di origini partenopee per cui ritengo che abbia un motivo in più per scrivere di felicità, dal momento che il popolo napoletano ha un’indole fondamentalmente felice, anche perché, nonostante tutti i gravi problemi che l’attanaglia da secoli, riesce a gioire e a praticare ancora (al netto di camorra e di altre nefandezze) valori positivi difficilmente rintracciabili nella maggior parte dei popoli, specialmente in quelli sedicenti più evoluti. Prima di Natale ho telefonato a questa pregiatissima Autrice per congratularmi dell’Opera e nella conversazione le ho confidato una mia sensazione … che, cioè, girando per ogni dove, continuo a sentire di appartenere ad un’altra civiltà … nel senso che ritengo il Sud italiano più felice rispetto ad altri popoli più ricchi. La prof. de Luise mi ha risposto che il meridione italiano ha quella “civiltà del dono” che lo rende generoso e questa generosità, questa gratuità è un sostanziale ingrediente di felicità.
Nel “Libro-Monumento per i miei Genitori” (ma ancora prima in altre mie pubblicazioni come, ad esempio, “Prima del Silenzio” 1995) ho sempre abbinato la felicità con l’Armonia, riconoscendo a questa un grado superiore e più completo. Forse è quella “Felicità dei giusti – Variazione platoniche sul tema dell’armonia” che Fulvia de Luise ha trattato nelle tredici pagine (17-30) della rivista della Franco Angeli Editore “La società degli individui” anno 2004 fascicolo 20. Queste 13 pagine sono quelle della relazione tenuta in terra di Sicilia, all’Università di Catania il 13 gennaio 2003 in occasione della giornata di studio organizzata dal quel Dipartimento di Scienze Umane sul tema “La felicità dei filosofi”.
Ognuno di noi, come ho detto sopra, può avere ed ha un’opinione su ogni fenomeno esistenziale, compreso quello della felicità … per cui per approfondire il discorso è necessario essere particolarmente motivati. E a coloro che sono più motivati vorrei suggerire di acquistare non soltanto i volumi di Fulvia de Luise e di Giuseppe Farinetti ma di cercare nelle librerie o in internet altre riflessioni su un tema che riguarda nel profondo tutti noi, il nostro più vero benessere quotidiano ed esistenziale. Gran parte di noi corre tutto il giorno quasi tutti i santi giorni soltanto per sopravvivere oppure per arricchirsi o per scalare notorietà e successo. Personalmente non sono per la competitività o per primeggiare ma per la cooperazione, la collaborazione e la solidarietà. Qui vorrei fare cenno al cosiddetto “Paradosso di Easterlin” secondo il quale a maggior ricchezza la felicità si riduce in proporzione (Richard Easterlin, 1974). Tale paradosso era già stato codificato dagli antichi proverbi, secondo i quali “Non c’è ricchezza senza difetto” e “La ricchezza non dà felicità” e via dicendo. Ovviamente per “ricchezza” qui si intende non tanto e non solo il denaro ma ogni cosa sproporzionata ai propri bisogni d’esistenza e di vita. Per cui la sobrietà e la misura sono premesse imprescindibili per gustare le innumerevoli sfumature della felicità permanente. Buona felicità a tutti! Cordiali saluti, Domenico Lanciano. (sabato 21 febbraio 2015)